Definirei l’istituzione dei “registri” per il testamento biologico in alcuni Comuni, ultimo quello di Rimini, una provocazione ideologica, perché ogni giurista sa benissimo che tali registri non possono avere alcun valore giuridico, sia perché tali competenze dovrebbero essere assolutamente dello Stato – né delle Regioni, né dei Comuni – in quanto si tratta di materia afferente ai diritti personali, sia perché mi sembra che i Comuni accettino qualunque tipo di testamento biologico, mettendo inevitabilmente insieme testi ben meditati e costruiti con dichiarazioni inutilizzabili, perché prive di elementi rigorosi e, dunque, illegittime. Quella dei registri nei Comuni è quindi un’iniziativa di carattere politico-culturale che sfrutta le istituzioni per ottenere una certa valenza mediatica.
In una società libera bisogna incrementare tutte le iniziative della società civile che portino avanti una visione del mondo alternativa, ma non lo si dovrebbe fare attraverso il veicolo delle istituzioni, che hanno il compito di essere fedeli al diritto positivo vigente, o di attivarsi per modificarlo. La società civile va il più possibile aiutata ad esprimere le sue istanze: ben vengano dunque tutte le manifestazioni pubbliche, di piazza, o che utilizzano i giornali, a patto di non incorrere ad una strumentalizzazione che viola uno dei principi costituzionali.
In realtà si vuole configurare qualcosa che va al di là di un corretto testamento biologico. Infatti solo una piccolissima parte dei cittadini è in grado di dare direttive autentiche, e degne di essere vincolanti per il medico. Cresce nell’opinione pubblica l’idea che, nel caso in cui una persona non sia in grado di redigere da sola un testamento biologico, basti indicare un fiduciario o un medico per sostituirlo. Questo è un fatto gravissimo, perché si parte da un omaggio all’autodeterminazione del singolo e si conclude che qualunque persona, in una scelta così grave, può essere surrogata da un’altra persona. Si cerca di burocratizzare la fine della vita umana usando lo schermo dell’autodeterminazione, ma saranno altri a scegliere, un familiare o addirittura un medico ospedaliero.
Francesco D’Agostino
Presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica