Piove, campagna “ladra”. Se l’estate a metà luglio si fa ancora desiderare, non è solo l’economia riminese più legata al turismo a piangere. Anche nei campi delle nostre pianure e colline si respira per lo più uno stato d’animo di sfiducia e pessimismo, almeno fino a quando il caldo e il sole non torneranno a rinvigorire i frutti della terra che ancora restano lì, in attesa di essere raccolti. Per cereali, foraggio e frutta, in particolare, si preannuncia una stagione a dir poco pesante. L’esempio lampante è rappresentato dalle pesche e nettarine, scese ad una media, all’ingrosso, di 20 centesimi al chilo contro i 40 di vent’anni fa. Per avere un’idea più chiara, sottolinea la Coldiretti regionale, se si confrontano i prezzi delle pesche con altri prodotti di uso comune, ce ne vogliono 5 chili e mezzo per raggiungere il prezzo di una tazzina di caffè (1,10 euro), 4 Kg per mezzo litro d’acqua (0,80 euro), 9 Kg per il prezzo medio di una biro (1,80) e ben 23 Kg per un pacco di sigarette (4,60).
Ad abbassare i prezzi, oltre alla crisi e al freddo che secondo Ricci portano a consumare meno frutta, anche l’anomala sovrapposizione delle pesche riminesi con le concorrenti. Questa stagione anomala ha azzerato, infatti, le differenze dei tempi di maturazione e raccolta tra le campagne locali, quelle cesenati e del sud Italia. “I prodotti nei supermercati sono arrivati tutti insieme e le celle frigo sono piene” spiega il presidente di Cia Rimini Lorenzo Falcioni. “Di conseguenza, non riusciamo a piazzare i prodotti e siamo costretti ad abbassare i prezzi sotto i costi di produzione”. Senza contare che le pesche in commercio non sono buone come gli altri anni (tanta pioggia in fase di maturazione vuol dire più acqua nella polpa) e che in agosto, dopo una sovrabbondanza di prodotto, di pesche fresche non ne vedremo più a parte quelle delle celle frigo. Giovanni Filanti di Confagricoltura Rimini si sofferma sui prezzi, talmente irrisori che “conviene quasi lasciare il frutto sull’albero”: 20-25 centesimi al chilo con richieste da alcuni supermercati perfino di 15 centesimi. In calo anche il cocomero: per 7-8 chili, 90 centesimi. Anche gli ortaggi “sono pieni d’acqua mentre per i pomodori il freddo non ha aiutato la maturazione”.
Soffrono anche i cereali. La raccolta non è ancora ultimata, ma secondo Ricci quanto resta in terra, per la scarsa qualità, andrà quasi sicuramente all’alimentazione animale. “Tra il grano tenero e il grano duro la quantità è ad un meno 50% rispetto all’anno scorso – aggiunge Filanti – e, paradossalmente, anche i prezzi sono in forte calo. Per il foraggio, il primo taglio non costa più di 4-5 euro al quintale “mentre nel 2013 eravamo sugli 8 euro”; per il secondo taglio il prezzo sale a 10-11 euro ma è comunque in discesa.
“Il settore cerealicolo sta soffrendo molto sia in quantità che in qualità” conferma Lorenzo Falcioni. La colpa? Di una successione di fenomeni letali: campi a mollo per tutto l’inverno, caldo in primavera in fase di maturazione e, a seguire, abbondanti piogge. “La quotazione del grano tenero rosso è di 18 euro al quintale, un prezzo molto basso che non copre neanche i costi di produzione che sono invece in aumento” spiega Falcioni. E se gli standard di P.L.V. (produzione lorda vendibile) per il grano sono di 50 quintali a ettaro, nelle campagne riminesi, in linea come nel resto della Romagna, si raggiungono a malapena i 35-40 quintali. “L’umidità fa sì che porti a casa un prodotto meno buono, senza considerare i danni agli appezzamenti”.
Le speranze sono ormai tutte per il sorgo, il mais, l’uva, ma anche tra i vigneti si respira sfiducia: “Le piogge e l’eccessiva umidità stanno favorendo le malattie funginee, nella pianta questo comporta più spese per trattamenti agronomici che in una stagione più normale, meteorologicamente parlando, sarebbero senz’altro più sostenibili” sottolinea Falcioni. Pur non volendo vedere nero a tutti i costi, Giorgio Ricci di Coldiretti vede un potenziale rischio nella pesantezza e grossezza degli acini, colmi di acqua. “Se in agosto farà molto caldo potrebbero rompersi visto che la pellicola è molto sottile”.
Alessandra Leardini