Non essendo né un esperto di moda né particolarmente portato per l’algebra, non so spiegare scientificamente perché l’equazione H+&+M crei molta più attrattiva di quella O+V+S. Attendibili commenti femminili mi dicono che dietro c’è la capacità di intercettare la moda con linee a basso prezzo, ma soprattutto c’è la forza del marchio (o il brand come dicono quelli che ne sanno). E c’è da crederci, visto che H&M viene dalla stessa terra dell’Ikea. Non una colonizzazione aggressiva, ma studiata ed efficace. Per evitarci imbarazzanti figure con l’inglese, ad esempio, è la stessa azienda che da noi pronuncia il suo marchio all’italiana, acca emme. Ma alla base ci sono idee ben chiare, altrimenti non si spiega come piccole aziende nate nell’ingegnosa provincia scandinava (Vasteras, patria di H&M, ha più o meno le stesse dimensioni di Rimini) siano riuscite a conquistare mezzo mondo. Viene da pensare a quello che invece da noi accade con la piadina: una tipicità riconosciuta e apprezzata a livello internazionale, ma ogni volta che vien fuori il discorso del marchio ci si divide e si polemizza. E intanto, a quanto pare, in giro per l’Europa c’è chi commercializza tranquillamente col nome “piadina romagnola” discutibili imitazioni del nostro prodotto (ma basta anche solo andare fuori dalla nostra regione). E allora, verrebbe da dire, perché non chiedere consulenze agli svedesi, che qua ci stanno pure facendo mangiare le loro polpette? Altrimenti rischiamo di perderci a oltranza nelle nostre diatribe: abbiamo la piada, ma non i denti.