Ultima possibilità di matrimonio per il giovane Carlino Viggetti, figlio del mezzadro del signor Osti. Al ragazzo piacerebbe continuare “a modo suo”, visto che le fanciulle cadono ai suoi piedi, complice un alito “al biancospino naturale” (forse perché generato in una siepe di biancospino). Ma la famiglia Viggetti ha necessità di mantenere il lavoro al podere e Carlino deve convolare a nozze con una delle due figlie di Osti. Peccato che Carlino invece perda la testa per la figliastra di Osti, Francesca, e non abbia perso del tutto il vizietto dello sciupafemmine…
Pupi Avati presenta il suo ultimo film Il cuore grande dlele ragazze con quello stile garbato e semplice che lo ha spesso caratterizzato. Lo fa con una storia d’altri tempi, con procedure sociali e rituali ormai estinti, con due famiglie che, loro malgrado, devono intrecciarsi.
Un film che ha a che fare con i cantanti: Carlino infatti è interpretato da Cesare Cremonini, che però non tira fuori l’ugola ma recita con un piglio stranito ma abbastanza convincente, mentre alle musiche c’è Lucio Dalla. Un film che ha a che fare con attori “avatiani” come Gianni Cavina (e c’è anche la riminese Rita Carlini, apparsa in altre produzioni del regista bolognese). Un film che ha a che fare ancora con Andrea Roncato (il papà di Carlino) e Micaela Ramazzotti che interpreta il ruolo di Francesca, con una chiesa non richiesta per le nozze, con un pranzo di nozze senza nozze, con una luna di miele con “patatrac”, fino alla conclusione della storia che riporta tutto a quel cespuglio di biancospino.
Voce narrante (quella di Edo, il fratello più piccolo di Carlino, ai giorni nostri) fornita da Alessandro Haber e confezione gradevole, pur nell’economia di un cinema che non trova grandi “scossoni” emotivi, ma risulta simpatico e brillante quanto basta per uno spettacolo dignitoso.
Cinecittà di Paolo Pagliarani