Oltre 10 kg di pasta fumante ogni giorno. Ai quali segue il giusto secondo, il contorno e la frutta. Alla domenica (e nei giorni di festa) poi va in tavola il dolce. Risultato: oltre 55.000 pranzi serviti alla Caritas di Rimini in un anno. A questi vanno aggiunti gli oltre 46mila pasti serviti amorevolmente in via della Fiera, e altri 5mila pasti distribuiti tra Riccione e Cattolica. Totale: 110mila tra pranzi e cene, una cifra arrotondata sicuramente per difetto.
Non si tratta del servizio di un hotel aperto tutto l’anno, e neppure del bilancio di una società di catering. Sono invece i numeri che la Rimini dal cuore aperto mette sul desco quando c’è bisogno di sfamare i bisognosi, quelli che 365 giorni l’anno tendono la mano con speranza.
E chi immagina questo servizio, lontano dai riflettori eppure insostituibile, solo rivolto agli stranieri, extracomunitari o immigrati, regolari o irregolari, rimarrà perlomeno sorpreso. La nuova povertà che avanza, e spesso fatica ad uscire allo scoperto, abita anche tra gli italiani, e in più d’un caso è una questione riminese. “La tipologia degli indigenti sta cambiando”. Roberto Amovilli non serve in tavola ma giudica dal suo osservatorio, che è quello del Banco Alimentare, che aiuta molte realtà con una borsa della spesa. Ne conviene il direttore della Caritas diocesana. “Siamo in presenza di nuovi poveri. – commenta don Renzo Gradara – In numero crescente e con bisogni a volte drammatici. Sono italiani e anche riminesi, necessitano di cibo, pacchi viveri e pure denaro per pagare le bollette”.
Il Banco Alimentare di Rimini, dal canto suo, segue oltre 200 famiglie, quasi 600 persone: ogni 15 giorni le visita consegnando loro un “pacco-spesa”. E segue alcuni anziani soli. Sabato il Banco organizza la Colletta Alimentare, “la spesa per chi non la può fare”, con i volontari che 130 supermercati della provincia raccoglieranno derrate alimentari nei caratteristici sacchetti gialli per distribuirle a Caritas, enti e fondazioni.
Sono un centinaio i volontari impegnati nel settore alimentazione. In via Madonna della Scala gli indigenti arrivano ogni giorno: a tavola sono attualmente circa 90, ma si arriva a punte di 220 persone nel periodo primaverile. Poco meno del 20% è rumeno, il 9,5% è marocchino, il 15,6% sono originari dell’Est, gli italiani raggiungono fino il 30%. In un anno poi sono 2.000 i pasti offerti alle forze dell’ordine per i fermati, e 10.950 quelli serviti a domicilio dai volontari, quelli che nel gergo Caritas si occupano del “giro nonni”. Questi angeli del cibo prendono i pasti caldi, li sistemano nell’apposito contenitore e s’involano in auto casa per casa.
C’è anche chi in Caritas si reca con le proprie gambe per chiedere aiuto: sono indigenti ai quali vengono offerti pacchi viveri (nei primi nove mesi dell’anno sono stati 876, distribuiti a 296 persone), una borsa preparata dall’infaticabile Luigia che solitamente contiene pasta, latte, riso, zucchero, burro e formaggio, zucchero, scatolame, biscotti e yogurt. “A volte è più abbondante, altre volte più magro. – spiegano le volontarie – Ma il pacco viveri è un sostegno, non la copertura del menù familiare”.
La stessa amorevole disponibilità è il motore della mensa di Santo Spirito. In via della Fiera in nove anni (da quando ha avuto l’idea padre Lazzaro, di cui ricorre il 3 dicembre il sesto anniversario della morte) è già diventata un’istituzione. A guidarla oggi c’è padre Giorgio Busni. Cambiano i timonieri lo spirito di servizio che anima questa realtà è sempre lo stesso: aiutare chi bussao alla porta del convento. Un pasto caldo, medicine alla bisogna e una doccia sono all’ordine del giorno. “In media mettiamo in tavola 160 cene al giorno – assicura Romolo Corbelli, 75 anni, uno dei volontari della prima ora – con punte che superano i 200 pasti”. In totale i pasti offerti sono circa 46.000 l’anno. Ci sono “utenti” fissi (mangiano qui da sette, otto anni) e tanti altri che vanno e vengono. La mensa da luglio non riesce più a fornire il pasto domenicale per mancanza di forze (sono una decina i volontari in campo ad ogni pasto): dalla riunione del prossimo 3 dicembre, uscirà una decisione in merito, in attesa di completare i lavori di adeguamento della struttura. Anche a Santo Spirito sono in aumento gli indigenti riminesi: “a mensa in percentuale però non decisiva – prosegue Romolo -ma nell’ultimo anno sono aumentate le famiglie sostenute con i pacchi spesa”. Attualmente sono una sessantina i pacchi spesa: pane e carne, frutta e verdura, sono distribuiti ogni 15 giorni. Proprio per sostenere le famiglie riminesi in difficoltà, è partita da un mese la Caritas interparrocchiale.
Il quadro delle mense della carità in questi anni si è allargato. C’è il desco preparato dalla Capanna di Betlemme, ad esempio. Ottanta pasti al giorno per italiani e stranieri, che aumentano a dismisura durante le festività, fa sapere Kristian Gianfreda. In cucina lavorano quattro volontari, a servire ci pensano gli stessi utenti, al cibo ci pensa la provvidenza. Trentacinque i pasti messi in tavola quotidianamente dai cinque volontari della mensa Caritas di Riccione, a Spontricciolo, grazie anche alle offerte di cibo che arrivano (in maniera anonima) nei contenitori al Boschetto, “dagli alberghi e da qualche privato” aggiunge Paolo Manzaroli. Trentasei pranzi serve pure la mensa Domus di Cattolica. D’altra parte c’è un limite alla carità? “Sì – diceva don Luigi Giussani – è quello di essere senza carità”.
Paolo Guiducci