Com’è noto in Italia non è proibita la prostituzione, mentre è ritenuto reato l’induzione e lo sfruttamento della prostituzione. L’idea che le donne possano volontariamente esercitare la “professione” arriva da quell’antica convenzione secondo la quale ci troviamo davanti al “mestiere più antico del mondo”. Un’idea “romantica” di donna che liberamente vende il proprio corpo per sbarcare il lunario, mai realmente esistita, bensì usata come giustificazione per quello che, di fatto, è mercimonio e sfruttamento di un corpo.
Abbandonare questa idea romantica è stata la prima conquista, l’ultima è stata quella di spostare il bilancino della responsabilità verso il cliente.
Non a caso molti degli ultimi provvedimenti legati alla lotta al fenomeno della prostituzione hanno avuto come obiettivo proprio quello di punire i clienti.
Gli ultimi numeri, recentemente diffusi dalla Polizia Municipale di Rimini, parlano di un’attività intensa sul fronte del contrasto della prostituzione in strada e si riferiscono alll’ordinanza sindacale antiprostituzione (attiva solo nel periodo estivo) e all’articolo 32 del Regolamento di Polizia urbana (Domanda e offerta di prestazioni sessuali a pagamento su suolo pubblico) sono state elevate circa trecento sanzioni.
La situazione sulle strade di Rimini
Secondo i dati della Municipale, ad oggi ci sarebbero un centinaio di donne che si prostituiscono per le strade di Rimini (i numeri rimangono costanti rispetto alle rilevazioni degli anni scorsi). Le nazionalità sono diverse: molte dell’Europa dell’Est (rumene, ungheresi, bulgare, ucraine, albanesi); alle quali si aggiungono donne cinesi e nigeriane. Identificati anche dei transessuali brasiliani e peruviani (zona sud della città). Appena due le donne di nazionalità italiana. Le zone interessate sono le “storiche” della Statale 16 e il lungomare; mentre tra le zone emergenti ci sono quelle della stazione, della chiesa di San Nicolò. Anche territori periferici come Viserbella (dove stazionano quattro ragazze) e l’incrocio tra la Tolemaide e la Statale Adriatica si sono “ripopolate”. Qui, specialmente, le ragazze – giovanissime – han piantato le tende nelle sore serali presso la stazione di servizio.
Alcuni numeri
Delle trecento sanzioni elevate nei primi dieci mesi dell’anno, 289 si sono concentrate nel periodo che va dal 1 giugno al 15 ottobre e sono relative al rispetto dell’ordinanza sindacale contingibile e urgente che prevede una sanzione di 400 euro. Per quel che riguarda invece il mancato rispetto dell’articolo 32 del Regolamento di Polizia urbana, invece, sono stati sanzionati dieci clienti e cinque prostitute con multe di – rispettivamente – 1.000 e 200 euro. In questo caso si punisce da una parte chi esercita la domanda di prestazioni sessuali a pagamento a bordo di veicoli circolanti sulla via pubblica; e, dall’altra, il soggetto che, esercitando l’attività di meretricio su strada pubblica, indossa abbigliamento indecoroso o indecente.
“Ed è proprio su questo aspetto che ci concentreremo. – ha commentato l’assessore alla Sicurezza di Rimini, Jamil Sadegholvaad – Di recente infatti la Cassazione ha ribadito la legittimità del decreto legge con il quale si è depenalizzato il reato base di “atti osceni in pubblico”, che appunto non è più considerato reato, ma prevede l’applicazione di sanzioni pecuniarie amministrative molto salate, che vanno dai 5.000 ai 30.000 euro. Visti i pochi e spuntati strumenti che gli enti locali hanno a disposizione per mettere un freno a un fenomeno che crea allarme nei cittadini, è intenzione dell’Amministrazione perseguire anche questa strada, non tollerando e punendo con le sanzioni pesanti previste dalla legge coloro che saranno colti a compiere oscenità. La sanzione amministrativa al momento rappresenta l’unico strumento a nostra disposizione in un contesto legislativo pieno di lacune”.
Angela De Rubeis