Rimini, i concerti introduttivi alla settantacinquesima Sagra Musicale Malatestiana
RIMINI, 1 agosto 2024 – Ci voleva un programma decisamente insolito per valorizzare l’organo della chiesa riminese di Santa Rita: un prezioso Gaetano Callido del 1779 collocato, fra l’altro, in una posizione anomala che non era certo quella originale (si trova nella cantoria in un vano ricavato nel muro, seminascosto da un arco in muratura, e non sopra l’ingresso principale). Luca Scandali ha scelto brani che potessero esaltare la ricchezza timbrica dei registri, puntando a sottolinearne le notevoli potenzialità espressive. In programma autori vissuti fra XVI e XVII secolo, come il fiammingo Tielman Susato, di cui ha proposto una serie di danze; l’inglese William Bird, con brani della sua raccolta My Ladye Nevells Booke del 1591; il tedesco Michael Praetorius, autore fra i più significativi nel passaggio dal rinascimento al barocco, con il suo omaggio alla musa della danza Terpsichore; per concludere con Johann Kuhnau e una delle sue Sonate bibliche (1700) per clavicembalo, in cui narra e commenta musicalmente l’episodio di Davide e Golia, tratto dall’Antico Testamento (voce Paolo Accardi). E se il tema della danza non è forse il più affine a uno strumento come l’organo, nel concerto riminese Scandali è stato affiancato da Mauro Occhionero, dalla solida formazione etnomusicologia, che – avvalendosi di tamburelli, tammore, sonagli, sistri, nacchere e molto altro ancora – ha fornito quella base ritmica indispensabile per rendere più incisiva la musica e, soprattutto, più piacevole l’ascolto.
Dopo il concerto del 13 giugno, l’organo è tornato di nuovo protagonista il 27 con un programma dedicato a cinque grandi esponenti del barocco. Una serata adatta alle caratteristiche della chiesa del Suffragio (edificata dai Gesuiti nel 1712), dove a emergere erano soprattutto le sonorità squillanti e luminose della tromba. Una presenza così incisiva da far passare quasi in secondo piano il vero perno del concerto: l’organo meccanico Franz Zanin, costruito solo nel 1976, che ha preso il posto di un grande Callido settecentesco. Alla tastiera Mauro Ferrante, illustre organista che vanta una particolare familiarità con lo strumento del Suffragio (fu il protagonista del concerto successivo al restauro del 2007), che ha eseguito un preludio di Buxtehude e uno di Bach, quello al corale Meine Seele erhebt den Herren. All’organo si è poi unita la tromba di Marco Bellini, per l’entusiasmante Suite in re maggiore di Händel, e il soprano Laura Catrani nell’aria di Vivaldi Vedrò con mio diletto, tratta dall’opera Il Giustino. Ma naturalmente l’effetto più coinvolgente si è avuto quando i tre musicisti, insieme, hanno affrontato brani per soprano, tromba e basso continuo di Alessandro Scarlatti e Händel, dove l’organo assume un ruolo più defilato per lasciare il primo piano alla voce e alla tromba, che – soprattutto nelle arie di Scarlatti – duettano in una gara di brillante virtuosismo.
Completamente diverso il secondo appuntamento della manifestazione riminese (19 giugno). In questo caso a fornire l’occasione è stato il Grand Tour: viaggio attraverso l’Italia, che faceva parte sia del percorso di formazione culturale sia di quello d’iniziazione esistenziale di tanti aristocratici inglesi nel diciottesimo secolo, come John Henderson of Fordell. Si effettuava in nave, anche se la Westmorland – bastimento tra i più grandi dell’epoca, carico di opere d’arte acquistate in Italia – venne purtroppo intercettata da due navi da guerra francesi sul finire del 1778. A ricostruirne la storia è stata la voce narrante di Silvio Castiglioni su un testo scritto da Massimo Pulini, curatore di una sezione espositiva della Biennale del Disegno intitolata, appunto, al tesoro della Westmorland. Da quello che è sopravvissuto – l’intero fondo è finito a Madrid, dimenticato per anni – sono riemerse numerose opere d’arte, comprese pagine musicali. Ne sono autori Christian Joseph Lidarti (il nome non deve trarre in inganno: si tratta di Cristiano Giuseppe, nato a Vienna nel 1730 da famiglia italianissima e a vent’anni trasferitosi definitivamente in Italia) e il quasi coetaneo Haydn. A proporre queste musiche, che hanno inframmezzato la narrazione del rocambolesco viaggio, l’Ensemble Rimini Classica e l’Ensemble Westmorland: un gruppo di giovani spagnoli, quest’ultimo, che prende nome appunto dalla nave inglese. Non si tratterà forse di pagine memorabili, ma certamente suscitano notevole curiosità. Soprattutto se messe in relazione alla loro avventurosa provenienza.
Proseguendo, un concerto di musica antica (10 luglio), incentrato su un’epoca poco conosciuta come la produzione madrigalistica cinquecentesca, da cui però ha lentamente preso forma il canto e la vocalità nelle forme che conosciamo adesso. Giovanni Cantarini, raccogliendole nel titolo O passi sparsi (come il madrigale di Sebastiano Festa, intonato sul sonetto del Petrarca), ha selezionato una serie di musiche riconducibili alla prima metà del cinquecento. Concentrandosi soprattutto sull’espressività della parola, importantissima in brani essenzialmente fondati sul declamato, il cantante ne ha valorizzato l’espressività e la qualità poetica. Avrebbe forse giovato un accompagnamento un po’ più sostanzioso di quello – sostanzialmente monofonico – del bravo Ariel Abramovich che ha suonato una sorta di viola, laddove sarebbe stato preferibile un vero e proprio liuto o, magari, una tiorba, per instaurare un dialogo più intenso tra due deuteragonisti. E che, sulla distanza, avrebbe sicuramente esaltato le caratteristiche di musiche nell’insieme molto accattivanti.
Con un cammeo dedicato a un illustre veterano come il compositore Giacomo Manzoni, giovedì 1 agosto si è invece rinnovata la collaborazione fra Sagra Malatestiana e gli International Music Summer Courses & Festivals di San Marino, che – negli anni – ha sempre riservato piacevolissime sorprese. Ed è significativo che l’omaggio a Manzoni provenga dalla Repubblica del Titano, che già nel 1991 aveva dedicato un’importante rassegna concertistica al compositore milanese. Da sottolineare che, per ottenere una piena valorizzazione della musica del novecento, è necessaria la perfezione esecutiva: regola pienamente rispettata dal concerto della Sagra. A presentare i sette brani cameristici e uno corale – con grande garbo e un filo d’ironia – è stato lo stesso Manzoni, ormai alla soglia dei novantadue anni, che ha poi lasciato spazio agli eccellenti strumentisti: solidi professionisti dal curriculum blasonato, docenti appunto dei corsi sammarinesi, come pure promettenti giovani allievi. Il ruolo principale spettava alla voce; ed è una scelta che non stupisce più di tanto, perché nel catalogo di Manzoni figurano numerosi lavori di teatro musicale. Si sono così alternate una specialista del novecento come Elisa Prosperi e la lettone Liga Liedskalnina, soprano dalla notevole presenza vocale. Sul fronte degli strumentisti ha aperto la serata l’inglese John Kenny con Entrata (2002) per trombone solo, e si sono poi avvicendati sul palco il pianista Andrea Corazziari, che ha saputo imprimere la giusta espressività a pagine di notevole impegno esecutivo come quelle del Klavieralbum; la flautista Laura Faoro, capace di cimentarsi anche con il flauto basso; l’eccellente percussionista Rodolfo Rossi (uno dei componenti di Ars Ludi); il poliedrico Marco Ignoti ai clarinetti. L’elenco non si esaurisce qui e bisogna almeno ricordare l’ottimo trombettista Victor Dutor, giovanissimo, che ha duettato con la Liedskalnina nel brano Per questo. Galvanizzati dal clima e dalla vicinanza con tanti illustri strumentisti, anche i componenti del Coro Galli, diretti con braccio sicuro da Marcello Mancini, non hanno sfigurato nell’esecuzione di Uéi preà la biele stele (quasi una prima esecuzione, dato che in precedenza la pagina era stata proposta solo in forma semiprivata): suggestiva rielaborazione di un testo friulano per coro maschile.
Giulia Vannoni