Dell’antica e gloriosa pieve di santa Innocenza a Montetauro oggi non rimangono tracce se non il luogo ed il toponimo di Pian della Pieve. Al suo posto c’è la settecentesca chiesa, anch’essa dedicata alla santa martire riminese, che sorge sul colle e che da 25 anni è anche sede di una comunità religiosa.
“Sono arrivato a Montetauro nel gennaio 1985 – ci racconta il parroco don Lanfranco Bellavista -. Abbiamo subito iniziato un lavoro di consolidamento della comunità parrocchiale, aggiungendo al preesistente, servizi e impegni pastorali nuovi come la presenza ormai stabile di una comunità cinese che fa riferimento alle famiglie insediatesi nel territorio di Montetauro, e alcune riforme del calendario pastorale tradizionale.
Inoltre in due settori si è profuso un rinnovato e più marcato impegno: quello rivolto ai minori e ai giovani e l’altro a promuovere incontri formativi orientati a tenere desta la coscienza dei cristiani al rinnovamento operato dal Concilio e incontri che sollecitano l’attenzione sul momento storico che vive il nostro paese”.
Per quel che ricordo, il consolidamento della comunità è andato di pari passo col consolidamento delle strutture, alquanto malandate…
“È vero, al mio arrivo nella chiesa grande c’erano le panche del teatro mentre l’attuale refettorio era adibito a cappella in uno stato pietoso: l’altare mobile in ferro e formica era appoggiato al teatrino. E poi a messa non c’era nessuno; a volte il parroco doveva celebrare da solo.
In questi anni, anche quando eravamo pochissimi, abbiamo celebrato insieme delle Eucarestie che man mano si sono arricchite di ministranti, cantori e popoli di Dio radunati, tanto che adesso alla domenica la chiesa e il refettorio sono insufficienti a raccoglierci. Possiamo affermare che nell’Eucarestia e dall’Eucarestia siamo stati tutti chiamati qui e la Messa ci tiene tutti insieme qui”.
Già da queste prime battute mi pare di capire che l’Eucaristia è il cuore dell’azione pastorale…
“L’Eucaristia nell’anno liturgico. L’anno Liturgico, determina il calendario della parrocchia e ne dà il colore spirituale, il che risalta particolarmente nelle Celebrazioni Pasquali della Settimana Santa.
Vorrei qui particolarmente ricordare lo zelo dei bambini nell’animare la domenica delle Palme. In quel giorno rivivono i testi dei Padri sui “bambini teologi” e tutti siamo richiamati dal loro coinvolgimento entusiasta a diventare piccoli.
Quello, della Pasqua, è il momento più rigenerante e che alimenta la crescita spirituale di tutti. La visita a tutte le famiglie nei giorni che la precedono serve anch’essa a stimolare la partecipazione personale di quasi tutti i parrocchiani”.
La comunità di fratelli e sorelle che vivono con te è intitolata a Maria Assunta. Questo vostro amore per Maria come si comunica alla parrocchia?
“In tutti i modi e in tutte le occasioni, a partire dalle feste in onore della Madonna. Non c’è festa mariana che non sia celebrata sempre in modo solenne e che non tocchi il cuore del popolo. E poi c’è la settimana mariana, il ritiro dell’Immacolata, i tre giorni dell’Assunta…, senza dimenticare i pellegrinaggi annuali immancabili a Loreto e a Montefiore, che ci fanno vivere la particolare missione nell’amare e fare amare la Vergine Immacolata e Assunta”.
Continuando un po’ a ruota libera nel nostro dialogo, oltre all’Eucaristia già descritta, come vivete gli altri sacramenti?
“Per la celebrazione degli altri Sacramenti ci si attiene alle indicazioni comuni della Chiesa sia nel modo di prepararli con appositi corsi sia nel loro svolgimento.
In particolare, per favorire la frequenza al sacramento della Penitenza si è operato in due direzioni: si è cercato innanzitutto di reperire un confessore abituale nella persona di un padre Cappuccino. Si sono poi anche stabilite due giornate mensili per facilitare l’accesso alla confessione: l’ora mariana e il primo venerdì del mese. All’ora mariana vengono generalmente gli adulti e al primo venerdì i bambini.
Per i bambini e i giovani che raggiungono una certa sensibilità, favoriamo forme di direzione spirituale con l’aiuto anche delle sorelle della Piccola Famiglia. Questa direzione spirituale tende a formare le anime a una vita di intimità col Signore e alla preghiera. Sempre le sorelle preparano i più piccoli alla confessione mensile”.
Noi conosciamo la grande sensibilità e l’amore speciale che nutrite per la Parola di Dio. Questa speciale attenzione della tua comunità come si trasfonde nella parrocchia?
“In primo luogo nell’Eucarestia si è sempre spezzato il pane della Parola del giorno e della domenica, lasciando da parte discorsi d’occasione, formali o di tabella pastorale, come le giornate, relegate per lo più a semplice avviso o fatte nel giorno il cui Vangelo le proclama. Tutto questo in modo rigoroso.
Chiediamo anche che ciascuno si familiarizzi con la lectio personale della Scrittura insegnando a privilegiarla su tutte le altre forme di preghiera che esistono e trovano ampio spazio nella nostra comunità, ma che mai si antepongono all’ascolto e alla parte migliore che Maria ha scelto (Lc. 10,38-42).
In secondo luogo, nel catechismo e nella formazione dei giovani la lectio della Scrittura è il centro focale: questo ha portato ad istituire alcuni momenti ormai tradizionali a Montetauro:
– la 3 giorni di Natale e la 3 giorni di Pasqua, per i giovani attorno a un tema della Scrittura;
– il mercoledì sera a San Nicolò, sempre per i giovani, si tiene l’incontro di lectio continua;
– il giovedì mattina a Bologna la Messa degli universitari di Montetauro e amici, sempre con la lectio;
– gli esercizi spirituali della parrocchia, tenuti ora nella settimana dell’Immacolata, che vertono intorno ad un tema biblico.
Non c’è il pericolo che, essendoci una comunità religiosa negli ambienti parrocchiali, la gente si senta un po’ messa fuori?
“Quando sono arrivato qui ho subito detto alla gente, nel primo incontro, che venivo con una famiglia per fare della parrocchia una famiglia e che avevo il desiderio che anche la struttura stessa della casa parrocchiale fosse una casa accessibile a tutti e ospitale. Credo di avere operato sempre in questa direzione anche se chiaramente, nella casa del prete si va per pregare e per la carità.
La parrocchia piccola può favorire uno stile conviviale; molte volte ho invitato i miei parrocchiani e in questi venticinque anni molti hanno mangiato alla tavola del prete, non solo handicappati e malati. Il frutto più evidente è stato un gruppo di famiglie che si è accollato tutto il peso della formazione umana e spirituale dei figli”.
Mi dicevi pocanzi che una priorità della vostra pastorale sono i ragazzi e i giovani… Oltre alla catechesi con tutto quello che ne segue, svolgete particolari attività con loro.
“Prima di tutto voglio dire che non abbiamo animatori-ragazzini per i piccoli, ma solo genitori che programmano e seguono le varie attività fino all’età della cresima.
Tra queste attività c’è l’estate in parrocchia, che convoca tutti i giorni i ragazzi per un progetto di educazione.
Poi sono stati sempre organizzati campeggi estivi e invernali. All’inizio addirittura col piantare le tende nel campo sportivo della parrocchia e poi sugli Appennini nella casa del Canataio e sulle Dolomiti ad Alba di Canazei e a Sappada”.
Andando verso la conclusione del nostro colloquio, vuoi raccontarci qualcosa sull’impegno di dare novità e freschezza con quelle riforme del calendario pastorale tradizionale a cui accennavi all’inizio?
“La prima è la settimana mariana. D’accordo col Consiglio parrocchiale e l’Assemblea parrocchiale, abbiamo istituito una settimana mariana a Maggio, nella quale si vuole valorizzare il rapporto che la nostra parrocchia ha con l’antico Oratorio di Cavallino, da noi restaurato. In questo Oratorio si celebra la Messa domenicale alle ore 8 e raduna molti parrocchiani anche di altre parrocchie.
L’icona della Madre di Dio, durante la settimana, viene portata nelle varie zone della parrocchia e questo permette un contatto vivo con la popolazione e i quartieri. Sono programmati momenti di preghiera, di festa e di formazione.
Conseguentemente la festa dell’Addolorata, in settembre, che qui era una festa mariana per eccellenza, è stata abolita per valorizzare questa di maggio, ma soprattutto per fare posto, nello stesso mese di settembre, alla festa di santa Innocenza.
La seconda riforma è appunto la festa di santa Innocenza, titolare della nostra parrocchia.
Sentiamo come vera e propria missione di far conoscere questa santa, prima storica patrona della Chiesa riminese. Abbiamo dei progetti per valorizzare questa memoria sotto l’aspetto architettonico che ci permetterà di ristrutturare e rendere bella la nostra chiesa.
Intanto già da quest’anno abbiamo messo in campo molte iniziative per celebrare degnamente questa nostra dedicazione a Santa Innocenza”.
La Parola di Dio che celebra i sacramenti, la presenza della Madre di Dio Maria e di santa Innocenza sono un buon fondamento ad una efficace e duratura azione pastorale.
Egidio Brigliadori