Qualche giorno fa, a bordo del solito mezzo pubblico che mi porta a lavoro, mi è capitato di sentire tra due giovani, verosimilmente ventenni. in realtà, ma molto significative. Uno dei esprimeva un disagio che definirei tipico di quell’età, avutoesperienzadirettaasuotempo, cheoggiassume grande rilevanza perché talmente diffuso da diventare caratteristico di una generazione. Diceva: “È come se fossi un alieno, sento di non appartenere a nessun luogo”. La mia mente è volata subito a una scena di The Chosen, la serie televisiva dedicata ai vangeli che sta avendo un successo crescente, soprattutto tra i giovani, per la sua grande abilità di avvicinare vicende e personaggi che due millenni di sovrastrutture storico-sociali hanno allontanato, rendendo accessibile davvero a chiunque l’essenziale
dell’evento cristiano (serie consigliatissima per riscoprire le Scritture, non certo per sostituirsi ad esse).
In questa scena (secondo episodio della seconda stagione) l’evangelista Matteo parla con l’apostolo Filippo per esprimere mere lo stesso identico disagio (seppur per circostanze diverse, che non cambiano la sostanza del discorso). Tracciando un cerchio e segnando un puntino al di f afferma: “Questo è il mondo mi s fuori di esso, e questo sono io. È così che sento”. Un’immagine tanto semplice quanto potente, che aderisce come un’ombra al sentire di molti giovani. La risposta di Filippo è immediata e altrettanto semplice e potente: “Buon per te. Resta così e vedrai che starai bene”. Ecco il decisivo rovesciamento di prospettiva, che vale
per tutti, credenti e non credenti: se il mondo, inteso come società, è fondato su un sistema che sopprime le esigenze umane in nome di altri interessi (profitto e performance oggi, chissà che cosa domani) non sentire di appartenervi non solo è normale, ma è la cosa più preziosa che si possa avere per smettere di inseguirne le logiche fasulle e intraprendere l’unica strada che ha senso, perché permette di essere felici. In fondo, a essere scelto alla fine fu proprio Matteo. Dalla stessa persona che disse: “Siate nel mondo, ma non del mondo”. Felicemente sovversivi.