Gridano al mondo la loro voglia di vivere. E si aggrappano con ogni piccola, fragilissima, possibilità all’esistenza. Rimini li accoglie, e in questa lotta pro-life può vantare numeri da record: la Tin, il reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Infermi, conta quattro bambini prematuri sopravvissuti su sei nati, a dispetto della statistica mondiale che parla di un solo sopravvissuto su sei nati prima del tempo. E non è finita. La Tin del dottor Nicola Romeo e della sua equipe, istituita nel 2002, ha al suo attivo nel 2007 oltre 60 neonati di bassa età gestionale e di peso inferiore a 1,5 chili. Trenta di questi “cuccioli d’uomo” pesavano addirittura meno di un chilogrammo. “I nostri numeri sono troppo esigui per fare statistica, tiene i piedi ben piantati per terra, il dottor Romeo – a quello che possiamo garantire è quell’impegno massimo che per ora ci ha premiati spesso”.
L’ultimo, gioioso caso, che ha catturato anche la ribalta nazionale, ha visto protagoniste Anna e Matilde, premature alla 23esima settimana e 6 giorni di età gestazionale (contro le 38-40 settimane di una normale gravidanza) e oggi tornate felicemente a casa. Anna alla nascita pesava 390 grammi, la sorella Matilde più in carne arrivava a 470 grammi: in cinque mesi sono “ingrassate” e oggi fanno registrare rispettivamente 3,4 kg e 2,9 kg.
Quello delle due gemelline di fatto è un record: nel 2007 nessun bambino è sopravvissuto in Emilia Romagna con meno di 24 settimane di gestazione. E oltre a loro, Rimini ne sta amorevolmente accudendo altre due. Sandra Lazzari, la caposala del reparto mette l’accento sul “meraviglioso percorso portato avanti da tutti nessuno escluso”. Dottori e infermieri lavorano duramente per dare a tutti i bambini, anche ai prematuri che altrove non troverebbero tanta premura, una possibilità per la vita. E di pari passo si occupano dei genitori: i risvolti psicologici, in questi casi, sono importanti. A dar manforte ai camici bianchi, ci pensa anche Colibrì, l’associazione di volontariato nata da genitori con bambini nati prematuri o con problemi alla nascita. “Siamo pronti ad offrire sostengo psicologico e se necessario anche logistico, alle famiglie coinvolte, aiutandole con gli alloggi; collaboriamo con infermieri e medici del reparto; e portiamo al Tin tre giorni a settimana una nostra psicologa” assicura il vice presidente Giuseppe Zema. Lui e la moglie Stefania hanno un’esperienza diretta. Il figlio Francesco è nato prematuro a 26 settimane, di appena 930 gr. Dopo quattro mesi ha vinto la sua buona battaglia per la vita.
“Il nostro reparto all’avanguardia ha permesso di raggiungere risultati ottimi, anche in passato, – rilancia il dottor Romeo – che vogliono essere un messaggio di speranza ai genitori nella situazione di Daniela e Marco”.
Accanto alle macchine respiratorie, alle incubatrici e a tutta l’attrezzatura specialistica, medici e infermieri in quelle stanze con i grandi disegni alle pareti, mettono in campo anche gesti e attenzioni. Il “compichilo” ne è un esempio: ad ogni aumento di peso raggiunto dalle due gemelline, si festeggiava come per un compleanno.
L’ufficio del dottor Romeo sembra un album di famiglia: alle pareti si possono sfogliare le fotografe degli ex prematuri che Rimini hanno cantato il loro inno alla vita ed ora proseguono il loro canto felice in giro per il mondo. Il dottor Romeo spera di poter appiccicare quanto prima un altro scatto: quello dei due piccoli nati a Rimini lo scorso anno, gravemente prematuri. Anche loro, come Anna e Matilde, stringono i minuscoli pugni per acchiappare la vita. E farsi prendere in braccio da mamma e papà.
Paolo Guiducci
Intervista:Il dott. Nicola Romeo: assecondo un
desiderio naturale.
I grandi occhioni di Destiny esprimono tutta la gioia che una bambina può sprizzare a quell’età. Specie se – come nel suo caso – si è vissuto tra la vita e la morte per mesi. Pesava 410 grammi alla nascita, avvenuta in anticipo alla 24esima settimana.
Quella di Destiny è solo una delle tante storie di bambini nati prima del tempo e assistiti nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale “Infermi” di Rimini, una struttura d’eccellenza che garantisce tre livelli di assistenza: per il bambino “sano”, per il bambino affetto da patologie medio-minime e per il bambino bisognoso di terapie intensive. Non di rado il Tic accoglie mamme e prematuri da altre città.
Francesca è venuta alla luce a Rimini di appena 22 settimane. Era stata trasferita da Gubbio, ha cercato un alcova accogliente e in grado di aiutarla a superare quei terribili giorni. Nonostante il reparto si sia prodigato, Francesca non ce l’ha fatta. Resta però la dichiarazione dei genitori. “Ringraziamo i medici per averci permesso di conoscere Francesca, anche se nostra figlia poi non ce l’ha fatta”.
Sui limiti dell’assistenza intensiva e, principalmente, su quando rianimare il bambino, come e fino a quando, è in atto una battaglia tra i medici e gli anestesisti. Diverse le scuole di pensiero che si affrontano su questo campo: i sottoscrittori della “carta di Firenze”, Giampaolo Donzelli in testa, non ha dubbi:“evitare al neonato di incerta vitalità (nato tra le 22 e le 25 settimane) cure inutili, dolorose e inefficienti”.
Se a Rimini avessero seguito questa linea, 60 bambini non sarebbero stati rianimati in un anno. E Anna e Matilde ora non starebbero in braccio ai genitori.
“C’è un bimbo piccolo piccolo, nato prima del termine (38-40 settimane), il cui cuore ogni tanto manda un segnale: se decido di intubare, faccio violenza ai suoi genitori? oppure più semplicemente, assecondo il suo istinto vitale, quella spinta che – seppur flebile – manifesta il suo desiderio di venire alla vita? Come medico, cerco di offrire a questi neonati una possibilità. Magari solo due su dieci ce la fanno, qualcuno sopravvive due giorni, altri si fermano alla soglia del mese, ma come posso arrogarmi il diritto di negare a queste creature una possibilità?”.
Dott. Nicola Romeo, nel reparto di Terapia Intensiva neonatale di Rimini, la possibilità la offrite. Eppure molti suoi colleghi la pensano diversamente. E vorrebbero introdurre una soglia d’età sotto la quale non intervenire.
“Ma i dati scientifici non sono univoci e l’errore è sempre possibile. Per cui, meglio un errore per la vita che per la morte. La vita è un valore assoluto, e l’obiettivo del medico in sala parto non è prevedere il futuro del bambino che viene alla luce. Il neonatologo è chiamato invece ad accogliere il neonato e accompagnare i genitori. Offriamo un servizio, e il servizio è la risposta ad un bisogno. Se c’è un neonato che si aggrappa disperatamente alla vita, devo rispondere con amore al suo bisogno”.
Quanti prematuri vedono la luce a Rimini?
“Si è verificata un’escalation. Nel 2002 erano 24 quelli venuti alla luce sotto le 32 settimane e i 1.550 kg di peso. nel 2004 i casi erano già 44. Di questi 5 pesavano tra i 500 e i 749 gr. 10 tra i 750 e gli 899 grammi; 11 oscillavano tra 1.000 e 1.249; e 17 tra i 1.250 e i 1.499 grammi. Nel 2006 i prematuri sono ulteriormente cresciuti, toccando quota 55, fino ad arrivare ai 60 dell’ultimo anno”.
Una quota che fa di Rimini un caso in regione per bambini prematuri che emettono il loro primo, speranzoso, vagito.(p.g.)