Mettiamo subito in chiaro, a scanso di facili moralismi: se la domanda è “ti piacerebbe ritrovarti da un giorno all’altro con un milione di euro in tasca come la persona che ha vinto il quinto premio della Lotteria Italia con un biglietto comprato a Montescudo?”, la mia è risposta è “certo, ecco il mio Iban”. Detto questo, ho sempre trovato curiosa la parabola che il nostro Paese vive nei giorni tra la fine di un anno e l’inizio di quello successivo. La sera del 31 dicembre tutti ad esaltare il discorso del Capo dello Stato, dove si richiamano gli alti valori del vivere civile e spesso si cita l’importanza del lavoro, dell’impegno e del sacrificio. Ad esempio il presidente Mattarella nel suo discorso alla fine 2021 (quello che ingenuamente riteneva essere il suo ultimo discorso da Presidente della Repubblica) sottolineò “il bisogno di esprimere il mio grazie a ciascuno di voi per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale”.
Poi, il 6 gennaio, ci si ritrova ad esaltare la Lotteria Italia che distribuisce milioni di euro a un manipolo di fortunati che così si ritrovano la vita sistemata, almeno economicamente, senza una goccia di sudore. Ed è con questo pensiero che molti riprendono le fatiche dopo la sosta festiva: “Perché questa fortuna non è capitata a me, che invece devo continuare a sbattermi col lavoro tutti i santi giorni?”. Insomma, dall’esaltare gli alti valori dello stato a quelli del fondoschiena è un attimo. Neanche una settimana.