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Perché, come e dove tutto è iniziato

UN PONTE CON LA STORIA Lavorando alla digitalizzazione del nostro archivio storico, è nata un’originale collaborazione con IcaroTv per raccontare Rimini anche attraverso le nostre pagine più “antiche”

È lavorando alla digitalizzazione dell’archivio storico del Ponte che si è accesa la lampadina… Raccontare Rimini e la sua storia sfogliando le pagine (anche quelle ingiallite) del nostro settimanale e chiacchierando con i testimoni. Ne è nato un format televisivo originale, Un Ponte con la storia, che, condotto dal giornalista Maurizio Ceccarini, conta già 28 puntate, andate in onda il sabato sera e disponibili su IcaroPlay e sul canale Youtube di IcaroTv, tutte raccolte in un’unica playlist, per la comodità degli appassionati del genere.

Si è parlato di sport, musica, Chiesa riminese, delle questioni più stringenti che hanno attraversato la storia della capitale balneare d’Italia. Protagonista della prima puntata non poteva che essere la prima pagina della prima edizione del Settimanale ilPonte: 25 dicembre 1976 la data in calce. Il Ponte è nato a Natale. Di questa pagina, della Rimini di quei giorni e delle notizie che si riportavano Maurizio Ceccarini ha dialoga to con Pier Giorgio Grassi, firma del nostro settimanale, un passato da docente di filosofia della religione all’Università di Urbino, direttore della rivista Dialoghi dell’Azione Cattolica e presidente diocesano prima di Azione Cattolica Giovani e poi di Azione Cattolica.

Si parla molto di Chiesa. Il titolo di apertura, il primo titolo del Ponte, è una notizia che arriva improvvisa e suscita commozione e stupore: le dimissioni del vescovo Emilio Biancheri.

Un uomo convinto che “ servissero ponti fra le diverse anime della società”, spiega Ceccarini, “ e ilPonte era il nome del settimanale diocesano la cui nascita sostenne con convinzione per una chiesa sempre più presente nell’opinione pubblica”.

“ Che cambiamento portò nella diocesi di Rimini?”. Domanda Ceccarini.

Veniva da esperienze che lo avevano portato a contatto con la cultura francese”, a conoscere De Lubac, Chenu, Rahner e altri autori protagonisti del Concilio Vaticano II perché “ invitati come esperti di alcune discipline. E quindi Biancheri arrivò a Rimini imbevuto di questa cultura aperta al mondo, alle persone, soprattutto ai singoli. Aveva grande capacità di contatto personale. Ogni persona che incontrava aveva l’impressione di essere un unicum, di essere al centro della sua attenzione. Aveva rapporti con tante persone anche al di fuori del cerchio ufficiale della Chiesa, con loro dialogava, ne era amico, le incontrava anche nei momenti più drammatici dell’esistenza”, risponde Grassi.

“ Biancheri visse a Rimini gli anni del boom turistico…” nota Ceccarini. “ Credeva – spiega Grassi – che la chiesa riminese dovesse porsi in maniera positiva di fronte al fenomeno e che le parrocchie di mare dovevano affrontare questa realtà con gli strumenti più adeguati: prediche in tedesco, in inglese, in francese, a seconda delle presenze”. Allo stesso tempo “però avvertiva che questo sviluppo economico impetuoso aveva anche un risvolto negativo e cioè i giovani non sempre venivano trattati come lavoratori all’interno delle aziende turistiche, nel rispetto della loro dignità, con anche la necessità di fare orari di lavoro meno duri. Insomma, di essere trattati come persone”. Da queste considerazioni ebbe origine anche una nota lettera pastorale.