In primavera si sveglia la natura e si addormentano gli umani. Sindrome del letargo, stress, stanchezza e irritabilità, il consumo degli integratori si spreca, ginseng e pappa reale spopolano. Tutto normale? Siamo programmati per soffrire a marzo?
Recentemente un team di psicologi, nutrizionisti e dietologi ha descritto i malesseri del passaggio alla stagione più tiepida come più gravi rispetto a quelli provocati dai virus influenzali invernali. Uno dei principali mali di primavera è l’insonnia. Non a caso il 17 marzo si è celebrata la Giornata mondiale del sonno, per focalizzare l’attenzione su un aspetto che è fondamentale per la salute e il benessere ma che, soprattutto, occupa un terzo delle attività che svolgiamo nel corso della vita. Ovviamente non è semplice dare delle ricette perché il sonno è qualcosa di personale e ognuno l’affronta a modo suo, ma possiamo riportare delle indicazioni su attività semplici che possono migliorare le notti di primavera.
1 – Sonnellino dopo pranzo – è una pratica che aiuta a rilassarsi e ad arrivare più riposati a sera. Non oltre i 20 minuti, comunque. In generale le donne dormono un po’ di più anche se con l’avanzare dell’età le abitudini maschili e femminili tendono ad assomigliarsi.
2 – Passeggiata serale – camminare 15 minuti dopo cena aiuterà a conciliare il sonno oltre a migliorarne la durata e la qualità.
3 – Prenditi tempo per te – fare le cose che ci piacciono e dedicare del tempo ad un hobby o ad una passione per combattere lo stress.
4 – Attività fisica leggera – anche se lo sport fa bene non bisogna strafare e chiedere al proprio corpo più di quello che può fare. 30 minuti al giorno di stretching leggero o di camminata servono a scaricare la tensione.
5 – Ascoltare il corpo – anche se le giornate si allungano e si vorrebbe rimanere più tempo all’aperto non si devono sottovalutare i segnali di stanchezza lanciati dal corpo. In poche parole: se si ha sonno si deve riposare.
6 – Fattore alimentazione – potrebbe essere necessario l’utilizzo di integratori per potenziare vitamine e sali minerali laddove non venissero sufficientemente introdotti con il cibo. Evitare l’alcol potrebbe risultare vincente, cosi come non saltare i pasti e non abbuffarsi. Pasti leggeri ma frequenti sarebbero l’ideale.
7- Un po’ si lavora, un po’ no – Ogni due ore di lavoro bisognerebbe fare una pausa di 30 minuti.
Capo ufficio avvisato….
Quando il sonno diventa un problema cronico
Circa 12 milioni di italiani, secondo l’AIMS (Associazione Italiana per la Medicina del Sonno) soffrono di insonnia o di disturbi correlati. Non è tutto: per gli italiani questi sintomi sono tutt’altro che passeggeri: il 67% degli insonni ne soffre da più di un anno e l’80% ne avverte le ripercussioni durante il giorno con manifestazioni che vanno da tensione nervosa, a irritabilità e segni di depressione, fino a difficoltà di concentrazione o di memoria.
Ma quando l’insonnia – sia essa una difficoltà ad addormentarsi o una frammentazione della qualità del sonno – può essere considerata una vera e propria patologia? Lo chiediamo al dottor Enrico Maria Lotti, neurologo ed esperto in Disturbi del Sonno.
“Ci sono forme di insonnia più passeggere, che non vanno ad inficiare sulle funzioni vitali del paziente che, tutto sommato, nella giornata resta operativo, e altre forme che presentano altre problematiche che non si esprimono solo nell’ovvio sintomo della sonnolenza diurna: ridotte capacità lavorative, un aumento del rischio di incidenti stradali, una maggiore tendenza all’ipertensione, cefalea cronica. In questo caso è opportuno che il paziente si rivolga se non subito, necessariamente, ad un centro specializzato quanto meno al proprio medico di base. Ancora oggi pochi lo fanno, nonostante la maggior parte di tali disturbi siano prevenibili o curabili. Dall’altra parte, l’insonnia rappresenta una delle malattie in cui è più frequente l’abuso farmacologico”.
Angela De Rubeis