Negli ultimi anni, il concetto di pet parenting ha preso piede in molte società moderne, trasformando la relazione tra gli esseri umani e gli animali domestici: oramai molte coppie giovani scelgono di adottare un animale domestico piuttosto che avere figli. Un cambiamento di paradigma nella concezione della famiglia che sta rimodellando il modo in cui le generazioni più recenti vedono la genitorialità e la responsabilità familiare.
Cos’è il “pet parenting”
In parole semplici, il pet parenting è l’atto di considerare i propri animali domestici come veri e propri membri della famiglia, offrendo loro cure, affetto e attenzioni straordinarie, comparabile a quelle opportune per un essere umano. Con l’aumento della precarietà professionale e delle incertezze economiche, molti giovani adulti optano per la “paternità” nei confronti degli animali piuttosto che dei bambini. A dimostrarlo sono i numeri. Un recente rapporto dell’ISTAT ha evidenziato come in Italia la natalità continui a scendere, con un tasso che è arrivato a livelli storicamente bassi. Un dato che va di pari passo con una crescente tendenza a trattare gli amici a quattro zampe con le stesse attenzioni riservate ai neonati: dal cibo biologico, alle sessioni di addestramento, fino alle vacanze pensate esclusivamente per loro. La scelta di crescere un animale domestico (pet) invece di un figlio può anche derivare da considerazioni pratiche: secondo un sondaggio condotto da una nota rivista economica, molte famiglie spendono mediamente tra i 1.200 e i 1.500 euro all’anno per i loro animali domestici, cifra che rappresenta un’importante riduzione rispetto al costo totale di crescere un bambino, che può variare da 6.000 a 12.000 euro l’anno, a seconda delle varie esigenze.
Questo porta molti a considerare il pet parenting come un’opzione più sostenibile e meno impegnativa.
Le implicazioni sociali e culturali
Una tendenza talmente evidente che, secondo un report del Pew Research Center (Centro internazionale di studi sociali), il 67% dei giovani adulti italiani considera il proprio animale domestico come l’equivalente di un figlio. Non solo, le piattaforme social hanno visto una crescita esplosiva di contenuti dedicati agli animali domestici, sottolineando quanto questo trend stia permeando la cultura contemporanea. Le immagini di gatti e cani vestiti alla moda, frequentanti eventi sociali e festeggiamenti di compleanni sono diventate comuni, suggerendo che questa nuova generazione di “genitori” di animali stia ridefinendo il concetto di famiglia.
Necessario riflettere
La comunità cristiana ha espresso preoccupazione per questa linea di pensiero, sostenendo che la diminuzione delle nascite potrebbe essere influenzata anche dalla crescente preferenza per gli animali domestici. C’è chi afferma che questo fenomeno segni un’alterazione dei valori tradizionali, dove i figli umani vengono messi in secondo piano rispetto al benessere degli animali. Anche se la cura e l’amore per gli animali è fondamentale, insistono sul fatto che la famiglia deve restare il pilastro centrale della società. Sul tema si è espresso anche Papa Francesco, che ha criticato aspramente questo fenomeno durante un’udienza del 2022: “ Siamo una società egoista in cui cani e gatti prendono il posto dei figli. – le sue parole – C’è chi non vuole figli, neanche solo uno, ma ha cani e gatti al loro posto, eppure diventare genitori è l’atto d’amore più puro che si possa fare. Inoltre, per chi non riesce ad avere figli, gli orfanatrofi sono pieni di bambini che aspettano solo di essere accolti da nuove famiglie che siano capaci di dargli quell’amore che gli è stato negato. – e infine – Invito tutti i cristiani e l’intera società a ripensare alle proprie scelte personali ed essere un po’ più caritatevoli! Negare maternità e paternità ci toglie umanità! Avere dei bambini è la pienezza della vita di una persona”, sottolineando come, così facendo, si assiste anche a un aumento delle persone che arrivano alla vecchiaia in solitudine.
La testimonianza
Cecilia, giovane designer di Rimini, vive proprio un’esperienza di questo tipo. “ Dopo la fine del rapporto con il mio ex fidanzato, con cui ho condiviso 4 anni di relazione, ho sentito il desiderio di prendere un cane, forse per riempire l’enorme vuoto che sentivo dentro le mura di casa. – racconta – Ho sempre sognato di avere dei bambini, ma penso che ci vogliano le condizioni adatte; e questo sicuramente per me non è il periodo migliore per fare questi progetti di vita a lungo termine, ho deciso di dedicarmi quasi totalmente al mio lavoro da freelance, quindi anche i momenti privati e il mio tempo libero si sono ridotti notevolmente. Ora come ora, quindi, non potrei fare la mamma a tempo pieno. Quando ho deciso di adottare Merlino (il suo cane, ndr) ho iniziato a sentirlo come il mio piccolo. Mi dà tanto amore e mi fa sentire realizzata. Ogni giorno dedico tempo a lui, e questo mi riempie di gioia, perché non si tratta solo di possedere un animale, ma di assumersi la responsabilità di un essere vivente che dipende da me per il suo benessere. Con lui ho dovuto riformulare la mia routine per dedicargli tutte le mie attenzioni: la mattina mi sveglio prima per portarlo a spasso e anche tutte le sere.
Inizialmente il tutto è stato una sfida, ma col tempo ho imparato a integrare e migliorare la nostra routine, insieme. Un aspetto negativo di questa esperienza, invece, è che un animale non diventerà mai ‘autonomo’, dovrà esserci sempre una persona a fargli da guida e badarlo per tantissime ore al giorno. Ad ogni modo, con questo mio racconto non voglio convincere nessuno ad adottare questo approccio con un animale domestico, ognuno deve seguire la propria indole: creare una famiglia e diventare mamma rimane un mio sogno, ma finché non troverò le condizioni ideali, preferisco condividere le mie giornate con Merlino”.
Mentre il pet parenting continua a diffondersi, è necessario riflettere sull’impatto di tale tendenza a lungo termine sulla società e sull’idea stessa di genitorialità. Questa testimonianza rende chiaro quanto possa essere forte il legame tra le persone e i loro animali, ma solleva anche interrogativi sulle priorità di vita che ciascuno di noi può scegliere.
Sarà interessante osservare come queste tendenze evolveranno nei prossimi anni e quali saranno le risposte culturali e sociali a questo cambiamento.
Federica Tonini