Ci sono tempi in cui, nonostante le molte difficoltà, su un luogo, su un territorio si concentra l’attenzione di molti, e ciò che sino a poco prima appariva quasi impossibile, diventa invece realtà. Questa premessa vale ad introdurre uno dei restauri eccellenti, effettuati nel Montefeltro, che ha raggiunto il compimento in tempi recenti: il restauro del crocifisso ligneo dipinto della Cattedrale di San Leo (che il pubblico ha già avuto modo di ammirare nella Mostra “Arte per Mare”). Si tratta di una delle opere pittoriche (su supporto mobile) fra le più antiche, superstiti dal lento naufragio del tempo nel territorio fra Marche e Romagna; datata al 1205, era originariamente issata sul carroccio da guerra del capitano di ventura Montefeltrano II da Montefeltro, signore di queste terre, certamente uno dei fautori della costruzione in forme romaniche della cattedrale di San Leo nel 1173.
Ma il restauro della croce non è isolato. L’impegno della Soprintendenza al Patrimonio Storico Artistico delle Marche che di Urbino, si è infatti concentrato sul restauro e recupero di altre opere d’arte, alcune di notevolissimo valore ed antichità (tutti effettuati sotto il controllo della Soprintendenza da operatori qualificatissimi, come Isidoro Bachiocca, Letizia Bruscoli e Enzo Petrucci).
Così la tavola con la Madonna in trono col Bambino e donatore, già nell’antica pieve di Santa Maria in Vico (Secchiano), di cui si è recuperata l’originaria stesura pittorica della seconda metà del Quattrocento (che ha sollecitato una attribuzione all’ambito di Giovan Francesco da Rimini, il pittore rinascimentale largamente attivo fra Veneto ed Emilia, ma scarsamente presente nell’ambito territoriale romagnolo-feltresco).
Viene quindi un gruppetto di tele cinquecentesche, dal Museo d’Arte Sacra di San Leo, dal Convento di San Girolamo di Sant’Agata Feltria e dalla Chiesa Sant’Agostino di Pennabilli, contrassegnate dall’impiego di una tecnica pittorica originale: la cosiddetta tempera a colla, forse inventata e certamente largamente impiegata da Mantenga, la quale cerca di riprodurre su un supporto mobile le caratteristiche e le peculiarità della pittura murale.
Un intervento di manutenzione straordinaria ha poi interessato due opere del Museo Diocesano di Pennabilli: l’affresco staccato da Sant’Arduino di Pietrarubbia ed il Trittico di Benedetto Coda, del 1520, proveniente dalla Parrocchiale di Torricella.
Altri restauri hanno poi coinvolto un gruppo di sculture, da Majolo e da Montecerignone, temporaneamente esposte nella Galleria Nazionale delle Marche ad Urbino (sino a maggio). Fra esse la bellissima Madonna di Sant’Apollinare, scultura lignea policroma della fine del Duecento, appartenente ad un vasto gruppo di opere medievali dislocate sulla cresta appenninica fra Romagna, Toscana, Umbria, Marche ed Abruzzo.
Accanto la suberba Madonna in terracotta dal Santuario del Beato Domenico Spadafora di Montecerignone, un capolavoro della plastica cinquecentesca, ancora in cerca d’autore.
Si tratta di una campagna di restauri destinata a proseguire nei prossimi anni, che da un lato mira al recupero integrale del grande patrimonio storico-artistico del Montefeltro, dall’altro rinnova una collaborazione fattiva tra Enti statali ed Enti ecclesiastici che confidiamo possa continuare ed aumentare, grazie anche all’apporto di Enti come la Società di Studi Storici per il Montefeltro (che assicura un’alta collaborazione sotto il profilo scientifico-culturale, oltre ad una adeguata pubblicazione dei risultati dei vari interventi di restauro), o Enti locali, Istituzioni e Privati (di cui si attende un più vivido apporto sotto il profilo economico). E chissà che nel prossimo futuro non ci sia una grande mostra di restauri e recuperi.
Alessandro Marchi,
Storico dell’Arte, Direttore-Coordinatore Soprintendenza di Urbino