Alla domanda su quale fosse la partita più sentita, Giuseppe Pompili, detto Fafìn, per 22 anni custode dello stadio di Savignano, ha risposto senza esitazioni: “Il derby con la Sammaurese… una rivalità molto sentita”. Fafìn oggi ha 91 anni, la memoria ancora ben lucida, testimonianza viva di un calcio che sapeva essere il collettore di un intero paese. Un calcio divenuto oggi sempre più marketing e business, capace almeno a livello locale di non smarrire il proprio passato, le sue origini, i suoi protagonisti. Così è stato lo scorso anno con la Sammaurese che ha ricordato i 50 anni della visita della Juventus di Omar Sivori, così ha fatto l’eterna rivale della Savignanese, che ha dato alle stampe Savignanese Calcio 1932-2007. 75 anni di calcio e passione di tutta una città (Sapim editore, 2008, pp. 328, 18 euro). Un bel libro, raccolta di notizie, immagini, testimonianze, storie e passioni che hanno attraversato la vita di un intero paese. Dai primi calci al pallone nella metà degli anni ’20 sull’erba del cosiddetto “Prato Fiera”, nelle immediate vicinanze del centro cittadino, fino al periodo successivo quando la famiglia Bilancioni decise di donare un vasto appezzamento di terra e far sorgere quello che per molti anni resterà il campo da calcio comunale, ancora oggi utilizzato per gli allenamenti in via Galvani. Il campo fu pronto nel 1931, l’anno dopo arrivò l’iscrizione della Ss Savignanese alla Federazione. Inizia così una storia che dura tutt’oggi, con la militanza nel campionato di Eccellenza, segnata soprattutto dalle storiche sfide con i vicini della Sammaurese. Un derby che non si disputa da diversi anni, i pascoliani da tempo militano in categorie inferiori, rimasto però nella memoria di tanti, come ricordato all’inizio da Fafìn. Si è sempre trattato di un “campanilismo improntato ad una sana ironia – sottolinea Gigi Brancato nel volume – che si è sempre mantenuto nei limiti della massima correttezza, alimentato da battute pungenti e da scherzi di sapore goliardico”. Come nella stagione 1980/’81 quando i tifosi della Sammaurese fecero un corteo fino a Savignano portando dentro un furgone una cassa da morto con l’intento di celebrare i funerali degli “odiati” vicini. I savignanesi per contro, saputo dell’intento, piazzarono una campana che poi suonarono a morto al termine della gara vinta per 4-1. L’anno dopo fu rivincita sempre a Savignano: vittoria dei sammauresi scandita dai cori “suona le campane, suona le campane”, con ricordo della campanella dell’anno prima. Ma se molti sammauresi hanno vestito la maglia della Savignanese, pochissimi i casi al contrario. Un aneddoto a riguardo lo riporta ancora Brancato. La Sammaurese in serie C decide di acquistare Alberto Baravelli e Giuseppe Boschetti. “Mentre andavamo all’allenamento in bicicletta, – racconta Baravelli – ricordando i derby allora accesissimi che avevamo disputato contro di loro e immaginando cosa avrebbero detto i nostri amici e sostenitori savignanesi, per i quali eravamo quasi una bandiera, all’altezza del cimitero invertimmo la marcia e decidemmo di rimanere a Savignano rinunciando alla carriera”. Caso opposto è quello di Walter Nicoletti (futuro allenatore di Lucchese, Cesena e San Marino), portiere della Sammaurese richiesto dai vicini per fare l’allenatore-giocatore, si vide il trasferimento negato per “l’acceso campanilismo tra le due società”, sono parole sue. Oggi quegli anni sono lontani e il campanilismo di un tempo si è parecchio affievolito. La storia però è rimasta. Il libro realizzato dalla Savignanese calcio e dall’Ics (Istituzione cultura Savignano) va in questa direzione.
Filippo Fabbri