L’obiettivo è molto chiaro: far modificare la Legge Sviluppo che secondo la Centrale Sindacale Unitaria è “un clamoroso fallimento”. Il perché lo spiegano i segretari della Federazione Industria, Enzo Merlini e Paride Neri che tornano alla carica chiedendo al Governo un deciso cambiamento di rotta sulle politiche del lavoro.
“Su quattro nuovi occupati solo uno è sammarinese, mentre la crescita delle imprese è in frenata rispetto agli anni scorsi”.
Varata sei mesi fa, la legge è nata con l’obiettivo di combattere la disoccupazione interna attraverso la liberalizzazione delle assunzioni e applicando disincentivi economici per le aziende che ingaggiano personale oltre confine. Ma come ampiamente annunciato, denunciano Merlini e Neri, “questi interventi legislativi si sono rivelati un flop clamoroso”.
A certificare l’insuccesso sono gli ultimi dati disponibili del bollettino dell’Ufficio di Statistica che registrano un aumento occupazionale di 485 unità nel settore privato, ma di questi solo poco più di 120 sono sammarinesi o residenti.
“Praticamente solo un nuovo occupato su quattro proviene dalle liste di avviamento al lavoro di San Marino, mentre l’anno scorso, quando la Legge Sviluppo non esisteva, il trend occupazionale era opposto: su 303 nuovi assunti, 230 erano sammarinesi. Sono numeri che dimostrano la totale inefficacia del mix liberalizzazione-disincentivi in un mercato occupazionale di piccole dimensioni come il nostro, che ha invece bisogno di filtri d’ingresso”.
E anche sul fronte imprese i numeri dell’Ufficio Statistica non sono incoraggianti: l’incremento di 73 aziende registrato in marzo è inferiore rispetto a quello degli ultimi anni: nel 2017 l’incremento del numero di imprese fu di 81 rispetto all’anno prima e furono 76 le imprese in più nel 2016 rispetto al 2015.
“Quanto pensa di attendere ancora il Segretario di Stato al Lavoro (Andrea Zafferani, nella foto) per uscire dalla sua protervia e capire che la Legge Sviluppo è sbagliata e che va profondamente rivista?”, si chiedono i due Segretari che tornano a chiedere all’intero Congresso di Stato l’apertura di una “cabina di regia generale capace di sostenere una vero confronto su temi cruciali come il lavoro e lo sviluppo economico”.
Insomma, una situazione che secondo la CSU non è più sopportabile e, proprio per questo, è stato indetto lo sciopero generale di mercoledì scorso.
Francesco Barone