Il Ministero della Cultura, Ministro Dario Franceschini, originario di Ferrara, ha messo a bando, dai fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), 1,8 miliardi di euro per investimenti nella cultura.
I bandi riguardavano il recupero e la valorizzazione dei borghi, la messa in sicurezza dei luoghi di culto, l’efficientamento energetico di musei, teatri e cinema, infine il restauro e la valorizzazione di parchi e giardini storici.
Gli esiti dei bandi sono stati resi pubblici a fine giugno e l’Emilia Romagna si è portata a casa finanziamenti complessivi per circa 131 milioni di euro. Niente male, si potrebbe dire. Ma c’è un ma. Bello grosso. Il 92% di questi fondi, 121 milioni di euro, sono andati a finanziare progetti dell’Emilia e solo 10 milioni di euro, l’8 per cento del totale, hanno interessato la Romagna.
Uno squilibrio talmente vistoso che è difficile non vedere. C’è stato più equilibrio sul numero dei progetti approvati e finanziati: 29 in Romagna (19 per cento) e 127 (81per cento) in Emilia. Però questo non muta la distribuzione dei finanziamenti.
La provincia di Rimini ha ottenuto 1,2 milioni di euro per finanziare l’efficientamento energetico dei teatri di Misano Adriatico, Cattolica e Mondaino e i cinema di Santarcangelo di Romagna (l’ex Supercinema di piazza Guglielmo Marconi, a ridosso del parco clementino) e il Cinema Teatro Tiberio, della Parrocchia di San Giuliano di Rimini.
Non ha un valore assoluto, ma è utile ricordare, nel gioco degli equilibri e delle proporzioni, che in Romagna vive in quarto (1,1 milione di abitanti) della popolazione regionale e il turismo romagnolo rappresenta il 60% di quello emiliano romagnolo.
Da tempo si discute di far crescere, anche per allungare la breve stagione turistica estiva, mantenendo più alberghi aperti tutto l’anno e mirando ad una occupazione più stabile, il turismo dell’entroterra, ahi noi fermo da un decennio, nonostante tutti i tentativi fatti, dove i vecchi borghi storici dovrebbero giocare un ruolo attrattivo di assoluto rilievo. Che tra l’altro meritano. Non sembrano però pensarla così i valutatori del Ministero, che su 12 progetti di valorizzazione dei borghi finanziati in regione, solo 1 riguarda la Romagna.
Nessuno la provincia di Rimini.
Ora se il Ministero della Cultura investe 100 euro in Emilia Romagna e di questi 92 vanno in Emilia, è abbastanza evidente che qualcosa non ha funzionato.
Escluso, perché non corrisponde alla realtà, che in Romagna non ci sono persone, centri e società che sanno scrivere progetti (ci sono e lo confermano i progetti europei iscritti nei loro curriculum) quello che probabilmente è mancato è il gioco di squadra, tra pubblico e privato, su cui gli emiliani sono molto più capaci.
Alla lettura dei risultati, qualche rappresentante istituzionale e politico locale, ha protestato, anche la Chiesa locale, che si è vista bocciare tutti i progetti, si è fatta sentire, ma prima, mentre si mettevano in cantiere i bandi e si definivano i criteri di selezione dove sono stati? Qualcuno dei nostri rappresentanti in Regione, e magari anche a Roma, ha cercato di seguirne lo svolgimento? Insomma, si è interessato?
Chi ha sempre seguito con attenzione la questione dei bandi, e in generale del mantenimento e della valorizzazione dei luoghi di culto, è l’Economo Dicoesano don Danilo Manduchi. “ La Diocesi si è volentieri accollata ancora una volta l’onere di ‘custodire’ il Tempio Malatestiano, – ha fatto notare dopo l’ennesimo sfregio da risistenare – i cui benefici, però – vorremmo fosse consapevolezza di tutti anche quando occorre sostenerne i costi – ricadono sulla intera città e su tutto il territorio riminese”.
Erano tre i progetti sui quali attendeva risposta positiva la Diocesi di Rimini: la Collegiata di Santarcangelo, la chiesa di San Savino e la chiesa di Sogliano.
Purtroppo, non è la prima volta che Rimini e la Romagna ottengono le briciole dai finanziamenti. Seguiamo gli esiti dei bandi di finanziamento, anche regionali, da diverso tempo, ed è raro che la Romagna ottenga come la sua economia richiederebbe. In Emilia ci sono ecosistemi di imprese molto più efficienti e pubblico e privato sanno fare squadra meglio della Romagna, come confermano gli stessi nostri imprenditori. Se non si rimedia, almeno, a questo gap è difficile concorrere ad armi pari.
La Romagna, Rimini compresa, troppo spesso si auto celebra, salvo scoprirsi nuda alla prova di certi risultati.