Laura sta scolando la pasta, dell’acqua bollente le finisce sul braccio. Un gran bruciore e di corsa al pronto soccorso più vicino, a Cattolica. Se la cava con una medicazione e un ticket da 35 euro, da codice verdae. Laura è partita in quarta verso l’ospedale, essendo l’una non poteva andare dal suo medico, anche se un’alternativa alle file del PS ci sarebbe stata: recarsi nell’ambulatorio di medicina generale che per la sua zona resta attivo anche in pausa pranzo, in via Gramsci a San Giovanni in Marignano. Qui vi opera negli orari “straordinari” un medico, a rotazione, di quel Nucleo di Cure Primarie (NCP, raggruppamento di medici di base che collaborano e condividono su pc le cartelle cliniche dei pazienti di ciascuno). Laura non sapeva di potersela cavare anche così (senza ticket per giunta). Il punto è: quanti come lei non conoscono quello che in gergo tecnico si chiama continuità assistenziale?
Sullo scorso numero de ilPonte avevamo già accennato al tema. Da tempo i medici di medicina generale si sono organizzati per essere reperibili (o loro o i colleghi appartenenti allo stesso NCP, a turno) dalle 9 alle 19, sabato e domenica esclusi. Ma – come ci confermano diversi medici di base – in tanti non sanno di questa opportunità. Per i festivi, prefestivi, la sera dopo le 19, restano la Guardia Medica o il Pronto soccorso, dicevamo, ormai porta d’accesso anche ai casi meno gravi e urgenti.
Torniamo al concreto. Mario, di Rimini, ha delle palpitazioni, il suo medico non è disponibile e non vuole andare in PS. Che può fare?
Ci facciamo “guidare” dal dottor Valerio Nori, medico di base a Rimini e responsabile provinciale del sindacato di medici di medicina generale Snami. “Mario potrebbe anche andare dal medico che è di turno straordinario per il NCP della sua zona (centro storico) ma quel medico potrebbe fare poco o nulla, se non indirizzarlo in pronto soccorso per un esame”. Idem per la signora Carla, vittima di una colica in forma non acuta, ma dolorante da alcuni giorni. Il punto è: “Se il medico di base non ha gli strumenti diagnostici occorrenti, l’alternativa non può che essere oggi il PS”. Vale anche per chi si dovesse fare un brutto taglio: “Se occorre una sutura, l’unica via è ancora il pronto soccorso. I materiali e le attrezzature necessarie avrebbero un rimborso irrisorio rispetto ai costi effettivi. I medici non se ne avvalgono”. Si chiamano prestazioni a particolare impegno professionale (PPIP): prima medicazione, sutura di ferita superficiale con successive medicazioni, rimozione di punti, cateterismo uretrale, lavanda gastrica… Non rendono? Restano in ospedale. Almeno questa è la sensazione…
Dunque nessuna alternativa al PS?Torniamo alle Case della Salute che in prospettiva dovrebbero sostituire l’ospedale per casi non urgenti e di carattere cronico. Alcuni dei 19 Nuclei di Cure Primarie attivi in provincia sono ospitati nelle Case della Salute di Morciano, Coriano e Santarcangelo.
“Di vere Case della Salute c’è solo quella di Morciano, con servizio per tutta la Valconca” ci riferisce un medico di famiglia morcianese. Tre dottori e un pediatra vi operano stabilmente, altri medici esterni del Nucleo Valconca si alternano nel turno straordinario (13-16). La Casa resta attiva per una decina di ore al giorno. Dalle 20 alle 8 c’è la Guardia Medica, il sabato, la domenica e i festivi, ci riferiscono, è presente un medico dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17. Fissa la presenza dell’ambulanza. Possono utilizzare il servizio coloro che hanno un’urgenza e non trovano aperto l’ambulatorio del proprio medico, ad esempio per certificati, ricette, ecc. E, sempre con turnazione, c’è un medico affiancato da un infermiere che svolge medicazioni, sutura, piccole cose che sarebbero da codice bianco in pronto soccorso. “Chi ha una febbre, una semplice contusione, una lieve scottatura può recarsi in questa struttura” è l’appello del medico morcianese che interpelliamo. Mancano però servizi come la radiologia e la fisioterapia.
“A Coriano quella in via della Pace non è una vera Casa della Salute – ci riferisce un altro dottore della zona – ma solo il luogo fisico dove sono collocati gli ambulatori dei medici di base presenti a turno in tutti i giorni mentre nei fine settimana c’è solo la normale guardia medica”.
A Santarcangelo la Casa della Salute è aperta dalle 9 alle 19. Presente un medico che “attraverso la cartella clinica informatizzata, è nelle condizioni di dare risposte anche a pazienti degli altri colleghi” ci riferisce un’infermiera santarcangiolese. Ma, anche qui, ci siamo imbattuti in cittadini che non sapevano nemmeno dell’esistenza di questo servizio.
Stessa cosa a Bellaria dove, ci racconta un medico molto scettico sulla questione, i cittadini sono costretti a dirottare o verso il pronto intervento cittadino o, per i casi più complessi, verso i PS di Cesenatico e Santarcangelo.
Alessandra Leardini