Una visita al Pronto Soccorso non è da annoverare tra le migliori esperienze della vita, ma capita. E, quando capita bisogna affidarsi alla fortuna: fortuna di non essersi fatti troppo male e di ricadere tra i codici dai colori meno accesi (verde e giallo) e fortuna che non ci siano troppe persone davanti a te, altrimenti l’esperienza al Ps può trasformarsi in un piccolo calvario. Non stiamo raccontando niente di nuovo. Ma nuova è la domanda che ci siamo fatti dopo aver letto di una notizia che lascia perplessi. La cronaca arriva da Lecco dove, lo scorso 17 gennaio, una signora di 78 anni con sospetta ischemia transitoria al braccio e alla gamba ha atteso dieci ore prima di essere visitata. Allora ci si chiede: è normale che un anziano (parliamo di over 75) debba attendere per così tanto tempo seduto su una panca, una sedia a rotelle oppure una barella? La signora di Lecco è arrivata in ospedale alle 11.20 ed è stata preceduta da 26 persone prima di essere visitata solo alle 21.30. I figli della sfortunata signora hanno addirittura chiamato i Carabinieri per segnalare il fatto (lecconotizie.com). Questo è, come ben si comprende, un caso limite ma l’idea di una corsia preferenziale per gli anziani che arrivano al Pronto Soccorso è del tutto campata in aria? Abbiamo provato a chiedere cosa succede nelle sale d’attesa degli ospedali di Rimini e Riccione, e tra bocche cucite e mezze cose dette si capisce che qualcosa già si fa. Ma sta al buon cuore del medico, degli infermieri o addirittura degli altri pazienti far passare davanti alla fila una persona anziana.
Perché non mettere questo buon cuore a sistema? Tra l’altro quella del “pronto soccorso privilegiato” è un’esperienza che a Rimini già esiste da tempo per i bambini sino ai 14 anni. Perché non affiancare al Pronto Soccorso Pediatrico anche un Pronto Soccorso Anziani?
Un’esperienza simile esiste già, all’Ospedale dell’Angelo a Mestre e al Civile di Venezia. Qui, dall’estate del 2014 ai consueti codici verdi, gialli e rossi è stato aggiunto quello color argento dedicato agli over 75. Obiettivo del codice argento è evitare che persone fragili vengano esposte a disagi e attese che potrebbero essere pericolose per la loro salute. L’iniziativa del codice argento è stata resa possibile dalla collaborazione tra il Pronto Soccorso e i Reparti di Geriatria dei due ospedali veneti. Gli over 75, quindi, potranno dal triage del Pronto Soccorso, passare direttamente al Reparto di Geriatria, per la visita vera e propria e l’eventuale ricovero. Il codice argento viene dato in base a: età avanzata, patologia pregresse o in atto, ricoveri precedenti, terapie farmacologiche in corso, sesso (i medici valutano gli uomini più fragili delle donne) e condizione familiare (l’essere da solo rappresenta, infatti, un’ulteriore fragilità). Potremmo anche parlarne, no?
L’Ausl Romagna spiega il rapporto tra anziani e sanità locale
Sul tema della possibilità di avere un accesso privilegiato degli over 75 al Pronto Soccorso di Rimini, abbiamo interrogato l’Ausl Romagna che precisa come: “Va tenuto conto che la priorità dell’accesso al Ps avviene a seconda del triage, cioè a seconda della valutazione che viene fatta del paziente quando accede fisicamente al pronto soccorso, e in tale valutazione gli operatori tengono conto dell’età del paziente stesso, per cui il paziente anziano ha già una carattersitica in più rispetto agli altri pazienti al momento dell’effettuazione del triage”. Sulle forze messe in campo per gli anziani ci parla Elisabetta Silingardi, Direttore Dipartimento Cure Primarie di Rimini (Ausl Romagna), sciorinando tutta una serie di iniziative che vogliono evitare l’arrivo dello stesso anziano al Ps puntando, quindi, sulla prevenzione e sull’assistenza domiciliare.
“C’è tutto un mondo sanitario, legato alla prevenzione e alla presa in carico domiciliare, per gli anziani, anche esterno e precedente all’accesso in ospedale e in particolare in pronto soccorso. Un mondo che negli ultimi anni, in virtù della tendenza a territorializzare le cure contemplata nei più recenti piani sanitari e nella normativa sanitaria nazionale e della Regione Emilia Romagna, sta diventando sempre più esteso”, spiega la dottoressa Silingardi.
Che succede a livello locale?
“Stringendo l’obiettivo a livello locale, va innanzi tutto ricordato che già danni è attiva una strettissima e proficua collaborazione tra l’Azienda (prima Ausl di Rimini ora Ausl Romagna), i Comuni della provincia riminese, suddivisi nel distretto di Rimini (che ricomprende Rimini, Bellaria, la Valmarecchia) e nel distretto di Riccione (Riccione, Cattolica, Misano, San Giovanni in Marignano, Coriano, la Valconca), e la rete del volontariato. Una collaborazione che ha portato, già dieci anni fa, alla creazione della cosiddetta Mappa delle Fragilità. Si tratta di un vero e proprio data base, aggiornato puntualmente, in cui sono inseriti gli anziani e più in generale le persone con situazioni di fragilità fisica o sociale”.
Cosa accade alle pesone che fannno parte della mappa delle fragilità?
“Personale appositamente formato, contatta periodicamente le persone inserite nel data base e attraverso una intervista telefonica strutturata, valuta quale tipo di intervento possa essere di supporto alla persona in condizioni di fragilità. Gli interventi al domicilio possono essere di tipo sanitario o sociale, possono essere anche a bassa soglia e con utilizzo anche operatori del terzo settore. Ci sono poi le esperienze di Telesoccorso e Teleassistenza”.
Si tratta di progetti specifici?
“Sì, la continua implementazione di questi progetti specifici sta procedendo, sempre sulla scorta delle linee guida regionali e condivise, fianco a fianco con la crescita della rete delle Case della Salute sui territori, e grazie a contatti e collaborazioni sempre più stretti e proficui con i medici di famiglia, che, specialmente per il paziente anziano, rappresentano la prima interfaccia col sistema sanitario nazionale e coi quali solitamente sussiste un ottimo rapporto di fiducia. Ciò ha consentito di sviluppare, nel corso degli anni, progetti per la prevenzione attiva, come ad esempio, per citare solo i più noti, gli ambulatori per la gestione integrata delle patologie croniche, in particolare diabete, scompenso cardiaco e BPCO, con un importante contributo anche di altre figure sanitarie non mediche come gli infermieri. I pazienti segnalati dai medici di famiglia vengono chiamati presso il servizio territorialmente più vicino e sottoposti a visita per valutare le loro condizioni e per avviarli, se necessario, a terapie a più alta intensità”.
Si tende quindi ad evitare che l’anziano ci arrivi al Pronto Soccorso…
“Il sistema della presa in carico territoriale è un processo in continua evoluzione che aggiunge ogni giorno un tassello per favorire il mantenimento dell’anziano affetto da pluripatologie croniche nel suo ambiente di vita”.
Angela De Rubeis