L’idea è scattata nel marzo scorso, durante l’incontro annuale. Questa classe di preti ordinati nel 1963, da mezzo secolo è infatti fedele a questo appuntamento. Un incontro, le esperienze messe in comune, la celebrazione della S. Messa, i momenti conviviali a tavola. Per i cinquant’anni di sacerdozio, però, questi ex alunni del Seminario Romano hanno voluto mettere nero su bianco i frutti del loro “matrimonio”; non prediche, ma la testimonianza dell’amore con il quale il Signore li ha investiti nelle vicende più disparate, e di come abbia suscitato energie impensate e diverse per portare un contributo alla missione della Chiesa. Insomma, le nozze d’oro sono diventate un libro: Preti allo specchio 50 anni dopo (il Ponte edizioni).
In questa classe, persone diverse ma “affiatate, unite dalla vocazione prebiterale, dalla formazione, dalla amicizia e stima reciproca”, ben cinque preti sono riminesi. Don Aldo Amati, don Domenico Valgimigli, don Luigi Scappini (ora in Germania), don Romano Nicolini e don Alvaro della Bartola (tornato al Padre nel 2008): cinque sacerdoti uniti dalla stessa fede-amore per Gesù, dalla stessa passione per la Chiesa, per la vocazione presbiterale.
È stato proprio don Aldo Amati, il parroco di San Gaudenzo a Rimini, a curare il volume (insieme all’amico ed ex compagno di studi don Vincenzo Josia), quasi 180 pagine di storie, personaggi, esperienze, e fotografie che raccontano la crescita umana e spirituale di questo gruppo. “È la testimonianza della nostra vita presbiterale” aggiunge don Aldo. Il quale mette subito le cose in chiaro. “Non mi sono mai annoiato! – assicura il parroco di San Gaudenzo – è più quello che avrei voluto fare, di quelo che ho fatto in 50 anni. Ed è più ancora quello che avrei voluto «essere», nel cuore, nell’anima, nell’amore al Signore e alla gente, nella fede, nella speranza”. In ogni caso, “la nostra vita di preti è tutta nelle mani di Colui che ci ha chiamato”.
Don Aldo estrae volentieri dal cassetto della memoria alcuni notes che fotografano mezzo secolo da prete. Tutto parte dal Concilio e qui vi ritorna: “Il Concilio ci aveva aperto orizzonti nuovi, fecondi: oggi più che mai, dopo 50 anni”. Sì, perché don Aldo da seminarista presta servizio al Vaticano II in qualità di adsignatores locorum. “La prima impressione, molto esteriore, fu quella della grandiosità dell’evento. – racconta – Poi emergeva un metodo. E noi capivano tante cose”. Ad esempio che tradizione non significava semplicemente fare ciò che si faceva ieri, ma “riandare alle origini delle vita della Chiesa”.
Don Aldo ricorda quattro figure decisive per la sua vocazione: la mamma e il babbo, don Oreste Benzi e il Vescovo Emilio Biancheri, che affidò il seminario con 125 alunni proprio ad un giovane don Aldo. Dal ’68 agli anni ’70 al ruolo di vicario generale della Diocesi (con il Vescovo Mariano De Nicolò), per sperimentare come l’autorità sia servizio. Prima e dopo tre esperienze parrocchiali: a Cattolica, San Mauro Pascoli e San Gaudenzo di Rimini. “Il sapore della parrocchia è unico rispetto a qualsiasi altro servizio sacerdotale. – assicura don Aldo – Nella stessa mattina puoi ricevere chi si converte e piange di consolazione e ti allarga il cuore nella gioia di impersonare Cristo buon Pastore, e chi ti dice che se ne va”. Un’immagine che traduce la realtà: in una decina di ore don Aldo ha ricevuto la comunicazione che un ventenne si è macchiato di un delitto; e di un suo coetaneo – con lo stesso nome di battesimo! – che annunciava l’entrata in seminario. “Questo è il sapore della parrocchia, quello che dopo 50 anni da sacerdote ancora fa dire, come diceva un amico, che la parrocchia è il top del prete”.
Paolo Guiducci