Un Comune virtuoso. Almeno per quanto riguarda la lotta all’evasione fiscale. Secondo la Cgia di Mestre, Rimini, infatti, è al quarto posto in Italia e al secondo in Regione, per recupero di denaro non denunciato. Un risultato ottenuto grazie al grande lavoro che l’Amministrazione sta facendo insieme all’Agenzia delle Entrate. Proprio grazie a questi numeri, pochi giorni fa, Palazzo Garampi ha ottenuto un altro contributo dallo Stato: 270mila euro che portano a 1.961.506 di euro la somma riconosciuta dal 2011 a oggi. Secondo lo studio realizzato dalla Cgia, il comune di Rimini, solo nel 2014 (anno preso in esame), ha recuperato 500.828 euro, pari a 4.49 euro per contribuente (calcolato sulla base di 111.650 contribuenti Irpef). Davanti a Rimini solo Bergamo (con la cifra imponente di 1.179.242 euro, 13.81 euro per contribuente), Reggio Emilia (718.404 euro, 5.98) e Lecco (159.374 euro, 4.49).
“Questi ottimi risultati non sono una novità e sono il frutto di un’intensa attività degli uffici, che lavorano in sinergia ponendo un’attenzione particolare ad un fenomeno che storicamente ammala il nostro territorio. – sottolinea l’assessore al Bilancio Gian Luca Brasini – Rimini svetta in Regione come una delle realtà con il maggior numero di segnalazioni qualificate, segnalazioni che negli ultimi tempi sono diventate sempre più mirate, permettendoci di recuperare ancora più somme illegittimamente sottratte al Fisco e portando a galla situazioni al limite del paradossale. Penso al titolare di una gioielleria che ha dichiarato nulla al fisco pur risultando proprietario di diversi fabbricati e acquirente di altri immobili per diverse centinaia di migliaia di euro; penso al titolare di una struttura alberghiera che ha presentato una dichiarazione dei redditi bassissima pur essendo in possesso di beni mobili di valore (come l’immancabile Suv) e addirittura ricoprendo cariche in altre società. Penso ai tanti immobili affittati in nero venuti alla luce o ad alcuni imprenditori, come un titolare di palestra o un gommista, che al fisco dichiaravano pressoché nulla pur al cospetto di attività fiorenti. Circostanze che emergono grazie al particolare occhio usato e grazie al confronto tra chi lavora nel campo dei tributi: un esempio è l’esame effettuato in seguito al mancato pagamento del tributo per la pubblicità di un’azienda che, pur lavorando in vari cantieri sul territorio, risultava non dichiarare nulla, oppure ancora le diverse segnalazioni emerse in seguito al mancato riversamento dell’imposta di soggiorno da parte di strutture che, invece, risultavano in piena attività”.
Francesco Barone