In collaborazione con Medici Senza Frontiere, il fotoreporter francese Bruno Fert ha deciso di raccontare le storie delle popolazioni in fuga da guerre e povertà, mostrando l’umanità dei loro volti e i ripari di fortuna in cui sono costretti a vivere in Grecia e in Francia.
“Ho voluto incontrare i migranti che attraversano il Mediterraneo per cercare rifugio in Europa, fotografando gli interni dei loro rifugi a un punto del loro viaggio, nei campi – o “giungle” – sia in Francia sia in Grecia, e ho raccolto le loro storie grazie al supporto dei traduttori e mediatori di MSF. Abitare è qualcosa che accomuna tutti. I rifugi temporanei dei migranti riflettono le loro personalità come le nostre case parlano di noi. Vorrei che il pubblico si relazionasse con questo comune denominatore, per mettersi nella casa di qualcun altro osservando dove vive”.
E’ nata così la mostra Percosi Interiori, che sarà inaugurata giovedì 21 marzo, giorno di apertura degli Incontri del Mediterraneo, alla galleria Centro della Pesa di Riccione, in via Lazio 10, e rimarrà esposta sino a sabato 6 aprile.
Ed è visitabile dal al nei seguenti orari: Lunedì: 14.00 – 19.00, Martedì – Sabato: 9.00 – 19.00
Nei giorni del Festival (giovedì 21 – sabato 23), la mostra è visitabile anche la sera sino alle 23.
Mostrami dove vivi e ti dirò chi sei
L’interno è un luogo di vita, una casa. È un luogo di intimità. Mostra ciò che ognuno possiede ma anche la sua identità e le sue aspirazioni.
“Questi uomini e donne costruiscono una casa con pochi oggetti: oggetti che hanno conservato per tutto il loro viaggio come ricordi delle loro vite passate; oggetti che hanno realizzato o acquistato per migliorare la loro vita quotidiana e trasformare il loro rifugio, compensando le estreme difficoltà che devono affrontare”.
Insieme alle foto degli interni ci sono i ritratti dei residenti, accompagnati dalle loro testimonianze. Ripresi su uno sfondo neutro, le fotografie mostrano i volti di questi uomini e donne, dissociandoli dal contesto. Non è l’immagine di un migrante che cammina nel fango, tra le tende, ma il volto di un essere umano.
L’abitare come comune denominatore
“Abitare è fondamentale, è un comportamento basilare che è partecipe della creazione di un individuo e della sua relazione con gli altri. Questo progetto fotografico ci ricorda che abitare è anche essere, e quindi vivere” dichiara la critica Julien Verhaeghe delle foto di Hortense Soichet degli interni delle case, in mostra al Goutte d’Or di Parigi.
Abitare è qualcosa che abbiamo tutti in comune. Sia che siamo nomadi o sedentari, tutti noi abitiamo una casa. I rifugi temporanei dei migranti riflettono le loro personalità, allo stesso modo i nostri appartamenti e le nostre case parlano per noi. L’autore vorrebbe che il pubblico si relazioni con questo comun denominatore, per mettersi nella casa di qualcun altro osservando dove vive. È precisamente per questa ragione che ha scattato le foto di questi rifugi, all’inizio senza i loro residenti.
Ritratti e testimonianze
I ritratti dei residenti vengono come un’aggiunta alle foto degli interni delle loro case. Scattate davanti a uno sfondo neutro, mostrano le facce di queste donne e questi uomini, dissociandoli dal contesto. Non è un’immagine di un migrante che cammina nel fango tra le tende, ma è il volto di un proprio simile, il volto del prossimo. Questi ritratti sono presentati insieme alle testimonianze raccolte con l’aiuto indispensabile degli interpreti di Medici Senza Frontiere.
Bruno Fert
Quando aveva 12 anni, Bruno Fert perse l’album delle foto di famiglia che gli aveva dato sua nonna. Da allora, ha viaggiato per il mondo per fotografare i suoi abitanti. Ammiratore dei ritratti di Auguste Sanders e dei paesaggi di Peter Bialobrzeski, Bruno Fert vuole evidenziare i problemi politichi e sociali, esponendoli da un punto di vista unico. L’abitazione, i rifugi poveri, le rovine e gli alloggi improvvisati, sono un tema ricorrente nelle serie come “Gli assenti” o “Le tende in città”.
Le sue foto sono regolarmente pubblicate in giornali e riviste come Le Monde o Le Nouvel Observateur. Per il suo lavoro, ha vinto la “Bourse du Talent”, il World Press Photo, il Roger Pic e il Banque Neuflize.