Suona amara la prima campanella per gli studenti delle scuole della provincia di Rimini. Problemi in e di ogni ordine e grado, che accomunano studenti con insegnanti e operatori del settore scolastico che hanno tremato e tremano ancora sotto i colpi dei tagli dell’ultima riforma scolastica. Abbarbicate sulle due sponde dello stretto di Messina, in questi giorni le “cattedre” manifestano tutto il loro disappunto sui tagli e, quella che oramai a giochi fatti non è più, la possibilità di avere assicurato il posto di lavoro.
L’equazione è di quelle che non tornano, per lo meno stando a guardare i numeri, nazionali o provinciali che siano, diminuiscono i professori e rimangono costanti e in alcuni casi aumentano gli studenti. Il risultato di questa sgangherata operazione matematica è che cresce il numero dei banchi occupati per classe e, in alcuni contesti, cala il numero delle ore da “studiare”.
Il caso
Ma per osservare questi scenari non bisogna andare troppo lontano. Alle elementari Pascucci di Santarcangelo si è temuto il peggio per 25 alunni di una prima classe che hanno rischiato di non poter realizzare il tempo pieno e di tornarsene a casa alle 12.30. Una possibilità che ha lambito il primo rintocco della campanella. Fortunatamente, appena in tempo, Comune e Direzione didattica sono riusciti, di concerto, a trovare un accordo e a garantire il servizio ai piccoli scolari. L’alternativa proposta era stata quella di ridurre a tre le giornate di “rientro” e rimanere a casa il sabato ma alla fine si è risolto con la sostituzione delle “cattedre ufficiali” nelle due ore di pausa pranzo (dalle 12.30 alle 14.00) con educatori pagati dall’Amministrazione comunale. In questo modo, la Direzione didattica ha assicurato la presenza delle due maestre nell’orario pomeridiano che va delle 14 alle 16.
Un problema a tempo pieno
Quello del tempo pieno è un problema che attraversa tutta la provincia soprattutto nelle 8 elementari che lo avevano chiesto. Stiamo parlando delle Toti di Rimini, e di altre scuole di Riccione, Santarcangelo, San Giovanni, Verucchio, Morciano e Bellaria che, per ora, restano al palo con le loro 30 ore. Queste situazioni verranno, però, discusse in Regione.
Casi singoli a parte, raggiunge quota 92 il numero di docenti “ridotti” in questo anno scolastico anche se confrontando le cifre dell’anno scolastico 2009-2010 con quelle dell’anno in corso il numero dei docenti è in valore assoluto cresciuto. Bisogna poi, però, fare i conti con le perdite di cattedre dovute all’annessione dei sette Comuni dell’Alta Valmarecchia (3.000 studenti in totale) che hanno, a vario modo, assorbito forza lavoro. Cominciamo con l’organico docenti delle scuole d’infanzia. Qui si passa da 262 a 299 (con 37 trasferimenti per l’Alta Valmarecchia. Nelle primarie si passa da 975 a 1021 con 61 docenti trasferiti. Alle secondarie di primo grado si viaggia da 539 a 552 con 33 trasferimenti e, infine, nelle secondarie di secondo grado da 974 a 979 con 62 trasferimenti nei nuovi 7 Comuni. Alla fine i conti segnano un rosso di 92.
Meno rossa si rivela, invece, la popolazione scolastica che (eccezion fatta per un -0,65% per la fascia primaria, da 13.559 a 13.471) segna positivo all’infanzia (da 3927 a 3939) + 0.31%, alle medie (da 8.174 a 8.348) +2.13% e alle superiori (da 12.421 a 13.003) un +4.69%.
Le dichiarazioni
“La situazione è drammatica”. Non è sicuramente tenera la valutazione che l’assessore provinciale alla scuola, Meris Soldati esprime nei confronti dell’assetto scolastico del territorio. “Complessivamente – ha spiegato – assistiamo a una riduzione del tempo scuola. Alle superiori calano le ore e le materie. Alle elementari l’introduzione del maestro unico aveva già compromesso la qualità”.
Vita dura per i più piccoli
Sono 172 i bambini rimasti senza posto all’asilo. Per loro si aprono le porte del privato. Sette le sezioni aggiuntive richieste a Rimini, Santarcangelo, San Giovanni, Cattolica e Montegridolfo. San Giovanni in Marignano, in particolare, ha fatto tutto da sola, assicurando il posto a quei 21 bambini che rischiavano di rimanere senza. Si tratta dell’aiuto portato da un nuovo insegnante che verrà pagato con le risorse del Comune. “Riteniamo in questo modo – commenta l’assessore alla Pubblica Istruzione Nicola Gabellini – di tutelare il diritto allo studio, che seppur non obbligatorio in questa fascia d’età, è fondamentale per la crescita e la formazione dei bambini e di garantire un servizio a sostegno delle famiglie. Purtroppo ancora una volta tocca ad un’amministrazione comunale sostituirsi al ruolo dello Stato”.
Angela De Rubeis