Pina, è Pina Bausch, la grande danzatrice e coreografa scomparsa nel 2009 a cui Wim Wenders ha dedicato un film, grande dichiarazione d’amore al suo lavoro ed alla danza. Un progetto coccolato da tempo dal regista di Paris, Texas, folgorato nel 1985 dalla visione dello spettacolo Café Müller. Pina rappresenta un emozionante tributo ad una delle figure più rappresentative del mondo dell’arte contemporanea, un’esile figura in grado di far pulsare di vita il suo corpo e quello dei suo ballerini, in creazioni originali e coinvolgenti.
Bollare Pina con l’etichetta del documentario è quanto mai riduttivo e semplificativo: in realtà l’opera di Wenders, disponibile in 3D e 2D è un “film coreografico”, tra pezzi dentro il Tanztheteater di Wuppertal e balli per le vie della città tedesca, nota anche per la curiosa monorotaia sospesa che ogni giorno trasporta 70.000 passeggeri. Sotto i binari del “treno volante”, per le vie della città, nei parchi e sulle assi del palcoscenico della “casa artistica” di Pina, si sviluppa il film che emoziona e coinvolge, cattura e pulsa di danza e di vita, con i danzatori che raccontano qualcosa di Pina e ricordano le sue grandi lezioni.
Un film “vivo” come non mai, un passo di danza continuo attraverso alcuni brani dalle sue coreografie più celebri, il già citato Café Müller e poi Le Sacre du Printemps, Vollmond e Kontakthof, incarnandosi in un vibrante e dinamico poema visivo. Ballo mischiato agli elementi come sabbia, acqua, pietra, così cari alla Bausch, componenti essenziali e fondamentali per i suoi spazi teatrali, dove inserire i suoi fedelissimi danzatori. Ballo mescolato alla vita della città, ai ritmi della natura, alle scenografie occasionali utilizzando spazi urbani e periferici. Perché la danza è vita, è quotidianità e ancora molto di più.
Cinecittà di Paolo Pagliarani