Piccolo è bello, se ci si dà una mossa

    Quando San Lorenzo suona le sue campane dalla cima del colle, San Salvatore risponde dalla serenità dei suoi campi pianeggianti. E viceversa! Tanto più oggi che a suonarle è uno stesso parroco, don Giovanni Tonelli. Le due parrocchie infatti sono pastoralmente unite da quando l’ultimo parroco residente di San Salvatore è stato trasferito altrove.

    Ma sarà sempre facile e possibile suonarle all’unisono?
    “In realtà le due parrocchie sono profondamente diverse come tradizione spirituale e culturale e come cammino fatto in questi anni. Diverse non significa che una è superiore o più viva dell’altra, quanto semplicemente che la loro storia e la reazione alla proposta pastorale è diversa e non sempre omogenea”.

    Tanto per cominciare, portaci allora a visitare le due parrocchie.
    “Il territorio è omogeneo, in prevalenza agricolo, anche se sono di fatto scomparsi i contadini; non sta attraversando cambiamenti importanti, perché la vicinanza della Villa des Vergers pone vincoli ambientali, artistici e paesaggistici molto rigidi.
    Sociologicamente la significativa immigrazione di una comunità ascolana negli anni ’60 ha caratterizzato una buona percentuale della popolazione di entrambe le parrocchie. Solo gli anziani però vivono ora questo «ricordo», essendo giunti ormai alla terza generazione.
    La parrocchia di san Lorenzo gode di ampi spazi, che anche fisicamente ne caratterizzano un respiro di grande apertura. Ma non esiste un centro, quanto tanti piccoli ghetti, e ogni iniziativa in parrocchia deve essere frutto di una «scelta» e comporta una certa mobilità.
    Diversa è la situazione del territorio della parrocchia di San Salvatore che pure sarebbe più raccolto, ma si sviluppa per buona parte sull’omonima via, caratterizzata da un importante e pericoloso traffico, che di fatto costringe ad una limitata possibilità di movimento, soprattutto da parte di anziani e bambini”.

    Le due parrocchie messe insieme contano poco più di 1300 abitanti. Oggi, a fronte di tante realtà più grandi e impegnative, si possono definire piccole parrocchie: vi sentite piccoli?
    “Piccolo è bello, se però ci si dà una mossa. Insieme non ci è precluso nessun traguardo. Siamo stati capaci e saremo capaci di fare cose bellissime. Non è vero che le cose belle si fanno solo nelle grandi parrocchie, anzi il fatto di essere pochi e conoscerci tutti è un dono incredibile che ci fa partire avvantaggiati. In fondo che differenza c’è fra una parrocchia di 7.000 abitanti ed una di 700? Nessuna, perché chi partecipa attivamente sono gli stessi 350. Nella grande parrocchia un piccolo resto, da noi metà della popolazione”.

    A conti fatti, hai perfettamente ragione. Qual è il segreto del “piccolo è bello”?
    “Noi cerchiamo di vedere e vivere la parrocchia come una famiglia di famiglie; tutti sono chiamati a partecipare attivamente in forza del Battesimo, nessuno deve sentirsi escluso e non importante. Del resto sappiamo bene che nessuno può bastare a se stesso. Oggi più di ieri. Per questo è fondamentale per noi sentirci legati positivamente ed attivamente, in primo luogo fra di noi parrocchie, poi al Vicariato e alla Diocesi, partecipando ai momenti comuni, ascoltando e portando il nostro contributo”.

    Perché la grande famiglia parrocchiale stia bene è necessario che anche le singole piccole famiglie stiano bene…
    “Noi ci puntiamo e ci spendiamo molto per questo, anche se dobbiamo rilevare qualche sofferenza. Fino a non più di 10 anni fa erano pochissime le situazioni irregolari. Negli ultimi anni sono aumentate in maniera vertiginosa, soprattutto fra i giovani, prima fra quelli che venivano da fuori, ma oggi in maniera generalizzata.
    In parrocchia la famiglia è valorizzata, da un lato attraverso la cura e la preparazione dei momenti liturgici ad essa dedicati (festa della famiglia in maggio, festa della Sacra Famiglia…), dall’altro attraverso l’attività del gruppo famiglie (circa una ventina di coppie oggi fra i 35 e 50 anni) che è spesso stato il motore trainante di numerose iniziative.
    Queste famiglie della parrocchia sono presenti agli incontri di formazione e riflessione organizzati dalla Diocesi. Da sottolineare è anche l’atteggiamento della comunità, in diversi momenti (messa domenicale, incontri vari…) nei confronti delle famiglie con bimbi piccoli, i quali non sono visti come «elementi di disturbo», ma accettati con le loro «esigenze». Questo fa sì che ogni famiglia si possa sentire accolta in tutti i suoi elementi, dal più grande al più piccolo. Per questo la liturgia domenicale è ricca della presenza di famiglie intere, anche con bimbi piccoli, a volte appena nati, portati e presentati con fierezza dalle mamme alla Messa della comunità parrocchiale.
    Questo spirito è favorito e reso possibile anche grazie all’attività di pre-catechesi rivolta proprio ai bambini fino ai sette/otto anni, ai quali è dedicato un incontro settimanale, lo Spazio Bimbi (curato da due mamme animatrici molto preparate, aiutate da ragazzi/e) che, a volte, si conclude con la messa, dove si cura molto la partecipazione diretta dei bambini.
    È iniziato da qualche mese il lavoro con un nuovo gruppo famiglie, composto da giovani coppie. È una scommessa importante per il futuro delle due parrocchie”.

    Nelle piccole parrocchie di campagna la messa domenicale è spesso occasione di incontro e di vera fraternità. Che importanza ha per voi?
    “Come ho già accennato, la messa è il momento di accoglienza e di festa per tutti, delle famiglie come tali, anche coi bambini più piccoli. Anche l’attività dei diversi gruppi presenti in parrocchia durante la settimana, è in parte fatta in vista della messa domenicale comunitaria (per San Salvatore ore 10, San Lorenzo ore 11) e proprio in questa trova il suo culmine attraverso l’animazione e la partecipazione attiva. Sono curati, soprattutto nei tempi forti, l’accoglienza, la processione offertoriale, la preghiera dei fedeli comunitaria, i canti. Coinvolti i gruppi di catechismo”.

    Hai accennato anche ad una pre-catechesi per bambini piccoli. Più in generale come vive la parrocchia il suo compito educativo?
    “L’educazione, anche attraverso la catechesi, è uno degli impegni centrali della pastorale parrocchiale. Riguarda tutte le fasce di età e va dai bambini di 5/7 anni (Spazio bimbi) fino ai giovani del kairos universitari e lavoratori. Sono impegnati una quarantina fra educatori, animatori e catechisti, molti giovani e giovanissimi nel duplice ruolo di educatori ed educati.
    Una delle cose più belle di San Lorenzo (a San Salvatore siamo ancora agli inizi) è che i ragazzi crescendo, già dal dopocresima chiedono di poter essere impegnati come animatori/educatori nei gruppi educativi, perché vogliono in qualche modo «restituire quel che hanno ricevuto». Naturalmente non sempre c’è una preparazione adeguata. Si sceglie comunque di introdurli gradualmente nella responsabilità educativa, prima affiancandosi ai più grandi e cominciando comunque dal servizio ai bimbi più piccoli.
    Attualmente dopo la cresima esiste il gruppo di terza media-I superiore (Frog), II-III superiore (IPC), triennio (Nact), università-lavoratori (Kairos).
    Ma, a prescindere da questa ricchezza, siamo convinti che è tutta la comunità che educa, con una liturgia viva, iniziative di solidarietà e di amicizia fraterna. Centro di questo impegno sono dunque le famiglie. Di questo siamo profondamente coscienti, anche se la strada è, naturalmente, molto lunga. Se qualche risultato l’abbiamo ottenuto è per questo”.

    E cosa fanno questi gruppi?
    “Già da alcuni anni vengono proposti, soprattutto durante l’estate, dei laboratori di vario tipo in cui bambini e ragazzi si cimentano in diverse attività (musica, ricamo, cucina, bricolage, pittura su vetro…). I laboratori sono interamente gestiti da un bel gruppo di genitori delle due parrocchie.
    Da qualche tempo si è costituita l’associazione culturale Kairos (che non a caso ha lo stesso nome del gruppo giovani) che, partendo dal nostro territorio, intende promuovere attività educative di diverso tipo rivolte soprattutto ai giovani dell’intero Vicariato. Si cerca in tal modo anche di avere un minimo di rappresentanza nell’ambito dell’ente pubblico e delle scelte fatte nella politica giovanile, soprattutto nel comune di Coriano.
    E qui va aggiunta la collaborazione con altre parrocchie del Vicariato, già attiva nella Segreteria Giovani, che vede gli educatori delle parrocchie di Montecolombo-San Savino, Coriano, Ospedaletto e san Lorenzo-San Salvatore collaborare insieme da anni nei campeggi ed in altre iniziative. La nuova situazione pastorale creatasi nel comune di Coriano vede già coinvolto nel progetto anche Cerasolo-Mulazzano. Il nuovo arrivato, don Alessandro, certamente ci aiuterà a costruire un progetto unitario di pastorale giovanile”.

    Rimarrebbero ancora moltissime cose di cui parlare, ma certamente col parroco, direttore del settimanale riminese Il Ponte, non possiamo non parlare di comunicazione in parrocchia…
    “La nostra comunità ha sviluppato nel tempo una notevole sensibilità nei confronti dei mezzi di comunicazione sociale, in particolar modo quelli proposti dalla Diocesi (il Ponte, Radio Icaro, IcaroTv). Questa sensibilità ha poi trovato modo di esprimersi anche all’interno della parrocchia: periodicamente (3-4 volte all’anno) viene realizzato un giornalino recapitato a tutte le famiglie; in passato, ed oggi saltuariamente, si è anche fatta l’esperienza del TG parrocchiale, con servizi e filmati sulle attività svolte e altri momenti di vita della parrocchia; particolarmente curato è il foglio settimanale, distribuito in occasione della messa domenicale, che, oltre a riportare gli incontri parrocchiali e diocesani della settimana, contiene anche altre informazioni di vario tipo (tecnico, economico, culturale…).
    A San Salvatore c’era con i parroci precedenti la bella usanza di una lettera quasi mensile a tutta la parrocchia. La lettera per un certo periodo di tempo è stata sostituita dal foglio degli avvisi settimanale e dal giornale, ma si intende riprendere l’iniziativa, attivando però anche la figura del «messaggero» in modo da avere un «contatto» più stretto e continuo con tutta la comunità e i suoi bisogni”.
    Difficoltà ce ne sono certamente anche a San Lorenzo e San Salvatore: difficoltà di integrazione, di comunione, di comprensione fra parrocchie e fra generazioni… ma intanto consoliamoci col positivo che ci viene raccontato.

    Egidio Brigliadori

    Nella foto, la chiesa romanica di San Salvatore, uno dei gioielli della nostra diocesi.