Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna. Così recita la citazione attribuita alla scrittrice Virginia Wolf e sembra formulata appositamente per due importanti figure, che hanno fatto altrettanto grande il nome di Rimini: Sigismondo Pandolfo Malatesta e la sua amata Isotta degli Atti. Anzi, per conoscere meglio lui, occorre approfondire la figura di lei.
A inaugurare i festeggiamenti per il sesto centenario della nascita del signore riminese Pandolfo Malatesta è stato l’incontro “Isotta diva e divina”, il quinto della rassegna ‘I Maestri e il Tempo’ nel suggestivo Salone delle feste di Palazzo Buonadrata. È stata la prof.ssa Elisa Tosi Brandi (Storica del Medioevo, Università di Bologna) a far conoscere più da vicino la figura di Isotta, sua adorata amante e poi terza moglie. Una Isotta insieme storica, letteraria e allegorica per approfondire, attraverso lei, la figura di Sigismondo e la sua corte.
“Attraverso Isotta – fa presente la relatrice, Elisa Tosi Brandi –, in particolare da ciò che si ricava di lei dalla cosiddetta letteratura isottea, si può tratteggiare un ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta e della sua corte, che a metà Quattrocento era l’avanguardia del Rinascimento. Ogni produzione degli umanisti, quelli malatestiani inclusi, era concepita per rendere immortale l’anima del signore e del suo casato, e a Rimini musa ispiratrice di questo processo fu Isotta degli Atti”.
Sigismondo conobbe Isotta quando lei era giovanissima; divenne la sua amante e in seguito la terza moglie. Un rapporto caratterizzato da amore e passione tanto da influenzare tanta letteratura dell’epoca.
Isotta diva e divina, Isotta che conduce Sigismondo nel regno dei morti come immagine simbolica, sulla scia della cultura dell’epoca influenzata dal mito di Dante e Beatrice.
“Abbiamo voluto questo incontro – è l’assicurazione del curatore della rassegna, Alessandro Giovanardi – per festeggiare i 600 anni dalla nascita e per prepararci a onorare i 550 anni dalla morte (nel 2018) di Sigismondo Pandolfo Malatesta, con questo incontro vogliamo omaggiare Isotta degli Atti quale figura storica e insieme allegorica. Persona di rara rilevanza politica nella Rimini del XV secolo, Isotta è stata anche immagine allegorica e divina della sapienza, sintesi di quel senso della bellezza insieme terrena e spirituale che pervade l’opera di Sigismondo: Isotta è allo stesso tempo una Signora del Quattrocento italiano e una straordinaria immagine simbolica, di valenza filosofica della cultura di quella stessa epoca, nata anche nel mito di Dante e Beatrice”.
Grazie a Isotta e Pandolfo si ripercorrono anche le stagioni tempi in cui i Malatesta regnavano in questo territorio, le loro battaglie, le vittorie, la grandezza che si espandeva delineando paesaggi non solo estetici o paesaggistici (castelli, opere e immagini simboliche giunte fino a noi), ma anche economici e sociali.
Isotta, signora del Quattrocento, diventa anche strumento per comprendere come ai tempi si rappresentava la vita oltre la morte, il viaggio dell’anima che supera le problematiche terrene e le riempie di significato.
Ai contemporanei giunge ora il riflesso poetico, la fierezza dei personaggi, come quella che emerge dalle medaglie in cui Matteo de’ Pasti raffigura i protagonisti, o nei versi di Basinio da Parma nell’opera Liber Isotteus. Erano tanti gli artisti che prestavano la loro opera alla corte malatestiana, pittori, letterati ecc. Ciascuno di loro aveva come obiettivo quello di esprimere e riflettere, nella propria arte e cultura, ciò che avveniva, i momenti più significativi, le gesta, la vita, il pensiero, dei regnanti, in particolare Sigismondo. A fare da sfondo, il Tempio Malatestiano, l’opera più grandiosa del periodo, mai del tutto terminata e per questo ancora più affascinante.
Silvia Ambrosini