Più di una volta abbiamo segnalato come, in provincia di Rimini, almeno dal 2000, per non andare più indietro, nonostante l’aumento degli arrivi, che da 2.6 milioni sono diventati 3.8 milioni nel 2019, ultimo anno pre Covid, per scendere a 3.4 milioni nel 2022, i pernottamenti, che sono quelli che fanno spendere di più l’ospite, sono rimasti grosso modo gli stessi, circa 16 milioni, ridotti a 14 milioni nel 2022. Questo accadeva per tutti i comuni costieri, nessuno escluso. Il consuntivo 2023 non pare discostarsi molto questa tendenza. Nel mondo, nel frattempo, gli arrivi raddoppiavano e la spesa turistica complessiva saliva da oltre mille miliardi di dollari del 2011 a 1.500 miliardi di dollari nel 2019, per tornare, causa pandemia, a poco più di mille miliardi nel 2022 (OMT). Ma questo non accadeva in tutti i distretti turistico-balneari. Per esempio, nel distretto veneto, prendendo da Lignano Sabbiadoro, che in realtà è in Friuli, ma insiste sulla stessa fascia costiera, per scendere giù fino a Cavallino-Treporti, passando per Bibione, Caorle e Jesolo, dal 2011 al 2022, gli arrivi sono saliti da 3.7 a 4.3 milioni, e i pernottamenti non sono rimasti fermi ma cresciuti da 23.6 milioni a 26.2 milioni del 2019. Nel 2022 sono attestati su 25.3 milioni. Comunque sopra, nonostante il fermo Covid, al dato di partenza. Come si potrà facilmente osservare, i cinque comuni del distretto costiero veneto realizzano, già dal 2019, circa 10 milioni di pernottamenti in più dei cinque comuni costieri della riviera di Rimini. Anzi, se andiamo più indietro, partendo dal 2011, la forbice nel tempo si è allargata. La distanza si riduce, senza arrivare al pareggio, se alla costa riminese aggiungiamo anche Cervia, Cesenatico, Gatteo e San Mauro Mare. In questo caso i pernottamenti, del 2022, salgono a 22 milioni, ma restano comunque 3 milioni meno del gruppo dei comuni veneti. Non basta, perché c’è pure una sorpresa: tra i comuni balneari della costa veneto-romagnola, quello che realizza più pernottamenti è Cavallino-Treporti, a lato di Venezia, appena 13.000 abitanti, ma con 6.7 milioni di presenze nel 2022, a fronte di 6.5 milioni di Rimini, nonostante faccia la metà degli arrivi. Dando prova di una grande capacità di recupero, il sorpasso è avvenuto, per la prima volta, dopo il Covid, perché fino al 2019, il primato era sempre spettato a Rimini, che abitualmente faceva un milione di pernottamenti in più l’anno. Il traino di Venezia? Può darsi. Il confronto dei flussi tra i due distretti turistici mette poi in evidenza la grande distanza che esiste tra i pernottamenti esteri (2022): 69 su cento nei comuni balneari veneti, con punte di 84 a Cavallino-Treporti e 74 a Bibione, quando la media della riviera riminese non supera 23 su cento, salendo al 30 per cento solo nel comune di Rimini. Qui non va dimenticato, perché indicatore di una perdita di competitività internazionale, che negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso gli stranieri, a Rimini, erano arrivati a coprire fino al 40% delle presenze totali. Il taglio, quindi, è stato netto. Viste le distanze che separano i due distretti non è priva di una sua logica, per quanto le stime vadano prese con una certa cautela, la conclusione cui è arrivata la ricerca della società Sociometrica sulla ‘La ricchezza dei comuni costieri’, che ha stimato il valore aggiunto turistico del distretto veneto (Jesolo e dintorni), calcolato sul 2022, già superiore a quello della riviera romagnola: 4.4 miliardi di euro il primo, contro 4.1 miliardi di euro il secondo. Fermo restando il primato, con 1.5 miliardi di valore aggiunto, calcolato per il solo comune di Rimini, che così si conferma il primo comune balneare d’Italia, nonostante non lo sia per i pernottamenti.