Superati i tre mesi di guerra, è inevitabile un cambio di segno. Lo scoppio del conflitto in Ucraina, infatti, ha portato con sé la necessità di gestire i massicci flussi migratori di profughi in fuga verso l’Unione Europea.
Come ormai noto, l’Emilia-Romagna e, in particolar modo, la provincia di Rimini, sono stati tra i territori maggiormente impegnati a livello nazionale nell’accoglienza. Il perpetuarsi della guerra, però, e le difficoltà anche solo a intravedere una possibile pacificazione, stanno portando a una, seppur lieve, inversione di tendenza.
È la stessa Regione Emilia-Romagna a sottolinearlo: la Cabina di regia regionale per l’assistenza profughi, riunitasi in questi giorni, ha certificato un rallentamento, su tutto il territorio, degli arrivi dei profughi dall’Ucraina. Nello specifico, gli ultimi dati disponibili parlano di 24.822 arrivi registrati in Emilia-Romagna, di cui 2.235 ospitati nei Cas (i Centri di accoglienza straordinari). “ Negli ultimi giorni gli arrivi sono rallentati, – conferma lo stesso ente regionale – ma il sistema dell’accoglienza continua a essere operativo”.
La nuova fase
Un’emergenza, quella dei profughi, che dopo oltre tre mesi di guerra comincia a non essere più nella sua fase acuta. Per questo motivo, l’accoglienza sul territorio inizia a entrare in una nuova fase, per rispondere a esigenze in mutamento. Una su tutte, la necessità di predisporre progetti che aiutino i profughi ucraini ad integrarsi nel nostro territorio, attraverso la formazione linguistica e professionale,
per gli adulti, e con il supporto scolastico ai più piccoli. Altro tema, questo, emerso in cabina di regia: “ Al momento – spiega la Regione – sono più di 2.900 gli studenti e le studentesse ucraine che frequentano le scuole di ogni ordine e grado dell’Emilia-Romagna. Circa la metà è iscritta alle scuole primarie e i restanti si dividono tra medie e asili, mentre sono poche le ragazze e i ragazzi che frequentano le scuole superiori”.
A Rimini
Un altro rischio, quando un conflitto diventa lungo e di difficile risoluzione, è la perdita di attenzione da parte dell’opinione pubblica. Dopo la grande spinta iniziale di solidarietà, infatti, si rischia, col tempo, di “dimenticarsi” della guerra in atto, indebolendo il processo di assistenza e aiuto.
Per evitare tutto questo, Rimini torna in piazza, dimostrando di rimanere in prima linea anche nella fondamentale opera di sensibilizzazione. Il 28 maggio, il 4 e 11 giugno, tante associazioni saranno in piazza Tre Martiri per non dimenticare che la necessità di una pace, purtroppo, non è cambiata. In prima linea Cgil, Anpi e Coordinamento per la democrazia costituzionale di Rimini, assieme a una decina di associazioni, tra cui Libera e Papa Giovanni XXIII.
“Moltiplichiamo le iniziative di pace dopo la grande Marcia straordinaria Perugia-Assisi” spiegano le associazioni, sottolineando che in Ucraina giorno dopo giorno “ lo scontro s’innalza e la guerra diventa più disumana e cieca distruggendo ogniresiduo spazio di pace. Occorre negoziare con determinazione su tutto”, cessate il fuoco, corridoi umanitari, fine della guerra, sicurezza per tutti, disarmo, rispetto dei diritti umani.
“ Aprire un negoziato multilaterale serio, strutturato, concreto, onesto e coraggioso, sotto l’autorità delle Nazioni unite”.
Le associazioni riminesi rimarcano, inoltre, la propria solidarietà al popolo ucraino, “ a tutte le vittime di tutte le guerre dimenticate, ai russi che si oppongono alla guerra e a chi è costretto a farla”.