Un evento atteso da anni, precisamente dal 2008. Da allora, dalle “solenni” di suor Marilla e suor Vania, il Carmelo Santa Maria della Vita di Sogliano non “ascolta” una professione. Accadrà domenica 22 giugno, protagonista suor Eleonora Cicero (nella foto a sx), 34 anni, siciliana di Barcellona Pozzo di Gotto, che pronuncerà la professione temporanea davanti al Vescovo di Rimini e ad una trentina di parenti e amici in arrivo dall’isola.
“Fino a 10 anni fa, avrei letto distrattamente il versetto del salmo 35 «È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» catalogandolo come «pura illusione». – ammette la carmelitana – Si, perché io non ho incontrato Dio all’interno di una strada diritta e «ordinaria». Il mio cammino è passato «per il fuoco e l’acqua», ho percorso anfratti bui e scoscesi prima di trovare ristoro nelle braccia di un Dio Amore”.
In prossimità della sua Professione, suor Elisabetta guarda indietro con profondo stupore realizzando come il Signore ha custodito ogni suo passo. <+cors>“All’età di 15 anni, la malattia e la morte di mio padre hanno messo fortemente in crisi il mio rapporto con il Signore; <+testo_band>– ammette la religiosa – <+cors>un rapporto creato su un’immagine di Dio distorta e all’interno della quale Lui figurava come il giudice intransigente pronto a punire ogni errore o come un «Dio-talismano» pronto ad esaudire ogni desiderio”<+testo_band>.
L’esperienza del lutto scuote inesorabilmente l’impalcatura contraddittoria e vacillante che Eleonora si è formata negli anni, facendola crollare. Il dolore si trasforma così in un grido di rabbia contro il cielo: “Dio non esiste”!
Cominciano dieci anni di buio assoluto e un’affannosa ricerca di senso, lontana dai “dettami religiosi”. La lettura di vari autori diventa sempre più intensa, ma nulla riesce ad appagare la ricerca di senso: ogni risposta trovata, ha meno significato della precedente. Ma c’è un libro all’orizzonte…“Mettendo da parte l’orgoglio, dopo tanto vano inseguire, decido di ascoltare quella voce che prende posto nel mio cuore: «Io sto alla porta e busso!». Decido di aprire l’unico libro che avevo accuratamente evitato di leggere: il Vangelo.
La mia vita – lei, ragioniera, segretaria e assistente tecnica, con quattro fratelli e tre sorelle – cambia improvvisamente: quegli anfratti bui e tristi dell’anima vengono colmati da una Luce Immensa e posso finalmente sentire, fin nell’intimo di me stessa, l’Amore di Dio inondare la mia esistenza. La ricerca di senso è appagata: non c’è Amore più grande di quello che Lui può riversare nel cuore di ogni uomo”. Inizia così un percorso di conversione profondo all’interno del quale cresce il desiderio di donare al mondo intero l’Amore ricevuto. L’incontro con i carmelitani della sua città, fa germogliare in Eleonora l’amore per il Carmelo e la sua spiritualità intrisa di Parola, di preghiera, di silenzio, di intimo contatto con Dio, di uno stile di vita che unisce sobrietà, solitudine e fraternità. “Poi, nel 2010, un ritiro «casuale» di tre giorni al Carmelo di Sogliano e una svolta che non mi aspettavo: entrata in chiesa, comprendo il senso di quel viaggio che mi avrebbe portato lontano dalla Sicilia. Davanti al crocifisso, una voce dentro di me sussurra: «questo è il posto, fermati!». Il mio «si» non è stato esente da paure ed esitazioni, ma quali orizzonti di libertà mi ha spalancato!”.
Oggi Eleonora ringrazia Dio per il Dono della vita, anche delle pagine più dolorose che l’hanno messa in cammino lasciando le comodità, le illusioni e le certezze dell’Egitto e di approdare nella terra dove scorre il miele della Parola del Signore e dove l’incontro con Lui diventa relazione autentica, viva e coinvolgente. “Dio mi ha donato non solo di vivere nel Carmelo, alla sequela di Maria, ma mi ha pure affidato, come particolare chiamata, di pregare per la Vita, dal concepimento fino alla morte naturale”.
A chi le chiede cosa si prova a stare in clausura, “fuori dal mondo”, Eleonora risponde: “la monaca contemplativa si trova esattamente al centro del mondo con la vocazione di un bimbo appena concepito la cui esistenza è presenza discreta e trasformante nel grembo di madre chiesa e la cui preghiera tiene accesa una luce che i compromessi mondani non potranno mai spegnere perché alimentata dall’Amore infinito di Dio. A chi, perplesso, domanda come si possano abbandonare le certezze materiali del mondo, dico con la Beata Elisabetta della Trinità: «Egli è il mio infinito in Lui amo e sono amata ed ho tutto»”.(t.c.)