Un mese fa, Sergio Bonelli ha iniziato a cavalcare insieme a Tex e Mister No, Zagor e il Piccolo Ranger. Nei pascoli del cielo. È stato il più importante editore italiano. Uno sceneggiatore coi fiocchi, capace di regalare avventura a piene mani nello Spirito con la Scure, di stemperare i toni nel Ragazzo nel far West. Con Mister No, invece, ha fatto irrompere nel fumetto italiano una figura di antieroe, problematico e umanissimo, degno di Corto Maltese e predecessore di Ken Parker e soci.
Sergio Bonelli è stato anche editore illuminato. Giovanissimo, nel 1957 ha preso in mano le redini della casa editrice messa in piedi dalla madre Tea, che aveva nel padre Gianluigi il primo autore. Basterebbe citare Tex per avere la cifra del valore di Bonelli padre.
Quella impresa artigianale – come l’ha sempre definita lo stesso Sergio – ha cambiato connotati con il fenomeno Dylan Dog. Un fumetto capace di vendite straordinarie ma anche di catturare l’interessi di altri mondi. Lo testimoniano l copertine di patinati come Max, la gigantografia che ha fatto da sfondo al concerto del 1 maggio a Roma, le numerose campagne sociali (contro la droga e l’abbandono degli animali) che hanno avuto l’Indagatore dell’Incubo come protagonista.
Da azienda artigiana, la Sergio Bonelli Editore diventa rapidamente un colosso editoriale, senza rivali in Italia, tra i più importanti in Europa. Sergio rimane lo stesso: un signore timidissimo e spesso insicuro, che con un microfono in mano e un pubblico deciso ad ascoltarlo, diventa un affabulatore straordinario, oltre che appassionato e competente del medium fumetto. Non si tira mai indietro, davanti al pubblico per il quale nutre profondo rispetto.
Fumetti popolari, i suoi, ma in molti casi capaci di proporre spunti su tematiche importanti: la convivenza tra i popoli e il senso della ricerca, ad esempio, e la morte.
Appassionato di viaggi, curioso e mai banale, Bonelli ha sempre avuto un buon feeling con Rimini. L’ultima sua apparizione pubblica è stata proprio in riviera, in occasione del festival Cartoon Club. Sergio è stato il mattatore delle giornate finali dedicate al fumetto. Ma l’editore di Tex e Julia aveva iniziato a frequentare Rimini nel 1992. Giovane collaboratore della rivista specializzata Fumo di China, ero stato suo ospite a più riprese nella redazione di via Buonarroti per alcune ricerche ed interviste. Mi aspettavo un capo inavvicinabile, mi trovai di fronte ad un perfetto padrone di casa, che amichevolmente mi aprì le porte della redazione e del suo ufficio, nel quale esibiva straordinarie tavole a fumetti realizzate dai maggiori autori. Quando il Meeting per l’Amicizia allestì nel 1992 al Palazzo del Podestà la grande mostra “Le città degli dei. Dieci culture pre-colombiane del Messico”, saputo del suo amore per i viaggi e l’antropologia, lo invitai. Scese solitario a Rimini, e per due giorni visitò la mostra e la città per intero. Con una fermata alla libreria “La Riminese”, ancora di fronte al Duomo: ne uscì con una montagna di volumi sottobraccio.
Qualche anno più tardi, insieme agli amici de Il Portico del Vasaio mettemmo in piedi una serata dedicata al fumetto. Sergio fu subito dei nostri. Sul palco del Teatro Tarkovskij, lo affiancavano Giampiero Casertano (disegnatore di Dylan Dog) e Marco M. Lupoi, direttore editoriale di Marvel Italia. Nonostante la nebbia, la sala era gremita e le domande a raffica. La conclusione a cena: pesce sul lungomare. Ritornò ancora, ed era già Cartoon Club, a luglio. Affiancò Carlos Gomez, il disegnatore argentino di Dago, e in quell’occasione cercò di convicerlo a provarsi con Tex, desiderio diventato realtà proprio quest’anno con il Texone. In quell’edizione, Bonelli fu protagonista di una serata indimenticabile al Teatro Novelli: una band suonava le canzoni amate da Mister No, il suo personaggio preferito, Michele Masiero recitava brani sull’ex pilota e Guido Nolitta (pseudonimo con il quale Bonelli firmava le storie) era intervistato sul palco.
Ogni Natale è l’occasione di un suo messaggio di auguri, autografo. E tante lettere e numerose telefonate. Anche veraci. Su FdC avevo bonariamente ripreso Paolo Bacilieri che in un numero di Napoleone aveva scambiato i ruoli nel basket. Alla cornetta Bonelli prese signorilmente le difese del suo autore, lasciandomi però piena libertà d’azione.
L’ultimo ricordo è il più vivido. 22 e 23 luglio 2011. Bonelli è il festeggiato del Cartoon Club, merito dei 50 anni di Zagor, lo Spirito con la Scure da lui creato con Gallieno Ferri. Due incontri, due bagni di folla. Ore a parlare, rispondere a domande, guardare immagini, raccontare aneddoti. E firmare autografi, stringere mani, ricevere l’applauso dei lettori. C’è un omaggio musicale: le songs immortali che Sergio ha sempre amato. Con un equivoco. In scaletta c’è Body and Soul, che Mister No tante volte ha cantato. Bonelli senza saperlo dice: “quella canzone l’ho già scelta: sarà la colonna sonora del mio funerale”. Imbarazzo. E adesso come si fa a suonarla? Prendo il coraggio a quattro mani, spiego a Bonelli la situazione. Lui ci ride su e invita ad attaccare il brano. Sorridendo. Un vero signore, su e giù dalle nuvole.
Paolo Guiducci