Strutture per anziani. Liste d’attesa, personale, bollette: la situazione a Rimini
Sono una settantina le persone in attesa di entrare nella Casa di riposo. Aspettando che scorra la lista, sono partiti i lavori per creare 15 nuovi posti Cra Guaitoli: “I dipendenti sono il nostro fiore all’occhiello, le suore una carta vincente”
“Il Maccolini è la prima struttura che un riminese contatta”. È come un sospiro d’amore, ricambiato, il rapporto tra la città di Rimini e la residenza per anziani di via D’Azeglio gestita dalla congregazione delle ‘Suore di carità delle sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa’, più comunemente note come le suore di Maria Bambina. “ Poi tocca a me – racconta il direttore Matteo Guatoli – spiegare che magari al momento non ci sono posti e come fare per far avere comunque un’assistenza adeguata al proprio caro”.
Sarà per questo amore, ma ancor di più per i trend di crescita della popolazione over 65, l’istituto Maccolini non è esente da una delle questioni che s’impone con sempre più rilevanza nel settore dell’assistenza agli anziani: carenza dei posti e conseguente allungamento delle liste d’attesa. Al Maccolini si trovano Casa protetta (per persone non autosufficienti) e Casa residenza per i casi molto gravi, in particolare le demenze, per un totale di 50 posti gestiti dalla Regione. C’è poi la Casa di riposo (per persone autosufficienti), con i suoi 91 posti privati, retta pari a 2.300 euro mensili (coperti dal pubblico, anche in parte, quando necessario).
Sono una settantina le persone attualmente in lista d’attesa per quest’ultima. Avete pensato a soluzioni?
“Stiamo avviando proprio in questo periodo la ristrutturazione di un reparto. Riconvertiremo una sezione prima abitata dalle suore, di cui non necessitano più. Ospiterà 15 nuovi posti di Cra, 10 accreditati e 5 privati”, spiega il direttore.
L’investimento di 600mila euro, è tutto privato. “Ci pensa la Congregazione con risorse proprie. Per noi è una grande occasione non solo per tagliuzzare un pochino la lista d’attesa, ma anche per creare occupazione. Assumeremo 15 persone.
Andranno ad aggiungersi alle 120 che già lavorano qui, tra medici, infermieri, Oss, fisioterapisti, psicologi, amministrativi, pulizie, manutentori, ausiliari, educatori”. Il grosso del personale è di fatto assunto dalla cooperativa Mdpa Girasole.
All’interno del Maccolini operano inoltre i cuochi della Diapason.
Nel settore manca personale, soprattutto infermieri e Oss, invece qui “non abbiamo particolari problemi”. Un po’ perché il Maccolini fa curriculum, “un po’ perché abbiamo cura dei nostri dipendenti. Siamo rispettosi dal punto di vista contrattuale e, soprattutto, cerchiamo di essere sempre comprensivi rispetto a difficoltà che possono avere nella vita privata. Ci ripagano con il loro impegno, che è un nostro fiore all’occhiello”.
Normalmente “i nostri dipendenti non ci lasciano per andare in altre strutture private. Lo fanno se, desiderandolo, riescono ad entrare nel pubblico. Lavorare al Maccolini è motivante. In questo momento siamo riusciti a superare la difficoltà della ricerca degli infermieri. Abbiamo ancora qualche difficoltà con gli Oss, ne mancherebbero una decina”.
È un lavoro difficile… “Bisogna volerlo fare. Ci vuole vocazione. Puoi essere molto professionale, molto bravo, ma senza vocazione puoi farlo per un mese, poi molli. Assistere gli anziani è pesante”.
L’altro fiore all’occhiello del Maccolini, anche questo sembra fare la differenza, “sono le suore. La loro presenza è fondamentale. La nostra carta vincente”, sottolinea Guaitoli.
“A un anziano sapere che il Maccolini è gestito dalle suore, che una volta al giorno una suora passa e lo saluta, dà tranquillità, dà senso di familiarità. Aiuta a superare la solitudine. Abbiamo molti ospiti soli, qualcuno non ha nessuno se non le suore e il personale dell’istituto. Anche nei giorni di festa. Si creano dei rapporti molto profondi. Noi li stimoliamo con l’animazione, ogni tanto ospitiamo i bimbi dell’asilo che gestiamo in via Angherà, formiamo il personale a cercare sempre la relazione con loro, con le parole, con uno sguardo. È fondamentale”, spiega suor Emilia Valente, referente dell’istituto per la Congregazione.
Non sempre è facile affidare un proprio caro a una struttura per anziani. Così come non sempre è possibile accudirlo in casa. L’assistenza domiciliare riuscirebbe a sostituire pienamente il vostro lavoro?
“Completamente? No”, chiarisce Guaitoli.
“In questi anni l’assistenza domiciliare si è sviluppata molto, ma arriva fino a un certo punto. Dopo ci siamo noi. Le persone possono raggiungere un livello di criticità psicofisica molto faticoso se non impossibile da gestire in casa. Il rischio è che si ammali anche il caregiver, spesso anch’esso in età
avanzata. Bisogna evitarlo. Qui entriamo in gioco noi. Accogliamo la persona incoraggiando i familiari, i figli, il marito o la moglie ancora in vita, ecc. a venire spesso”.
Non è semplice. Spesso i familiari si sentono in colpa a lasciare una persona cara alle cure di qualcun altro. Per questo abbiamo una psicologa che li aiuta ad affrontare la situazione”.
Torniamo ad argomenti più venali. Quanto percepite dalla Regione? “I ricavi sono pari a 4,8 milioni. La retta che ci arriva per ogni posto accreditato è di 100 euro al giorno, più i rimborsi degli oneri sanitari”.
Come va con le bollette? “È stata una tempesta perfetta. Prima il Covid poi l’aumento di luce e gas. Se parliamo di combustibile, nel 2023 abbiamo pagato 230mila euro, erano stati 118mila nel 2022 e 91mila nel 2021. Di energia elettrica abbiamo pagato 100mila euro nel 2023 e 65mila nel 2021. La bolletta dell’acqua è rimasta invariata: 67mila euro. A tutto ciò si aggiunge l’aumento contrattuale del 2024”.
Come si fa in questi casi? Avete aumentato le rette? “Le suore hanno deciso che tutto quello che non avevamo lo avrebbero messo loro. Le rette sono state aumentate del 10%, ma già subito dopo il Covid.
Per i posti Cra e Casa protetta poi decide la Regione”.
Siete molto fortunati…
“Sì. Le suore riconoscono un valore importante al Maccolini. Durante il Covid ci hanno detto: spendete tutto quello che c’è da spendere, salvate la vita agli anziani, date lo stipendio ai dipendenti. Al resto penseremo dopo. L’istituto è composto da 5mila religiose in tutto il mondo, di cui 2mila in India. Sono originarie della bergamasca. Si capisce che hanno la testa altrove, ma per loro Rimini è Rimini”.