La sua non è una faccia nuova. Infatti, quando decide di ritornare a Rimini, non manca mai di passare al Ponte per aggiornarci sulle novità cilene. Parliamo di Pietro Bianchini, cileno di nascita ma italiano di origine: appena sette anni fa, decise di vivere insieme alla sua famiglia un anno sabbatico a Ospedaletto per integrarsi completamente nella realtà che il nonno tante volte gli aveva raccontato. La storia dei suoi avi, assomiglia a quella di molti altri immigrati romagnoli che alla fine degli anni ’30 lasciarono Rimini per trovare la cosiddetta “America”; e in fondo, loro, l’America la trovarono, anche se l’avventura non partì subito bene. Approdato in Sudamerica (Los Andes) assieme alla compagna tedesca, il nonno di Pietro, che di mestiere faceva il dottore, non poté esercitare la professione. Solo dopo 30 anni e centinaia di ore di studio riconquistò la sua licenza. Ma visto che non tutti i mali vengono per nuocere, tra un libro e l’altro, mise in piede con i suoi fratelli un albergo dal nome “Termas El Corazon” nel quale lavora tutt’ora Pietro.
“Si tratta di un albergo a gestione familiare e con prodotti cileno-romagnoli. Le ricette sono quelle di Artusi e mio nonno ha cercato di tramandarle di padre in figlio, come ha fatto per la stessa lingua”.
Pietro parla italiano, come la maggior parte degli altri discendenti.
“Tutti abbiamo a cuore le nostre origini, ecco perché organizziamo corsi di lingua italiana, ecco perché coltiviamo le tradizioni culinarie e gli usi e costumi romagnoli, tra i quali il gioco delle classiche bocce o i canti popolari”.
Proprio per questo è nata l’associazione emiliano-romagnoli in Cile: oltre a mantenere viva la memoria grazie a decine di attività, l’organizzazione fa capo anche al Ministero degli Italiani del Mondo che facilita gli scambi economici tra Cile e Italia e dà il suo aiuto qualora ce ne fosse bisogno.
“Gli oriundi italiani sono più di 400mila e la maggior parte sono dediti ad attività imprenditoriali: non mancano le famiglie originarie della Romagna che portano il cognome Casadei o Polverelli che è originario di San Giovanni in Marignano”.
Pietro vive a Santiago insieme a tutta la sua famiglia ma continua imperterrito la sua missione dedicata al recupero delle origini.
“Il prossimo dicembre mia figlia verrà con la scuola a Santarcangelo per dare testimonianza dei cileni di origine italiani all’ITC Molari. Io per primo, ogni volta che vengo m’impegno a portare un po’ della nostra storia, che poi è anche un po’ la vostra”.
Pietro, che dopo sette anni da quei famosi dodici mesi sabbatici, è tornato a Rimini, non ha perso l’occasione per andare a Miramare a cercare l’abitazione dove sono cresciuti i suoi nonni. Inoltre ha portato il libro che ha scritto ripercorrendo la lunga avventura del nonno dottore e della nonna tedesca, 98enne tutt’ora in vita. Ma cosa rappresenta Rimini per un cileno lontano dall’Italia?
“Un vero e proprio sistema di vita: piatti tradizionali come piadina, tant’è che in Cile abbiamo tradotto 775 ricette in spagnolo e da sempre anche noi facciamo il Sangiovese. Inutile dire che abbiamo ereditato anche una buona vocazione turistica. Infatti grazie a noi, i rapporto tra Italia e Cile sono aumentati, l’Italia ha fatto investimenti in autostrade, linee telefoniche, attività commerciali. Per esempio a Valparaiso, su 60mila abitanti, 250 siano emiliano-romagnoli”.
Marzia Caserio