A meno di un mese dalla nuova tornata elettorale, il panorama politico è ancora magmatico e in ebollizione. Nel marasma dei numerosi partiti e delle coalizioni che si frantumano e riassemblano a suon di dichiarazioni contrastati, si percepisce, però, l’importanza del momento storico di profonda crisi e cambiamento, di svolta radicale, reso ancora più evidente dall’entrata in scena di nuovi soggetti politici e dall’acuirsi dello scontro. Una situazione complessa, che può disorientare persino chi mastica un po’ di politica e a maggior ragione i più giovani meno avvezzi al dibattito degli onorevoli. Proprio per venire incontro a chi desidera cercare di capire cosa sta succedendo, il gruppo DiPersona, continuando la riflessione sui segni dei tempi e sulla crisi etica, sociale ed economica del Paese, ha promosso, in collaborazione con alcuni Clan Scout di Rimini (Rn 3, 6, 10), una serie di incontri tesi ad approfondire da un lato le caratteristiche delle proposte politiche attuali e dall’altro i possibili criteri di una scelta etico – politica data l’attuale offerta politico-elettorale. Relatore del primo di questi incontri, svoltosi sabato 19 gennaio, a Rimini, il professor Roberto Cartocci, ordinario di Scienza della Politica all’università di Bologna.
Professor Cartocci, qual è il valore di queste elezioni?
“Siamo in un momento di svolta radicale che potremmo identificare come l’ingresso nella terza repubblica. Anche se, secondo me, ci siamo già entrati con l’instaurarsi del governo Monti. Siamo usciti da una politica che fingeva di non vedere i problemi e ci è stata messa di fronte tutta la gravità della crisi. È stato come se il nostro Paese avesse deciso di commissariarsi, attraverso uno strappo istituzionale molto delicato. Per trent’anni l’Italia si era spacciata come un Paese povero che doveva diventare ricco. Il governo Monti ha sancito il fallimento di questa politica”.
Quindi possiamo dire che questa elezione metterà la parola fine alla seconda repubblica?
“È sempre difficile dirlo, soprattutto in un Paese come il nostro. Ricordiamo che l’Italia è il luogo in cui cambia tutto per non cambiare niente. Già nelle ultime settimane Berlusconi sta riuscendo benissimo a fare una campagna elettorale per far dimenticare tutto quello che è successo. Sicuramente qualcosa è successo in quest’ultimo anno. Con la crisi si entra nel vivo del discrimine politico tra chi se n’è accorto e chi fa finta di niente. Il mondo è radicalmente cambiato, adesso è importante capire quali sono le proposte dei partiti. La grande differenza non è più tra destra e sinistra ma tra riformisti e non riformisti. L’importante è che i partiti propongano delle soluzioni”.
Quali sono i meriti e i demeriti della politica italiana?
“Il nostro assetto istituzionale è barocco, troppo vecchio. Non possiamo più permetterci due Camere che fanno la stessa cosa. Poi ci sono dei problemi di natura culturale. La mentalità italiana offre fortissime resistenze al cambiamento, e questo si trasforma in un freno all’innovazione che alimenta la vecchia politica. Ma ci sono anche aspetti positivi, primo tra tutti proprio il pluralismo. Dobbiamo trasformare l’Italia delle Italie, la nostra mancanza di omogeneità in un punto di forza. La differenza tra le regioni, la grande creatività e la capacità di lavorare devono diventare dei puntelli su cui costruire il futuro”.
Scendendo nel merito della competizione elettorale, qual è la sua valutazione dei partiti in lizza?
“Di Monti e Berlusconi ho già parlato. Per quelli che rimangono per me Grillo rappresenta il vecchio con l’aggiunta di Internet. Nel suo programma non ci sono idee applicabili. Il Pd non si capisce per quale motivo sembra muoversi con il freno a mano tirato. Ingroia fa parte del gruppo degli indignati. È vero che vuole portare in Parlamento rappresentanti – anche interessanti – della società civile, ma secondo me queste persone si dimostreranno non adatte alla politica. La politica ha le sue regole, e spesso chi non lo fa di professione fa fatica a capirlo e si ritrova frustrato, incapacitato ad agire. Con questo non voglio dare indicazioni di voto. Penso che le visioni e le idee personali siano importanti.
Tra le domande preparate dai ragazzi che sono venuti all’incontro, una mi chiedeva <+cors>Secondo quale metodo un cittadino che vuole ben informarsi può collocare una proposta/forza politica in relazione ai suoi valori ed interessi?<+testo_band> Bene, secondo me, il fattore più importante per valutare la forza politica è la volontà riformista. C’è bisogno di riforme. È assolutamente necessario cambiare uno Stato immobile da troppo tempo. Non si può più essere miopi, e cioè guardare solo al proprio piccolo tornaconto immediato e scegliere il politico che garantisce questo guadagno. Ma non si può neanche guardare troppo lontano, essere utopisti, e neppure dogmatici e difendere il proprio partito qualsiasi cosa dica: è il momento di scegliere il cambiamento”.
Stefano Rossini