IL TEMA. La dispersione scolastica racchiude diverse forme di insuccesso. Il numero di ragazzi non è affatto irrilevante. L’Emilia-Romagna è regione virtuosa, Rimini tenta di arginare un fenomeno doloroso dal punto di vista sociale ed economico
Simone ha mollato quando il traguardo era all’orizzonte, in quarta superiore. Ora fa l’operaio in un’azienda a due passi da casa, tra Verucchio e San Marino e non sembra, però, particolarmente affranto. Giovanni a 16 anni ha fatto “ciao” a insegnanti e compagni: “Non fa per me”.
Claudio ripete l’anno (è il secondo stop) e Francesca si assenta spesso. Un po’ meglio è andata per Giulio e Daniele: in quarta superiore ci sono arrivati, portando però debiti formativi sulle spalle. Lo scarso rendimento sui banchi è solo una delle forme di dispersione scolastica, “malattia” che colpisce duro a Rimini come in tutta Italia. Il disagio è reale e anche se i numeri non dicono mai tutto, rischiano di andarci molto vicini. Nel 2021 l’Italia con il 12,70% è terza in Ue per quota di abbandoni scolastici precoci. Peggio del BelPaese solo Romania (15,3%) e Spagna (13,3%). L’Unione europea nell’agenda 2020 ha fissato come target che i giovani europei tra 18 e 24 anni senza diploma superiore (o qualifica professionale) fossero meno del 10% del totale.
L’obiettivo è centrato a livello europeo (nel primo anno della pandemia la quota di giovani Ue in uscita precoce dal sistema di istruzione è stata del 9,9%) mentre l’Italia, che pure da anni ha raggiunto il suo obiettivo nazionale (16%), è ancora indietro nel confronto europeo.
Qui Regione
L’Emilia-Romagna ha da tempo messo a tema la questione della dispersione scolastica e dell’abbandono. La percentuale di giovani che nel 2021 ha abbandonato gli studi è del 9,9%. Per fare un confronto, l’abbandono scolastico ha punte in Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%) ma anche la Valle d’Aosta non scherza (14,10%), mentre in Liguria la percentuale scende al 12,90%.
E Rimini?
I numeri di Rimini sono migliori rispetto a quelli della media nazionale, così come testimonia un report della Regione Emilia- Romagna appena pubblicato. I casi di abbandono scolastico accertati nel corso dell’ultimo anno scolastico sono stati 49 (149 le segnalazioni ricevute). Di questi “ciao, scuola”, 32 si sono verificati nella scuola primaria (pari allo 0,5% sul totale degli iscritti), 8 nelle medie (0,19%), 9 nelle scuole superiori (0,13%); 44 le segnalazioni inviate alla Questura e al servizio della tutela minori. Sono invece 27 gli studenti ritornati sui banchi: 18 alle scuole primarie, 3 alle medie, 6 alle superiori. Un dato correlato è quello dell’educazione parentale, fenomeno in crescita, che ha trovato una spinta nelle stagioni della pandemia. Lo scorso anno è arrivata a quota 58, laddove fino a qualche anno fa si assestava intorno alle 15 richieste.
“Ogni abbandono non deve essere sentito solo come una difficoltà, a volte un fallimento personale, ma come la sconfitta civile di tutta una comunità. – fa notare l’assessore alle politiche educative di Rimini Chiara Bellini – Certo, in prospettiva, anche una perdita economica, ma prima ancora culturale. Questo principio deve valere sempre e comunque, aldilà dei dati, perché dietro ogni cifra ci sono ragazze e ragazzi in carne e ossa, genitori, famiglie che si portano dietro non solo un carico di sofferenza personale, ma anche difficoltà nel percorso di vita e di piena inclusione lavorativa, sociale e culturale”.
Un progetto “comunitario”
Se è vero che l’abbandono scolastico si compie nel difficile passaggio dell’adolescenza, dove ogni disfatta pesa e costa di più, “non possiamo permetterci di affrontarlo come un male secondario, ma inevitabile, delle nostre scuole. – rilancia la Bellini – Soprattutto se a farne le spese sono spesso proprio coloro che partono già da situazioni di difficoltà sociale e famigliare. È nostro compito lavorare per contrastare il circolo vizioso tra povertà economica e povertà educativa”. Rimini non intende stare a guardare. E già dalla fine del precedente anno scolastico sta lavorando come Amministrazione comunale insieme ad alcune associazioni per stilare un progetto per la riduzione dell’abbandono scolastico, con il coinvolgimento di gruppi di educatori, delle reti di quartiere, del volontariato e dell’associazionismo. Una sorta di protocollo per il recupero dell’abbandono scolastico è già stato predisposto: mette a sistema le diverse buone azioni (magari circoscritte) attive sul territorio. “Portofranco” è un esempio di valido sostegno alla studio e barriera alla dispersione.
L’associazione, presente da tanti anni a Rimini, è partita anche a San Marino presso la Casa Terenzi di Domagnano, rivolta a ragazzi dalle Scuole Elementari alle Scuole Secondarie. Le richieste sono numerose, l’aiuto è garantito e può aiutare a rilanciarsi: non è mai troppo tardi.