E se nel 2100 (fra solo 85 anni) Rimini fosse sommersa, perché i ghiacciai dell’Antartide avranno continuato a sciogliersi? E se un incidente come quello della British Petroleum nel Golfo del Messico accadesse nell’Adriatico? E se un vostro familiare fosse ucciso dall’inquinamento dell’aria come le 400.000 persone che ogni anno muoiono in Europa? La terra che muore non è quella degli altri, ma di ciascuno di noi. Non si tratta di fare ecoterrorismo, ma di guardare e “vedere”, quel che accade ogni giorno, lontano e vicino a noi. Il futuro della terra è a rischio. L’allarme per la “casa comune” lanciato con forza da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ è rieccheggiato nell’incontro organizzato per la Pasqua Universitaria, lunedì 14 marzo, nel Campus riminese. La dettagliata e puntuale analisi della situazione del prof. Fabrizio Passarini non lascia scampo. I negazionisti dell’inquinamento non superano oggi il 3% degli scienziati. Acqua (“oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti vengono scaricate ogni anno in mare”, “nel 2050 il mare conterrà più plastica che pesci”), terra (“nell’avvelenamento delle api concorrono 57 pesticidi diversi, di cui il 95% è autorizzato dalla Comunità Europea”), aria (“nel mondo il 40% dei rifiuti viene bruciato e i roghi producono diossina 10-15 volte più di un inceneritore”) sono al limite della sopportazione. È urgente ascoltare il grido della terra, come quello dei poveri. L’appello ad una “ecologia integrale” (che concilia quella ambientale a quella umana) lanciato da papa Francesco è stato illustrato dal teologo della creazione Simone Morandini: “La sfida oggi è che accanto ai diritti individuali ci siano quelle istanze che hanno il nome di Bene comune, il ‘noi’ come scelta globale”. La chiamata ad una “conversione ecologica” è universale e parte da una educazione ambientale che coinvolge la vita quotidiana dei singoli, nei “comportamenti” (L.S. 211), nelle piccole scelte quotidiane, fino ad un amore alla terra che sa farsi sociale e politico, che declina l’etica ambientale a quella civile. La terra dell’uomo non ha alternative. Nell’enciclica, il Papa usa 48 volte il termine “responsabilità” e 92 quello di “cura” del mondo. Più chiaro di così?!
Giovanni Tonelli