Gli eventi ecclesiali recenti e il protagonismo dei giovani nelle manifestazioni scoppiate sullo “scacchiere internazionale”; una globalizzazione che “sempre più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla politica”; la necessità di “correggere abitudini e stili di vita”; la “questione morale” nella politica italiana; l’attenzione della Chiesa ai poveri e a quanti sono colpiti dalla crisi; la “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Sono molti gli argomenti che il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha affrontato il 26 settembre nella prolusione al Consiglio episcopale permanente.
Guardando al nostro Paese, ”se non si riescono a far scaturire, nel breve periodo, le condizioni psicologiche e culturali per siglare un patto intergenerazionale che, considerando anche l’apporto dei nuovi italiani, sia in grado di raccordare fisco, previdenza e pensioni avendo come volano un’efficace politica per la famiglia, l’Italia – ha detto il card. Bagnasco – non potrà invertire il proprio declino”. Il porporato ha fatto riferimento al ”senso d’insicurezza diffuso nel corpo sociale” per la crisi economica e sociale, seguita con “apprensione” dai vescovi “per le pesanti conseguenze sulla vita della gente e gli effetti interiori”, laddove ”sembra produrre un oscuramento della speranza collettiva”. “L’Italia – ha poi puntualizzato – non si era mai trovata tanto chiaramente dinanzi alla verità della propria situazione. Il che significa, tra l’altro, correggere abitudini e stili di vita”.
È quindi intervenuto sulla “questione morale”, annotando che “chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta”. “La responsabilità morale – ha precisato – ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano”. Il cardinale ha riconosciuto che “si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. E se “è l’esibizione talora a colpire” come pure “l’ingente mole di strumenti d’indagine messa in campo” e “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”, “nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi”, ha aggiunto richiamando come “i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie” siano “in sé stessi negativi” e producano “un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà”. Dal presidente dei vescovi è giunto l’invito a “purificare l’aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate”.
card. Angelo Bagnasco