Descrizione
Tutto cominciò all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001, quando Giovanni Paolo II chiese di condividere con “i fratelli musulmani” il digiuno di Ramadan. Quel segnale fu netto e determinante: né crociate né guerre di religione.
Non muri, ma ponti. Non odiose generalizzazioni, non rigide contrapposizioni, ma dialogo e collaborazione. E ferma opposizione ad ogni violenza, soprattutto se pretestuosamente motivata “in nome di Dio”. Perché il contrario del dialogo non è il monologo: è il conflitto.
Con questo preciso scopo è stato scritto questo volume. Non si tratta di una presentazione sistematica dell’Islam. Tantomeno si tratta di una disamina dei fatti di cronaca legati al rapporto tra il mondo islamico, la società moderna e la religione cristiana. Si tratta, piuttosto, di un contributo che, fondato sul magistero della Chiesa attuale (…), guarda al futuro in prospettiva dialogica.
E si propone di aiutare ad aprire strade, a disegnare atteggiamenti e comportamenti nuovi, per superare distanze e dolorose incomprensioni, e per intraprendere reali e concreti percorsi di pace e di reciproco ascolto.
Quindi, non l’analisi, ma il progetto: qui sta la novità, più originale, di questo contributo