Forse è ancora troppo presto per rispondere in modo completo ed esauriente, ma la domanda occorre farla comunque: com’è stato recepito Quota 100 nel riminese? Un provvedimento del genere, anche se gli effetti più concreti sono analizzabili sul lungo periodo, non può che portare, anche nell’immediato, a cambiamenti importanti nel sistema previdenziale e nel mercato del lavoro, anche a livello locale. Qual è, dunque, la ricaduta di questa misura per le istituzioni del nostro territorio?
I sindacati
“Come Cisl apprezziamo questa novità – risponde Francesco Marinelli, segretario generale Cisl Romagna – ma insieme agli altri sindacati stiamo chiedendo al Governo delle modifiche e integrazioni perché, così com’è scritto, è un intervento zoppo. Quota 100 non ha modificato la legge Fornero, infatti il numero dei possibili nuovi pensionamenti è limitato perché la legge è finanziata solo per tre anni e, inoltre, per la pensione anticipata non è stata abbassata la contribuzione minima a 41 anni. Il difetto è quello di non avere un piano organico: non si può intervenire solo sulle pensioni senza farlo anche sugli investimenti per la crescita del Paese, perché in questo modo avremo solo delle uscite di lavoratori, ma non ci saranno le nuove assunzioni per sostituirli”. Un provvedimento non sbagliato in sé, dunque, ma che guarda solo un lato della medaglia (chi esce dal mercato del lavoro, senza misure di sostegno, contestuali e coerenti, per chi entra). Un po’ più duro il giudizio di CGIL Rimini. “In campagna elettorale sono stati presi impegni ben precisi in merito ad un’annunciata riforma delle normative Monti e Fornero. – le parole di Isabella Pavolucci, neo Segretaria generale del sindacato riminese – Ad oggi, invece, abbiamo solo Quota 100 che, di fatto, riforma non è: da una parte perché è una misura temporanea e dall’altra perché non dà risposte per altre categorie di soggetti deboli della società, come lavoratrici donne, precari e giovani. In un mercato del lavoro come quello di oggi, dove, purtroppo, non c’è più un concetto consolidato di stabilità e al suo posto ci sono discontinuità e precarietà, il sistema previdenziale ne deve tenere conto: se oggi uno studente laureato non può trovare subito un contratto a tempo indeterminato, ma deve vivere una discontinuità professionale, il sistema deve considerare questa discontinuità”. E per il nostro territorio? “Il nostro territorio, – continua la Pavolucci – caratterizzato da una stagionalità del lavoro, negli anni ha visto un peggioramento del trattamento di disoccupazione. Se associamo questo, una riforma della disoccupazione che oggi riconosce la metà del periodo lavorato, a un sistema previdenziale che non individua anche queste specificità, il giudizio sulla misura rimane fortemente negativo”.
Giudizio negativo, dunque. Ma il sindacato prova a indicare una possibile via. “Unitamente a Cisl e Uil – conclude la Segretaria CGIL Rimini – alla fine dell’anno abbiamo costruito una piattaforma complessiva di ridisegno del Paese, dal tema del lavoro agli investimenti, e abbiamo avanzato una serie di richieste: una riforma del sistema previdenziale a partire dal pilastro dell’accesso alla pensione dopo 41 anni di contributi; riconoscere, per le lavoratrici donne, 12 mesi di anticipo sulla pensione per ogni figlio e riconoscere il lavoro di cura, che riguarda tutti ma in maggioranza le donne; dare risposta al tema dei lavori gravosi, per i quali andrebbe previsto un accesso pensionistico anticipato e la piena rivalutazione delle pensioni. Quota 100 non rappresenta una risposta a tutto questo”.
L’industria
E per quanto riguarda il mondo delle aziende? “Riteniamo che Quota 100 presenti molteplici aspetti. – le parole del Presidente di Confindustria Romagna Paolo Maggioli – Da un lato, in particolare in un’economia fortemente dinamica, può rappresentare una misura utile nei processi di ristrutturazione, turnover e ricambio generazionale, favorendo l’inserimento di figure in grado di far sì che le imprese possano essere sempre più al passo con i repentini cambiamenti del mercato. Dall’altro, però, la revisione delle regole pensionistiche sembra non portare benefici automatici e in tempi rapidi sull’occupazione a causa della non immediata sostituibilità delle professionalità in uscita. Rimane il problema del gap tra domanda delle imprese e offerta formativa e per le aziende continua a risultare particolarmente difficile trovare soggetti qualificati e specializzati”.
Una possibile soluzione? “Affinché ciò avvenga occorrono misure precise ed un grande piano di inclusione per i giovani che devono entrare nel mondo del lavoro. Un sistema formativo che permetta loro di crescere professionalmente con competenze specifiche in linea con gli standard di un mercato globale e con le necessità delle aziende. Anche per questo Confindustria Romagna continua a portare avanti con impegno varie iniziative per avvicinare il mondo della formazione a quello delle imprese, ad iniziare dal rapporto con Uni.Rimini, che sosteniamo sin dalla sua nascita nella convinzione che l’università, anche da questo punto di vista, sia una grande risorsa per le aziende del nostro territorio”.
L’artigianato
Rimane moderato, e tutto sommato in linea con la tendenza generale, il giudizio dell’artigianato locale. “Quota 100 è, da un certo punto di vista, una misura positiva, – spiega Elisa Giungi, responsabile del patronato Epasa-Itaco della provincia di Rimini e Segretaria CNA Pensionati Rimini – perché consente un’uscita dal lavoro più flessibile rispetto al sistema precedente, previsto dalla legge Fornero. Dal punto di vista specifico degli artigiani, occorre dire che è un settore piuttosto particolare: per accedere a Quota 100 bisogna cessare qualsiasi attività lavorativa, e questo per gli artigiani e i commercianti non è semplice. Abbiamo infatti constatato che sono più numerose le domande provenienti dal settore del lavoro dipendente, rispetto a quello autonomo”.
Simone Santini