In riva a quel lago la folla gli stava facendo ressa intorno per ascoltarlo. Pur stando in piedi, tanti non riuscivano più a sentirlo. Lì vicino una barca ormeggiata di un certo Simone. Gli chiese se poteva salirvi e cominciò a insegnare (Lc 5): quella barca fu il primo ambone della Chiesa.
Dal greco anabàinein = salire, l’ambone è il secondo luogo in cui Cristo durante la liturgia raduna il suo popolo (v. Catechesi: <+cors>Sede presidenza<+testo_band>, 15), affinché possa nutrirsi alla prima mensa: quella della Parola.
«L’importanza della Parola di Dio esige che vi sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga annunciata, e verso il quale spontaneamente si rivolga l’attenzione dei fedeli» (Ordo generale Messale Romano, 309). L’ambone, infatti, rispecchia la dignità della Parola: è fisso e non un semplice leggio mobile, come la Parola è “stabile come il cielo e la terra”; è elevato e ben visibile, come la Parola che è “luce ai nostri passi”; funzionale sia a chi ascolta (microfonato), sia a chi legge (ampio e illuminato), affinché la Parola possa giungere ai suoi destinatari: tutti. È unico come la Parola che salva (Gesù); nobile e sobriamente ornato (con i colori liturgici o scene della predicazione di Gesù o i simboli dei quattro evangelisti), perché la Parola è bella come l’abbraccio del Padre, come il volto di Gesù e come la novità dello Spirito (OGMR, 309; Principi e Norme Messale Romano, 16; Ordo Letture Messale, 32-34; Benedizionale, 1238; CEI, L’adeguamento delle Chiese, 18.31).
Come gli occhi delle folle erano rapiti dal volto e dalla voce di Gesù sulla barca, così anche gli occhi dei fedeli devono guardare in direzione dell’ambone, da dove «Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella sua parola, annunzia il Vangelo quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura» (OGMR, 29).
Il gesto di Gesù non fu solo funzionale (far udire), ma anche “liturgico”, perché fece udire la Parola di Dio; egli non fece altro che fare ciò che facevano i grandi scribi quando proclamavano la Parola di Dio (v. Catechesi: Proclamare, 32): «Tutto il popolo si radunò sulla piazza e disse a Esdra, lo scriba, di portare il libro della legge. Esdra stava sopra una tribuna di legno e aprì il libro; come lo ebbe aperto, tutto il popolo si alzò in piedi…» (Ne 8).
L’ambone è il luogo in cui lo Sposo e la Sposa (Dio e la Chiesa) sono l’uno di fronte all’altro e dove si parlano e si ascoltano dopo essersi incontrati nei Riti iniziali e prima di celebrare le Nozze sull’altare: Lui le parla e Lei le risponde con il canto del Salmo; Lui le dà la Buona notizia (Vangelo e omelia) e Lei l’accoglie nel suo cuore (Professione di fede), gettando in Lui ogni sua preoccupazione (Preghiere dei fedeli). Per questo l’ambone, anche dal punto di vista architettonico, è considerato la cerniera tra il presbiterio e la navata della Chiesa (posto tra l’altare e l’assemblea); e per l’unità che vige tra la mensa della Parola e quella del suo Corpo e del suo Sangue, l’ambone ha sempre una forma correlata a quella dell’altare (CEI, 18; OLM, 32)
Essendo lo spazio liturgico della Parola (e a immagine della Parola), solo essa può risuonare dall’ambone (letture, salmo e vangelo) e ciò che ad essa è riferito (omelia, preghiere dei fedeli e preconio pasquale); tutto il resto (commenti, avvisi, solista e direttore del coro) deve essere annunciato da un altro luogo (magari da un leggio mobile microfonato e fuori dal presbiterio!). Su di esso ci deve stare quindi solo il Lezionario (dall’inizio della Messa) e l’Evangeliario (portato da un ministro). In altre parole, all’ambone salgono solo i lettori, i ministri e i celebranti con le rispettive vesti liturgiche (v. Catechesi: Vesti sacre e vesti dei fedeli, 25-26), come insegna il Messale (OGMR, 309.58.105.136; PNMR, 272; OLM, 33.54).
Quando infatti usiamo l’ambone per altri scopi, lo riduciamo a un semplice pulpito, cioè a una mera tribuna oratoria. Facciamo lo stesso errore dei medioevali, che piano piano sostituirono la Parola con le parole: costruirono pulpiti a metà delle navate per farvi predicare anche fuori dalla Messa e per radunare le folle attorno a un predicatore famoso. È anche in tal modo si sancì la frattura tra la liturgia (che si svolgeva in presbiterio) e il popolo (nella navata a recitare le preghiere per conto proprio): non torniamo indietro!
L’ambone è benedetto prima di essere destinato all’uso liturgico (o dopo un restauro), per cui la consueta applicazione alla vita la lascio oggi alla bella preghiera tratta dal Benedizionale: «O Dio, tu non ci lasci mai mancare il nutrimento dolce e forte della tua parola. Risuoni ai nostri orecchi la voce del tuo Figlio risorto, perché corrispondendo all’azione interiore dello Spirito, possiamo essere non solo ascoltatori, ma operatori fervidi e coerenti della tua parola».
Elisabetta Casadei
* Le catechesi liturgiche si tengono ogni domenica in Cattedrale alle 10.50 (prima della Messa).