Scrittore (Tu mio, Il giorno prima della felicità, Montedidio) e poeta (L’ospite incallito, Opera sull’acqua), non è di certo un volto sconosciuto a Rimini. A fine estate prese parte ad una manifestazione tenutasi in città che vide come grande protagonista la poesia, un evento incluso nel calendario di “Assalti al cuore off”, mentre ancor prima fu di scena al Teatro Novelli. Il 17 dicembre l’autore napoletano Erri De Luca tornerà in Romagna con Fili, un’opera nuova dove non è sviluppata una vera e propria trama: viene lasciato spazio ad una singolare eterogeneità di temi e di immagini tramite la recitazione di alcuni monologhi tratti dalla sua feconda produzione letteraria e armonie musicali da lui stesso suonate sulle corde della sua chitarra classica.
Lo spettacolo è inserito nel calendario della stagione teatrale 2009/2010 del teatro Ermete Novelli di Rimini, per “rileggere” la letteratura di Erri De Luca o in alternativa per conoscerla e magari cominciare ad apprezzarla. Significativa fra gli accorgimenti scenici, è la proiezione di un video che vede inscenata una singolare narrazione, che vede protagonisti alcuni ragazzi di un liceo che nella loro scuola hanno combinato un guaio: nessuno di loro è intenzionato a rivelare il nome del diretto responsabile. Un professore coglierà così questo motivo occasionale per impostare una lezione sulla responsabilità e sull’omertà. Lo spettacolo vede la regia di Roberto Cavallo.
Erri De Luca, come è nata l’idea dell’opera?
“L’opera è una messinscena di mie storie, che sono piaciute a due persone, Michele Afferrante e Roberto Cavallo. Hanno voluto portarle a teatro e a me hanno chiesto di intervenire in margine alla loro idea di rappresentazione. Pensando alla storia che vede protagonisti i ragazzi, quella proiettata in video, mi viene in mente la figura di un bambino. Un bambino tace per uno scherzo, per una marachella, ma spesso quel che si definisce uomo adulto da cosa è spinto costantemente a tacere? Un bambino tace per molti motivi e lascio a chi è genitore il compito di interpretare il suo silenzio.”
In questa storia tace una classe intera, per improvvisa resistenza, per disgusto di accusare, per un soprassalto di solidarietà.
“Non accetta il ricatto del potere adulto. È una esperienza sociale che ho conosciuto e che lascia memoria, dentro una persona, di una lezione sulla responsabilità. Pensando alle ultime vicende del Napoletano, mi riferisco ai filmati relativi alle «esecuzioni» camorriste, è l’omertà o per meglio dire l’indifferenza di gente non responsabile degli omicidi ad incarnare una piaga sociale.”
La lezione del professore può essere in qualche modo riferita anche a questi casi, in cui si tace da non responsabili?
“Napoli è anche una città violenta, i cittadini sono allenati a una pressione intorno che sviluppa anticorpi, resistenze a farsi coinvolgere, destrezze a schivare. Ma la indisponibilità a collaborare, a denunciare, a offrire testimonianza, dipende solo dalla stima zero per la forza pubblica di stato. Mi convince la risposta data da uno degli intervistati di questi giorni: la polizia è pagata per arrestare i criminali, non per farsi dire dai cittadini chi sono i criminali. Per quello potrebbero starsene in ufficio e aspettare la soffiata. Uno stato che sul territorio è un ospite, non può chiedere ai residenti di esporsi. Faccia valere Il suo potere e le sue capacità, e si vedrà che non mancheranno le collaborazioni. Il teatro è protagonista di una storia millenaria. Basta pensare alla Grecia prima e a Roma poi per intendere. Al tempo il suo significato suonava spesso come quello di «mezzo purificatore» ed il teatro era il cuore di feste e celebrazioni.”
Qual è il valore del teatro oggi, in questi anni in cui si trova a convivere con il cinema e con la televisione delle fiction?
“Il teatro è la più libera e immediata forma di espressione artistica. Non ha bisogno di nulla, l’attore sale su una qualunque scena e parte il racconto. Il teatro è perciò il sintomo della prontezza di riflessi del proprio tempo. Risponde subito all’ordine del giorno. Negli anni della mia gioventù politica il teatro accompagnava le nostre ragioni di denuncia e di lotta, teneva compagnia a un paese che cambiava in fretta. Oggi non mancano voci vere e sincere, il teatro è vivo, certamente molto di più del cinema”.
Enea Conti