“Nella battaglia dell’antipolitica hanno sacrificato l’anello più debole”.
È il commento di Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini, che abbiamo incontrato per conoscere il suo parere sul provvedimento del Governo italiano che abolisce l’ente. Che, però, in realtà, non sparirà. “Le Regioni dovranno decidere quali competenze e responsabilità vogliono delegare alle future Province. Al posto di un organismo eletto dai cittadini ce ne sarà uno composto da dieci persone scelte dai sindaci”.
Ma i risparmi?
“Le funzioni rimarranno, e quindi anche il personale e gli immobili. Saranno limitatati agli stipendi di consiglieri e assessori, ammesso che le nuove figure non vengano pagate. Il loro costo, su scala nazionale, è di 113 milioni all’anno, contro i 160 che si risparmierebbero dimezzando i parlamentari. Per non parlare dello scandalo dei vitalizi”.
Quali sono i lati negativi dell’abolizione dell’Ente locale che presiede?
“Prima di tutto i costi. Le competenze passeranno solo in parte ai Comuni: non credo che le decine di chilometri di strade di Casteldelci possano essere posti a carico dei 450 abitanti del Comune. O che istituti scolastici come il «Gobetti» o il «Molari» possano essere scaricati su Morciano o Santarcangelo. Questo vuol dire che la maggior parte dei 300 dipendenti della Provincia passerà alla Regione e, di conseguenza, avranno un aumento di stipendio. Inoltre la Regione dovrà aprire delle sedi operative, che oggi non ha. Ma quelle che mi preoccupano di più sono le conseguenze sul consumo del territorio, per evitare disastri come a Genova o Messina”.
La Provincia, afferma Vitali, è oggi l’ultimo baluardo a difesa di settori come l’ambiente, il territorio, l’agricoltura. Soprattutto i piccoli comuni tendono a far cassa con gli oneri di urbanizzazione, contando su un’espansione che può cessare da un anno all’altro. Sono quindi spinti a incoraggiare nuovi insediamenti.
“La Provincia, così com’è oggi, è l’unico Ente che può opporsi validamente a questa tendenza, che in futuro sarà sotto il controllo dei sindaci. Inoltre ha anche un ruolo nel promuovere la sanità, le cui infrastrutture, come gli ospedali, sono tutte a livello provinciale. Fortunatamente i conti dell’Ausl di Rimini sono i migliori della regione e abbiamo notevolmente ridotto il numero di chi va a farsi curare fuori i nostri confini. Ma come Ente abbiamo anche un ruolo importante nella gestione diretta di grosse infrastrutture: possediamo il 30% della quinta fiera del Paese e del più grande Palacongressi d’Italia, siamo all’interno dell’aeroporto Fellini che è vicino a raggiungere il milione di passeggeri all’anno”.
L’esistenza delle Province consente anche ai territori di avere un’identità e di farsi concorrenza. “In questi anni abbiamo rivendicato e ottenuto molte infrastrutture. Senza una Provincia rischiamo di tornare ai tempi di quando eravamo il fanalino di coda dell’Emilia Romagna e la terza corsia dell’A14 si fermò a Rimini nord. Sapete che il comune di Forlì ha lo stesso numero di case popolari della provincia di Rimini?”.
Scusi, ma allora la riforma degli Enti locali è un errore?
“Gli enti locali vanno riformati, ma non così. Bisogna partire da una riforma dell’apparato statale e poi riformare via via Regioni, Province, Comuni. E non bisogna dimenticare tutti quei costi che non riguardano direttamente i politici, ma che dipendono dalla politica. Ci sono in Italia ventiseimila persone che fanno parte di Consigli di Amministrazioni e gestiscono appalti per miliardi, spesso in maniera clientelare. Diversi di loro non fanno gli interessi dei cittadini, ma garantiscono la sopravvivenza della casta. E spesso ricevono stipendi da favola come i tre milioni che percepiva Fantozzi all’Alitalia o il mezzo milione dell’amministratore delegato di Hera”.
Riccardo Ghinelli