L’autunno delle colline riminesi non offre solo castagne e vini novelli ma anche piccoli tesori culturali rimasti nascosti per troppo tempo. Sui pendii di Covignano, vicino la parrocchia dell’attuale S. Fortunato (ex S.Maria Annunziata Nuova di Scolca) c’è di che rifarsi gli occhi: per la prima volta in esposizione l’intero patrimonio sacro appartenente a ciò che era il complesso abbaziale.
Inaugurato sabato scorso, il Museo di Scolca è un piccolo gioiello composto da quattro sale ognuna con un colore d’epoca scelto apposta per suggestionare il visitatore: dal rosso pompeiano al color malva. “La chiesa c’era, il seminario anche; il museo è un elemento di completamento” racconta don Renzo Rossi ideatore del museo. Proprio lui, circa 10 anni fa in visita a S. Fortunato, ha notato una serie di oggetti, quadri, abiti liturgici accatastati in armadi e in ripostigli senza che nessuno se ne curasse. Visto il pregio dei beni che vanno dal 1400 fino al secondo dopoguerra, don Rossi non ha esitato a contattare chi lo potesse aiutare concretamente per la realizzazione della sua idea, ovvero la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e la Provincia. “Non è stato semplice dare vita all’intero progetto; ci sono voluti circa 8 anni per giungere alla soluzione economica e gestionale” aggiunge don Renzo.
Grazie alla consulenza storica e artistica di Andrea Donati è stato possibile ricostruire il passato dell’attuale S. Fortunato. Come lui stesso ha spiegato, nel 1805 questa chiesa prese il posto dell’antica abbazia di S. Maria Annunziata Nuova di Scolca che fu fondata da Carlo Malatesta nel 1418 per i frati ungheresi di S.Paolo Primo Eremita e poi donata ai monaci benedettini di Monte Oliveto. Con l’aiuto della famiglia Malatestiana, S. Maria prosperò come uno dei più ricchi enti monastici della storia di Rimini fino al 1797. Solo da Napoleone in poi l’abbazia fu svenduta e tutto ciò che c’era di prezioso saccheggiato. Ora, ne rimane solo una piccola parte, propria quella presente nel museo. Altri importanti ritrovamenti sono stati fatti nel 2004 durante la costruzione del nuovo Seminario Vescovile. Infatti, sono venuti alla luce alcuni ambienti seminterrati per la conservazione del cibo usati tra il XV e il XVI secolo.
Andrea Donati sottolinea alcuni tratti distintivi del progetto: non è solo una semplice esposizione d’arte sacra ma al contempo anche un’iniziativa scientifico-storica. Infatti, dopo cinque anni di ricerche e studi, il prossimo anno uscirà un libro di storia che ripercorre le orme di S. Fortunato. Ciò ha permesso di raccontare come questa ex abbazia fosse crocevia di contatti non solo per la provincia di Rimini ma a livello nazionale. Proprio Giorgio Vasari fu chiamato a decorare S. Maria di Scolca intorno al 1540; con lui ebbe diversi collaboratori come Benedetto Spadari, Prospero Fontana, Cristofano Gherardi. Ma del lavoro del Vasari è sopravvissuto ben poco: solo la Pala con l’Adorazione dei Magi.
Non meno importante il lavoro di allestimento svolto da Anna Del Bianco e Stefano Lombardelli: con l’uso esatto degli spazi e dell’arredamento è stato realizzato un luogo esteticamente piacevole, lontano dai soliti clichè del museo freddo e carico di didascalie. Si è lasciato parlare gli oggetti: incanta la preziosità dei vestiti liturgici, la grande campana del 1400, i calici dorati e le statue sacre. Il risultato lascia pochi dubbi: messa in opera e opere sacre si dosano tra di loro ottenendo una sintonia tra colore e forma. L’arredamento, poco rifinito e dai colori pastello, è stato costruito appositamente per l’occasione e si abbina perfettamente alle diverse datazione dei suppellettili esposti.
Marzia Caserio