Rassegna “Il sale della terra” – Riprendere e sottolineare, col linguaggio proprio del cinema, le tematiche presenti nell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’.
È l’obiettivo che si pone l’associazione Umana Dimora e OnCinema con l’iniziativa “Il sale della terra” che andrà in sala al cinema Settebello di Rimini.
Tre film, dunque, tre modi di raccontare il legame indomito che unisce inesorabilmente l’uomo alla Terra, spingendolo a cercare in un fiore di campo o in un cratere millenario il senso del proprio esistere, perché la natura è “uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà”. (Laudato si’, n. 12)
Giuseppe, Antonio, Luca, Manuela e Roberto sono i componenti del gruppo OnCinema, non un’associazione né una fondazione, ma un semplice, libero incontro fra persone appassionate del grande schermo e accomunate da una domanda: “Cosa rende davvero bello un film?”.
Roberto Gambuti, uno dei cinque amici di OnCinema: ci spieghi meglio.
“Grazie all’amicizia e alla disponibilità di chi gestisce il cinema Settebello di Rimini, Elena Zanni, possiamo organizzare rassegne, come è accaduto nell’ottobre scorso, nell’imminenza dell’apertura del Giubileo della Misericordia, quando abbiamo scelto il tema del cammino e della ricerca”.
La rassegna di marzo, invece, è dedicata all’Enciclica Laudato si’; cosa prevede?
“Abbiamo in programma tre film che, in modo diverso, propongono il tema del rapporto uomo-natura: L’ultimo lupo ci porta nelle steppe della Mongolia alla fine degli anni ’60, durante la rivoluzione culturale cinese. Due studenti incontrano i pastori nomadi e la loro dura quotidianità per cui il lupo è nemico naturale ma allo stesso tempo anche un dio”. «Hai catturato un dio per farne il tuo schiavo» recita una frase del film”.
Poi arriva l’ordine di sterminare tutti i cuccioli.
“Esatto. E a questo punto la storia prende una piega diversa: la lotta diventa difesa, lo sterminio diventa custodia”.
L’uomo fa la differenza.
“Fa la differenza perché, per dirla col titolo del secondo appuntamento, è Il sale della terra, è guardiano e custode di un creato che lo stupisce, lo affascina e lo interroga. Questo è un film documentario che propone le opere e la storia del fotografo brasiliano Sebastião Salgado il quale, per quarant’anni, ha catturato con la sua macchina fotografica carestie, genocidi esodi ed efferate tragedie in ogni angolo del mondo. Distrutto dalle esperienze vissute, per un certo periodo ha smesso di fotografare. È tornato nella ricca fazenda di famiglia ormai desertificata a causa del disboscamento, e ha cominciato a ripulire, seminare, piantare dando lavoro alla gente del posto e vivificando il territorio. In questo modo ha recuperato il rapporto con la realtà e ha dato pace alla propria vita”.
Si potrebbe dire che ha ripagato il male che ha visto con un bene che ha fatto?
“Certo, perché è l’uomo che dà senso e valore alla natura, nella quale può trovare un nuovo spunto per ripartire e raccontarne la bellezza. Se nella vita non succede così è la fine, il peso del male che vediamo e viviamo ci schiaccia e ci paralizza”.
E l’ultimo film?
“È famosissimo: Into the wild, la storia vera di Christopher McCandless, un ragazzo che cerca il senso della propria esistenza abbandonando la famiglia, la città, le convenzioni sociali per vivere solo ed esclusivamente a diretto contatto con la natura, aspettandosi da essa la felicità”.
La troverà?
“La natura non perdona gli idealisti, anche se mossi da un desiderio struggente di verità e purezza. Paradossalmente l’ultima frase che, nella sua assoluta e voluta solitudine, il protagonista scrive prima di morire è: «La felicità è autentica solo se condivisa»”.
Rosanna Menghi