Fino all’anno scorso se associavo le parole “estate” e “provocazione” la prima cosa che mi veniva in mente era l’immancabile replica agostana di Un americano a Roma e l’immortale dichiarazione del giovane Sordi: “Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo”. Quest’anno a luglio appena iniziato, a Rimini siamo già tutti diventati esperti di provocazioni. Abbiamo imparato che la provocazione artistica è più efficace della promozione turistica, e che se uno è iscritto all’Albo dei Provocatori le sue opere possono stare bene dovunque, mica solo chiuse in un museo. Poi abbiamo imparato che anche entrare in nell’aula del Consiglio Comunale in tenuta balneare con materassini e asciugamani è una provocazione legittima, se per far spostare il mercato dopo mesi di discussioni si ritiene assolutamente necessario convocare una seduta alla domenica pomeriggio. Ognuno a difendere la propria provocazione, ovviamente provocata da una giusta causa, ognuno a sminuire la provocazione altrui. E il cittadino, che tutti ’sti trattati di provocaziologia col caldone di luglio alla fine risultano anche un po’ indigesti? A me tutto questo parlare mi ha fatto venir voglia di due spaghetti. Ma non quelli della provocazione sul ponte di Tiberio con l’uomo che ne è ricoperto. Da un paio di spaghetti alle vongole mi farei provocare ben volentieri, per dirla con l’Albertone.