Ventisei morti e 3.340 feriti. Un vero e proprio bollettino di guerra. Quella che si combatte ogni giorno sulle strade della provincia di Rimini. Sono questi i numeri emersi dai dati dell’Osservatorio provinciale sull’incidentalità stradale del territorio nel 2008. A prima vista, cifre agghiaccianti: più di due decessi al mese, nove feriti al giorno. In realtà, però, dietro l’orrore si nasconde una nota positiva: le vittime sono in calo, precisamente 12 in meno del 2007, quando i mortali erano stati 38, (pari a un -31.6%). Gli incidenti passano da 2.490 a 2.444, con un -1.8%. I feriti calano dell’1.2%, passando da 3.380 a 3.340.
‘Sono notizie positive – commenta l’assessore alla Mobilità, Alberto Rossini – nel 2001 gli incidenti mortali erano stati 59, e da allora a oggi si è registrata una progressiva diminuzione. E’ un passo decisivo per raggiungere l’obiettivo di dimezzare i decessi entro il 2010, come fissato dall’Unione Europea con il programma Vision Zero. La Provincia sta centrando il risultato a differenza dell’Italia e dell’Emilia Romagna che ancora devono arrivarci. Del resto anche per gli indici di lesività e gravità siamo sotto la media nazionale e regionale: rispettivamente con 137 per la Provincia, 138 per la Regione e 142 per l’Italia’.
Anche l’indice di mortalità è il più basso dell’Emilia Romagna: 1.5 contro la media del 2.3.
Il buco nero della Statale
Rimane, però, molto grave il dato relativo alle strade più pericolose del riminese. La maglia nera va alla Statale 16 con 7 morti e 426 feriti, che da sola rappresenta il 42% degli incidenti della provincia ‘se ce ne fosse ancora bisogno, ciò dimostra l’improrogabilità dei finanziamenti per avviare i lavori’, ha commentato Rossini; segue la Marecchiese che nel 2008 registra 5 morti e 120 feriti; poi ci sono le altre strade: la statale Emilia con 2 morti e 91 feriti; la SS72 per San Marino con 2 morti e 68 feriti. Decisamente più sicura l’A14 con 51 incidenti e 102 feriti, e nessun morto negli ultimi due anni, probabilmente a causa di un effetto tutor.
La piaga dei ‘deboli’
Per quanto riguarda i mezzi più coinvolti, i pericoli maggiori ‘corrono’ su due ruote: il 33% dei veicoli coinvolti e il 69% dei morti, riguardano questa categoria. Più precisamente, in 504 casi i sinistri hanno implicato ciclomotori, in 663 casi motocicli e in 397 biciclette. E’ altissimo anche il numero d’incidenti mortali che coinvolgono questi mezzi: 10 per i motocicli, 5 per i ciclomotori e 3 per le biciclette. I cosiddetti soggetti deboli sono davvero a rischio sulle nostre strade.
La morte e le ferite sulle strade non sono eventi casuali: tra le ragioni imputabili al comportamento scorretto, la guida ‘distratta o andamento indeciso’ è al primo posto (15%), subito seguita dalla velocità troppo elevata (12%). Tra morti e feriti spiccano le classi di età dei più giovani e dei più anziani. Dopo i 70 anni troviamo il 24% dei decessi per incidenti e il 14% tra i giovani tra i 24 e i 29 anni. E’ anche alto (14%) il numero degli incidenti tra i ragazzi dai 13 ai 17 anni, quelli insomma che hanno appena conseguito il patentino per il ciclomotore. Va osservato che il 15% dei pedoni investiti ha meno di 18 anni e il 27% ne ha più di 65 anni.
Lunedì e giovedì i giorni a rischio
Infine i mesi in cui avvengono più incidenti sono luglio e agosto, con 471 feriti e 7 morti per il primo e 441 feriti e 4 morti per il secondo.
Un mito da sfatare è quello di Rimini come città che vive la notte, e quindi città delle stragi del sabato sera: i giorni più pericolosi sono il lunedì e il giovedì, mentre il sabato e la domenica sono tra i giorni meno ‘incidentati’. Le ore più difficili sono quelle del tardo pomeriggio e di metà giornata, orari che coincidono con le massime punte di traffico. ‘Le strade urbane sono sempre più pericolose (17 morti contro i 9 delle strade extra urbane), e la maggior parte dei sinistri avviene nei rettilinei (il 36. 3%), strade ad ampia visibilità, e questo, almeno in parte, è imputabile alle cattive abitudini degli utenti”, interviene Angelo Frugieri, comandante della Polstrada. Agire sui comportamenti sembra essere una ‘strada’ obbligata. Soprattutto su quelli dei giovani, tra i soggetti maggiormente implicati negli incidenti, ‘è altissimo il numero dei ragazzi tra 13 e 17 anni coinvolti nei sinistri, e questo perché guidano mezzi sempre più agili, dopo aver conseguito un patentino che non prevede neppure un’ora di esercitazione pratica’ si lamenta Rossini ‘è una preparazione assolutamente insufficiente’.
Genny Bronzetti