Un arrembaggio gioioso, magari facendo finta di essere dei pirati (ma buoni!) o dei capitani coraggiosi. Circa 80 pazienti, adulti e bambini, dell’Oncoematologia dell’Infermi, insieme a medici, operatori, familiari e volontari, sono saliti su 14 barche messe a disposizione dal Club Nautico, dalla Lega Navale Italiana e dal Circolo Velico Riminese. Succede una volta all’anno, quando in tutt’Italia si celebra la Giornata Nazionale contro le leucemie, linfomi e mieloma, fissata per il 21 giugno.
In tale occasione l’AIL promuove “Sognando Itaca, regata per la vita”, iniziativa che vede una barca oceanica con equipaggi misti (skipper, professionisti, pazienti in fase riabilitativa, medici, infermieri e psicologi) partire da Trieste per arrivare fino a Palermo, facendo diverse tappe nei porti della costa italiana. Anche Rimini da diversi anni festeggia il suo “Itaca Day”, grazie a RiminiAIL e soprattutto alla disponibilità delle associazioni nautiche locali.
Quindi, in una bellissima mattinata di sole, dalla Darsena si è imbarcato questo “equipaggio misto”, con i più piccoli a fare da protagonisti.
Prima l’accoglienza dei dottori clown, poi i cappellini bianchi e rossi per tutti, quindi il trasbordo col traghetto e il successivo passaggio sulle barche della marineria riminese, con il proprietario ad accoglierli.
E allora, accanto a mamma e papà e alle dottoresse e alla psicologa e ai volontari di RiminiAIL… via col vento in poppa! Magari tenendo il timone, perché si sa: i piccoli eroi coraggiosi devono sapere guidare la propria barca nel mare mosso e spesso anche affrontare qualche tempesta. Con la consapevolezza, però, di non essere mai soli.
Questa, in sintesi, l’opportunità data dalla vela-terapia: è stato dimostrato che ad ogni uscita in barca lo stato generale del paziente tende a migliorare. Il progetto si è rivelato importante anche per l’equipe curante: in barca, infatti, emerge il fondamentale bisogno di relazionarsi e di confrontarsi con l’altro per farsi aiutare, per non perdere la rotta, per raggiungere insieme il porto e per condividere, in un clima di complicità, le emozioni e le fatiche del percorso.
L’esperienza più profonda è data dall’equipaggio, che insieme vive un’esperienza unica, lontano dai luoghi di cura e in un contesto in cui i ruoli possono essere ribaltati: chi conduce la barca è spesso il malato, mentre il medico e l’infermiere l’assistono nelle manovre. Ma ad Itaca arriveranno insieme. Itaca metafora della vita: non come mèta da raggiungere, ma come viaggio da vivere. Come Ulisse, i pazienti si trovano ad affrontare un mare aperto, sconosciuto e pieno di insidie. Durante il viaggio, però, insieme scoprono nuovi territori, nuove solidarietà, vicinanze e risorse. A immortalare questo giorno speciale il fotografo di Longiano, Viterbo Rossi, anche lui marinaio-paziente appena dimesso. Viterbo si è divertito con il suo obiettivo e, appena sceso dalla barca, ha commentato: “è stata una giornata meravigliosa: mi ha fatto davvero bene. Molto di più di qualsiasi farmaco!”.
Maria Cristina Muccioli