Quando tre anni fa Papa Francesco scrisse l’enciclica Laudato Sì sulla cura della casa comune, le sue intenzioni erano chiare: rivolgere l’attenzione del mondo alla cura di quella che lui indicava la nostra Casa Comune. La nostra terra in senso fisico, certamente, le risorse che di essa l’uomo dispone (e il perché e come questi, in alcune parti del mondo, non ne disponga), la corresponsabilità che ognuno è chiamato a sentire nell’abitarla e nel rispettarla. Ma non solo.
La cura del pianeta
L’enciclica parte proprio dall’assunto che: cura del pianeta e cura dell’uomo siano così legate tra loro da costituire facce di una stessa medaglia. L’una non può sussistere senza l’altra. La salvaguardia e il rispetto delle risorse del pianeta richiedono (anzi, gridano) che gli uomini siano co-responsabili gli uni degli altri attraverso un equilibrio di giustizia e coscienza tra ciò che ci è stato donato e ciò che lasceremo alle generazioni future.
Per celebrare l’anniversario dell’enciclica e rinnovare, quindi, al mondo ecclesiale e laico l’urgenza di un confronto sempre più aperto e incisivo su questo tema, il 5 e 6 luglio scorsi si è svolta in Vaticano la Conferenza Internazionale Laudato Sì indetta dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. 350 convegnisti provenienti dal mondo ecclesiale e dalla politica, dall’attivismo di base e dai movimenti giovanili e della famiglia si sono incontrati per analizzare gli elementi che hanno portato alla crisi della casa comune, ascoltare le persone e le comunità vittime della crisi in ambiti fondamentali (sicurezza alimentare, salute, migrazione); riflettere sui criteri etici, economici, finanziari, politici per comprendere e rispondere alla crisi in maniera integrale e adottare azioni integrate e “dal basso”.
La conferenza
Nei due giorni di conferenza – che si inserisce all’interno di un più ampio programma di eventi organizzati sia all’interno della Chiesa che nella società civile – sul tema della cura della Casa, il Papa sottolinea il Sinodo dei Giovani (ottobre 2018), e il Sinodo sull’Amazzonia (ottobre 2019), ricordando che “il dialogo e l’impegno per la nostra casa comune devono creare uno spazio speciale per due gruppi di persone in prima linea negli sforzi per promuovere un’ecologia integrale. Entrambi saranno al centro dei prossimi due Sinodi della Chiesa cattolica: i giovani e le popolazioni indigene, in particolare quelle della regione amazzonica”.
Nelle sue osservazioni, il Papa ha esortato i governi a onorare i loro impegni di Parigi e ha affermato che istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale abbiano avuto ruoli importanti nell’incoraggiare le riforme che promuovono lo sviluppo sostenibile, ma che le sfide non sono finite.
Presente la Diocesi di Rimini
Ebbene, tra i 350 convegnisti era presente anche la Diocesi di Rimini attraverso il coordinamento di diocesi di cui Rimini fa parte chiamata Rete Interdiocesana dei Nuovi Stili di vita che trova il suo coordinatore e fondatore nella persona di Adriano Sella. La Rete, costituitasi nel 2007, si è data il compito di scambiare esperienze e iniziative che rimettono al centro l’uomo e il suo benessere (per questo si parla di nuovo umanesimo) e le politiche legate ai consumi e agli sprechi che, erroneamente, spesso vengono individuate come l’essenza stessa di quel benessere.
La Rete, dunque, accoglie pienamente i suggerimenti dell’enciclica e delle tematiche della conferenza internazionale attraverso la promozione e condivisione di nuovi stili di vita che non stravolgano l’esistenza delle persone ma le porti a cambiare la prospettiva con cui essi guardano alla propria vita e a quella degli altri; adottare un’ottica sostenibile ed ecologica, equa per tutti gli uomini del mondo capace di rimettere al primo posto l’uomo nella sua prioritaria capacità e necessità di tessere legami autentici e di qualità gli uni con gli altri.
In questo orizzonte anche la diocesi di Rimini, attraverso l’ufficio pastorale della Caritas, partecipa e condivide le riflessioni sulla salvaguardia del creato e della cura della Casa Comune diffondendo iniziative concrete di cambiamento e di responsabilizzazione all’interno della comunità.
Lo fa attraverso la partecipazione alla Rete Interdiocesana dalla quale recepisce spunti e riflessioni che poi riporta all’interno della propria comunità e condividendo in essa le buone prassi e i servizi già attivati sul territorio riminese; lo fa realizzando percorsi di sensibilizzazione rivolti ai giovani e agli adulti della diocesi su temi quali i nuovi stili di vita, le migrazioni e la finanza etica.
E lo fa anche attraverso la recente costituzione di una struttura chiamata proprio “Casa Laudato Sì” inaugurata ad aprile scorso che è, come ha detto il direttore della Caritas Mario Galasso, “luogo di accoglienza, incontro e confronto, per giovani e adulti, dove sperimentare una fraternità possibile. Un centro dove possano interagire tra loro il grido dei poveri con il grido della terra cercando di contrastare l’indifferenza e la cultura dello scarto, offrendo un orizzonte di speranza e opportunità per tutti”.
A tre anni dall’enciclica dunque si può dire che sono diversi i passi che le comunità di tutto il mondo, Rimini compresa, hanno mosso per rispondere a quell’impegno di nuovo umanesimo e di sviluppo integrale dell’uomo che costituiscono le basi di un’ecologia umana reale e generosa nei confronti di tutti.
Ed è confortante e incoraggiante pensare che in questo cammino dell’uomo per l’uomo, tante comunità raccolgano quotidianamente la sfida che un mondo giusto ed equo sia concretamente possibile.
Daniela Della Guardia