Lo sport, come sappiamo, non è solamente una sana attività che incentiva il movimento e la salute fisica: promuove la collaborazione, l’impegno e il sacrificio, stimola la crescita personale in relazione con l’altro e può diventare un grande simbolo di inclusione e partecipazione sociale. Un’attività, dunque, che esprime le proprie migliori potenzialità educative nei confronti dei più giovani. E sono proprio i giovani, infatti, coloro che sanno mettersi in gioco nello sport con progetti di grande impatto educativo e sociale. Ne è una dimostrazione l’esperienza del Real Morciano, squadra di calcio dell’omonima città, che dall’anno scorso scende in campo grazie a un progetto davvero molto speciale. A raccontarcelo è Tommaso Mazzuca, giornalista e insegnante classe 1991, di origini bolognesi ma da sempre residente a Morciano, collaboratore fin dalla prima ora e oggi tra i dirigenti della società.
Tommaso, come nasce l’idea di fondare questa nuova squadra di calcio?
“Tutto ha origine dall’idea e dall’iniziativa del nostro giovane presidente, Luca Bartolomei. Luca, classe 1993, è affetto da una grave malattia, la distrofia muscolare, ma questa non ha minimamente influenzato la sua immensa passione per il calcio. Tanto che nell’estate 2022 ha deciso di realizzare il folle sogno che covava dentro di sé: fondare una vera e propria squadra. Alla ricerca di persone di cui attorniarsi per la realizzazione del progetto, dopo essersi rivolto in primis al padre e al fratello, ha interpellato anche il sottoscritto: io e Luca siamo legati da una profonda amicizia, ed è proprio in nome di questa che ho superato quel lieve spavento iniziale, dovuto al fatto che sarebbe stata la mia prima esperienza del genere, e mi sono buttato in questo percorso per me completamente inedito nel mondo del calcio, che è sempre stato per me uno sport di grande interesse. Tant’è che anche ora non vivo questo impegno come un dovere, proprio grazie alla grande amicizia e alla passione che lo caratterizzano”.
Com’è avvenuto il passaggio dal sogno alla realizzazione pratica?
“È stato fondamentale trovare sponsor disposti a dare appoggio economico alla società per sostenere le principali spese della squadra: l’iscrizione al campionato locale di Terza Categoria (la prima tappa di tutte le nuove squadre all’interno del panorama dilettantistico), gli indumenti per i giocatori e lo staff, e l’affitto dello stadio ‘Carlo Brigo’ di Morciano, che condividiamo con l’altra società calcistica della città, il Morciano Calcio, militante in Prima Categoria. Ci siamo rivolti ad attività del paese e non, sfruttando quelle che erano le nostre conoscenze, e abbiamo fin da subito ricevuto un riscontro più che positivo: Luca è conosciuto e apprezzato da tutti e sono stati in molti ad aver voluto contribuire, chi con cifre più contenute, chi con somme anche cospicue. Per noi ha significato davvero moltissimo: avevamo dalla nostra il sostegno del paese, che dava dimostrazione di credere in noi!”.
Per chi è stata pensata la squadra e a quali fasce di età è indirizzata?
“La nostra intenzione è quella di rivolgerci ai ragazzi di Morciano e dintorni: i giocatori più giovani, tra i quali i più piccoli hanno appena finito le superiori o frequentano l’ultimo anno, costituiscono la maggior parte della formazione. Tuttavia non mancano anche i veterani, alcuni sopra i 35 anni, che sono fondamentali per l’esperienza e l’esempio che portano, e negli spogliatoi sono un po’ come chiocce nei confronti dei compagni più giovani: li guidano, li crescono e li affiancano come punti di riferimento, nella prospettiva di un percorso e di una maturazione calcistica e personale futura”.
Qual è stato un grande traguardo per la società?
“A livello mediatico, uno degli ambiti di mia competenza all’interno della squadra, quest’anno siamo riusciti a piazzare un ‘grosso colpo’. Grazie a un mio aggancio abbiamo avuto l’occasione di andare in onda al TGR: è stato realizzato un vero e proprio servizio, con tanto di riprese e interviste, trasmesso il 3 dicembre al TG3 in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. Un grandissimo traguardo per una società del calibro della nostra. A settembre di quest’anno, poi, è uscito anche sulla stampa locale di Rimini un articolo riguardo la nostra realtà, e spesso ci capita di venire citati su IcaroTV, la realtà mediatica legata alla Diocesi riminese. Con un riscontro sempre positivo, che ci lascia sempre soddisfatti”.
Allargando un po’ la prospettiva: come giudichi, più in generale, l’ecosistema calcistico dilettantistico?
“Questa è la mia prima vera esperienza in questo contesto e devo dire che mi ha enormemente stupito la grande partecipazione, nonostante si tratti di un campionato dilettantistico. Ci sono tante squadre, tante società, tanta passione, questo malgrado guadagni piuttosto contenuti. Il calcio diventa più che altro una scusa, un pretesto per vivere insieme rapporti e amicizie: noi lo sperimentiamo in prima persona grazie al grande sostegno che ci offre il paese. Il ritorno delle nostre iniziative è elevatissimo, c’è partecipazione e interesse, tant’è che i nostri eventi di autofinanziamento diventano vere e proprie occasioni di ritrovo sociale all’insegna di condivisione e collettività, il che li rende momenti davvero speciali al servizio della comunità. È anche per questo che, al di là della semplice avventura calcistica, per me questa esperienza è soprattutto, e a tutti gli effetti, una vera e propria esperienza di vita!”.
Andrea Pasini