Gli strumenti di intelligenza artificiale generativa hanno indubbiamente avuto un’influenza straordinaria sulla nostra quotidianità: la possibilità di usufruire gratuitamente di una tecnologia così avanzata ha dato vita ad opportunità finora impensabili, ma anche a nuovi problemi da affrontare. Uno di questi, tanto concreto quanto trascurato e urgente, è l’impatto dell’IA sul nostro pianeta, che sta pagando il prezzo dell’evoluzione sempre più spedita di queste piattaforme.
Il funzionamento di software come ChatGPT è affidato a grandi centri dati, edifici straripanti di computer che elaborano immense quantità di richieste, a cui consegue un ingente consumo di energia elettrica: secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, nel 2022 i soli data center hanno consumato una quantità di elettricità pari a quella della Francia. Lo scenario non è destinato a migliorare nei prossimi anni, anzi: si stima che entro il 2026 l’utilizzo di energia elettrica per l’intelligenza artificiale raddoppierà, fino a raggiungere il consumo del Giappone. Ma i data center non richiedono solamente elettricità: un secondo aspetto preoccupante riguarda il consumo di acqua per il raffreddamento dei server, a cui si aggiunge il quantitativo richiesto per l’addestramento dei nuovi modelli di intelligenza artificiale. Secondo uno studio dell’Università della California, chiedere a ChatGPT di scrivere una semplice e-mail di 100 parole consuma circa una bottiglietta d’acqua da 500 ml, ma con l’evoluzione delle architetture alla base di questi strumenti tale quantità è destinata ad aumentare. A questi temi allarmanti si aggiunge anche la crescita vertiginosa delle emissioni di gas serra: l’addestramento di modelli come GPT-3 ha prodotto oltre 550 tonnellate di anidride carbonica, equivalenti a 300 voli andata e ritorno tra Roma e New York.
Le prospettive future dell’impatto ambientale legato all’impiego dell’IA non sono di certo confortanti: tuttavia, secondo le imprese del settore, sfruttando l’intelligenza artificiale per aumentare l’efficienza energetica di industrie, trasporti e città, la rotta potrebbe essere invertita. Ancora è confermato che i benefici di questo approccio supereranno i costi connessi al consumo crescente di risorse naturali, che nel frattempo aumenta inesorabilmente, generando un ulteriore campanello d’allarme per il benessere del nostro pianeta.
Serve maggiore consapevolezza
Un tema, quello della tutela ambientale, che sappiamo essere particolarmente caro ai giovani, che per ironia della sorte sono spesso anche gli utenti più entusiasti dei nuovi software di IA generativa: ma continuerebbero ad utilizzarli allo stesso modo se fossero consapevoli del loro impatto sul pianeta? L’abbiamo chiesto ad Andrea e Federico, entrambi 22enni riminesi.
Andrea, studentessa universitaria, è particolarmente informata sul tema: “ Studiando ingegneria informatica, mi ritrovo ad utilizzare l’IA quasi ogni giorno per risolvere problemi per cui una semplice ricerca su Google non basta, ma anche ad approfondire la tematica tra i banchi di scuola. Nonostante questo, la mia opinione riguardo all’intelligenza artificiale è in contrasto rispetto a quella di molti miei colleghi, entusiasti del progresso della tecnologia ma disinteressati ai suoi aspetti negativi, tra cui i danni a livello ambientale: per quanto provi a farlo presente, spesso mi viene detto che sto ingigantendo la situazione, quando in realtà i numeri dimostrano il contrario”. Perché allora le persone continuano ad utilizzare questi strumenti senza criterio anche se conoscono gli effetti negativi ad essi legati? “ Probabilmente perché l’IA ci ha reso la vita troppo comoda. – risponde Federico – Molti miei coetanei sono talmente abituati a usare l’IA per completare compiti più in fretta o ‘creare’ testi o immagini come passatempo che non sono più disposti a rinunciarvi. Inoltre, si sente così spesso parlare di cambiamento climatico che ormai non rappresenta più una motivazione sufficiente”.
È ancora possibile un cambio di rotta?
Nonostante questo apparente disinteresse, i modi per invertire la rotta ci sono. Secondo Andrea, si può iniziare da un uso più ragionato dell’IA nel nostro piccolo: “ Per impiegare i software di IA generativa più consapevolmente non serve abbandonarli del tutto, ma capire che non è necessario usarli per qualsiasi cosa. Ad esempio, prima di chiedere a ChatGPT la soluzione ad un problema cerco sul browser o ripropongo le domande su blog specifici. Per quanto riguarda i compiti più creativi, invece, dobbiamo sforzarci di ‘usare la nostra testa’ o coinvolgere un amico più competente di noi nel campo: in questo modo l’uso dell’IA diventa sostenibile anche dal punto di vista sociale”.
E per chi non ha questa sensibilità? Federico suggerisce che l’insistenza e la sensibilizzazione potrebbero essere due chiavi importanti: “ Forse le persone non sono pienamente consapevoli dell’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale: per coinvolgerle maggiormente bisogna senza dubbio continuare a parlarne, senza citare i numeri in senso assoluto, ma mostrando i danni effettivi, che potrebbero diventare ancora più consistenti se non apriamo gli occhi”.
Giulia Cucchetti